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Poesie di Giorgio Caproni

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Atque in perpetuum, frater...

Atque in perpetuum, frater...
Quanto inverno, quanta
neve ho attraversato, Piero,
per venirti a trovare.

Cosa mi ha accolto?

Il gelo
della tua morte, e tutta
tutta quella neve bianca
di febbraio - il nero
della tua fossa.

Ho anch'io
detto le mie preghiere
di rito.

Ma solo,
Piero, per dirti addio
e addio per sempre, io
che in te avevo il solo e vero
amico, fratello mio.

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Ritorno

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull'incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l'avevo lasciato.

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Veneziana

Veneziana, nel fresco
d'acqua dei tuoi iridati
occhi, trovo l'arguta
ombrata grazia d'una
scena sulla laguna.
E a marinai, e a tese
vele, a care attese
per giorni lunghi e a scoppi
di giubilo agli improvvisi
ritorni, bei cari e ansiosi
occhi senza sconforto
penso: brioso porto
di quei lindi paesi,
dove grazia di motti
salaci e di femminili
scherzi inganna ai vivi
il gioco alterno di tante
partenze e di tanti arrivi.

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A Rina

Nell'aria di settembre (aria
d'innocenza sul chiareggiato
colle) sopra le zolle
ruvide mi sono care
le case a colori grezzi
del tuo paese natale.

Scherzano battendo l'ale
candide sui tetti a fiore
giunti, le colombelle
nuove.

Mentre commuove
dei voli l'aria il giro
tondo, nel cielo ai tocchi
festevoli delle campane
è il lindore dei tuoi virginei
occhi.

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Poesia per adele

È inverno.
Nevica.
Le dita sono bianche.
La mente è bianca.
La mia buia lanterna...
Colombi, nella galaverna,
passano. Plumbeotrasparenti.

Adelina, mi senti?

Sono vicino al Forte.

Son già dentro la morte.

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