Io non voglio tentarti a lavorare.
L'uomo non è fatto per il lavoro.
Ma per il danaro, per questo devi darti da fare!
Il danaro è buono! Tienilo d'occhio!
Gli uomini si accalappiano l'uno con l'altro.
La malvagità del mondo è grande.
Per questo devi conquistarti il danaro
perché il loro amore per lui è ancora più grande.
Se hai soldi, tutti da te pendono come zecche,
come la luce del sole ci sei noto.
Senza soldi i tuoi bambini ti devono tenere
nascosto e dire che per loro sei ignoto.
Se hai soldi, non hai bisogno di piegarti.
Senza soldi non ti guadagni la gloria.
I migliori testimoni sono loro a darteli.
Il danaro è verità. È qualità eroica.
Quello che dice tua moglie, devi crederlo.
Ma non andare da lei senza danaro.
Senza danaro la derubi di te stesso,
con te resta una bestia senza ragione, e non altro.
Al danaro gli uomini tributano onori.
Il danaro sopra Dio viene innalzato.
Se al tuo nemico nella tomba vuoi turbare i sonni
scrivigli come epigrafe: Qui posa del danaro.
Viaggiando su una comoda auto
su una strada bagnata di pioggia,
vedemmo un uomo tutto stracciato sul far della notte
che ci faceva cenno di prenderlo con noi, con un profondo
inchino.
Avevamo un tetto, avevamo un posto e gli passammo davanti
e udimmo me che dicevo con voce stizzosa: no,
non possiamo prendere su nessuno.
Eravamo proseguiti per un bel pezzo, forse una giornata di
cammino,
quando d'improvviso mi spaventai della mia voce,
del mio contegno e di tutto
questo mondo.
La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale il fumo.
Se mancasse
Quanto sarebbero desolati
La casa, gli alberi, il lago!
Quando chi sta in alto parla di pace
La gente comune sa
Che ci sarà la guerra.
Quando chi sta in alto maledice la guerra
Le cartoline precetto sono già compilate.
Quelli che stanno in alto
Si sono riuniti in una stanza
Uomo che sei per la via
Lascia ogni speranza.
I governi
Firmano patti di non aggressione.
Piccolo uomo,
firma il tuo testamento.
Sul muro c’era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l’ha scritto
è già caduto.
Un giorno di settembre, il mese blu,
Tranquillo sotto un giovane susino
Io tenni l'amor mio pallido e quieto
Tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
C'era una nube ch'io mirai a lungo:
Bianchissima nell'alto si perdeva
E quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte e molte lune
Trascrsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
Eppure non ignoro il tuo pensiero,
Pure il suo volto più non lo rammento.
Questo rammento: l'ho baciata un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato
Senza la nube apparsa su nel cielo.
Questo ricordo e non potrò scordare:
Era bianca e scendeva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
E quella donna ha forse sette figli.
La nuvola fiorì solo un istante
E quando riguardai sparì nel vento.
Bertolt Brecht (Augsburg, 1898-Berlino, 1956). Drammaturgo e poeta. Tra i migliori lirici tedeschi del '900. Negli anni della scuola Brecht mostrò un comportamento indipendente, anticonformista. Insieme ai compagni di Liceo Brecht scrisse musiche per le sue poesie, suonando la chitarra in scorribande notturne. Teorico della rappresentazione teatrale elaborò la teoria del "teatro epico", secondo la quale l'attore non doveva diventare il personaggio, ma solo raccontarlo, in modo che lo spettatore potesse mantenere una distanza critica su quanto veniva rappresentato. Con l'avvento del nazismo dovette fuggire dalla Germania e vagò esule per l'Europa fino ad approdare in America. Aderì al marxismo e dopo la guerra, tornato in Germania, divenne direttore del Teatro di stato della Germania Est. Le sue opere rivelano una profonda sensibilità umana e sociale