Poesie di Dante Alighieri

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A Cino da Pistoia

I
I' ho veduto già senza radice
legno ch'è per omor' tanto gagliardo,
che que' che vide nel fiume lombardo
cader suo figlio, fronde fuor n'elice;
ma frutto no, però che ' contradice
natura, ch'al difetto fa riguardo,
perché conosce che saria bugiardo
sapor non fatto da vera notrice.
Giovane donna a cotal guisa verde
talor per gli occhi si a dentro è gita,
che tardi poi è stata la partita.
Periglio è grande in donna sì vestita:
però l'affronto de la gente verde
parmi che la tua caccia non seguer de'.

Perch'io non trovo chi meco ragioni
del signor a cui siete voi ed io,
conviemmi sodisfare al gran disio
ch'i' ho di dire i pensamenti boni.
Null'altra cosa appo voi m'accagioni
del lungo e del noioso tacer mio
se non il loco ov'i' son, ch'è sì rio,
che ' ben non trova chi albergo li doni.
Donna non ci ha ch'Amor le venga al volto,
né omo ancora che per lui sospiri;
e chi 'l facesse, qua sarebbe stolto.
Oh, messer Cin, come 'l tempo è rivolto
a danno nostro e de li nostri diri,
da po' che 'l ben è si poco ricolto.

II
Io sono stato con Amore insieme
da la circulazione del sol mia nona,
e so com'egli affrena e come sprona
e come sotto lui si ride e geme.
Chi ragione o virtù contra gli sprieme,
fa come que' che 'n la tempesta sona,
credendo far colà dove si tona
esser le guerre de' vapori sceme.
Però nel cerchio de la sua palestra
liber arbitrio già mai non fu franco,
sì che consiglio invan vi si balestra.
Ben può con nuovi spron punger lo fianco,
e qual che sia 'l piacer ch'ora n'addestra,
seguitar si convien, se l'altro è stanco.

Perch'io non trovo chi meco ragioni
del signor a cui siete voi ed io,
conviemmi sodisfare al gran disio
ch'i' ho di dire i pensamenti boni.
Null'altra cosa appo voi m'accagioni
del lungo e del noioso tacer mio
se non il loco ov'i' son, ch'è sì rio,
che ' ben non trova chi albergo li doni.
Donna non ci ha ch'A

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Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io

Guido, ì vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
Sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come ì credo che saremmo noi.

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Lo meo servente core

Lo meo servente core
vi raccomandi Amor, che vi l'ha dato,
e Merzé d'altro lato
di me vi rechi alcuna rimembranza;
ché, del vostro valore
avanti ch'io mi sia guari allungato,
mi tien già confortato
di ritornar la mia dolce speranza.
Deo, quanto fie poca addimoranza,
secondo il mio parvente:
ché mi volge sovente
la mente per mirar vostra sembianza;
per che ne lo meo gire e addimorando,
gentil mia donna, a voi mi raccomando.

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Un dì si venne a me Malinconia

Un dì si venne a me Malinconia
e disse: <<Io voglio un poco stare teco>>;
e parve a me ch'ella menasse seco
Dolore e Ira per sua compagnia.

E io le dissi: <<Partiti, va via>>;
ed ella mi rispose come un greco:
e ragionando a grande agio meco,
guardai e vidi Amore, che venia

vestito di novo d'un drappo nero,
e nel suo capo portava un cappello;
e certo lacrimava pur di vero.

Ed eo li dissi: <<Che hai, cattivello?>>.
Ed el rispose: <<Eo ho guai e pensero,
ché nostra donna mor, dolce fratello>>.

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Se Lippo amico

Se Lippo amico se' tu che mi leggi,
davanti che proveggi
a le parole che dir ti prometto,
da parte di colui che mi t'ha scritto
in tua balia mi metto
e recoti salute quali eleggi.
Per tuo onor audir prego mi deggi
e con l'udir richeggi
ad ascoltar la mente e lo 'ntelletto:
io che m'appello umile sonetto,
davanti al tuo cospetto
vegno perché al non caler non feggi.
Lo qual ti guido esta pulcella nuda,
che ven di dietro a me sì vergognosa
ch'a torno gir non osa,
perch'ella non ha vesta in che si chiuda;
e priego il gentil cor che 'n te riposa
che la rivesta e tegnala per druda,
sì che sia conosciuda
e possa andar là 'vunque è disiosa.

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