Il sole della mattina,
in me, che acuta spina.
Al carro tutto di vetro
perché anch'io andavo dietro?
Portavano via Annina
(nel sole) quella mattina.
Erano quattro cavalli
(neri) senza sonagli.
Annina con me a Palermo
di notte era morta, e d'inverno.
Fuori c'era il temporale.
Poi cominciò ad albeggiare.
Dalla caserma vicina
allora, anche quella mattina,
perché si mise a suonare
la sveglia militare?
Era la prima mattina
del suo non potersi destare.
Sono donne che sanno
così bene il mare
che all'arietta che fanno
a te accanto al passare
senti sulla tua pelle
fresco aprirsi di vele
e alle labbra d'arselle
deliziose querele.
Come scendeva fina
e giovane le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d'oro, usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria, che non finiva.
L'ora era di mattina
presto, ancora albina.
Ma come s'illuminava
la strada dove lei passava!
Tutto Cors'Amedeo,
sentendola, si destava.
Ne conosceva il neo
sul labbro, e sottile
la nuca e l'andatura
ilare - la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all'opera stimolava.
Andava in alba e in trina
pari a un'operaia regina.
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettio la contrada.
Non porterà nemmeno
la lanterna. Là
il buio è così buio
che non c'è oscurità.
Un semplice dato:
Dio non s'è nascosto
Dio si è suicidato