Scalza varcando da sabbie lunari,
Aurora, amore festoso, d'un'eco
Popoli l'esule universo e lasci
Nella carne dei giorni,
Perenne scia, una piaga velata.
Ho scoperto le barche che molleggiano
Sole, e le osservo non so dove, solo.
Non accadrà le accosti anima viva.
Impalpabile dito di macigno
Ne mostra di nascosto al sorteggiato
Gli scabri messi emersi dall'abisso
Che recano, dondolo nel vuoto,
Verso l'alambiccare
Del vecchissimo ossesso
La eco di strazio dello spento flutto
Durato appena un attimo
Sparito con le sue sinistre barche.
Mentre si avvicendavano
L'uno sull'altro addosso
I branchi annichiliti
Dei cavalloni del nitrire ignari,
Il velluto croato
Dello sguardo di Dunja,
Che sa come arretrarla di millenni,
Come assentarla, pietra
Dopo l'aggirarsi solito
Da uno smarrirsi all'altro,
Zingara in tenda di Asie,
Il velluto dello sguardo di Dunja
Fulmineo torna presente pietà.
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fil tranviari
sull'umido asfalto
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo sonno
tentennare
Dalla spoglia di serpe
Alla pavida talpa
Ogni grigio si gingilla sui duomi...
Come una prora bionda
Di stella in stella il sole s'accomiata
E s'acciglia sotto la pergola...
Come una fronte stanca
È riapparsa la notte
Nel cavo d'una mano...
Viani
sarà bella la pineta
ma come ci si fa a dormire
con tanti moscerini e tante cacate
Giuseppe Ungaretti (1888 - 1970) è stato un poeta e scrittore italiano e viene indicato come il fondatore dell'ermetismo, una corrente letteraria diffusa a partire dagli anni Venti e che influenzerà sensibilmente la poesia italiana successiva.
Tra le principali raccolte di poesie di Ungaretti si ricordano Il porto sepolto, Allegria di naufragi o La terra promessa.