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Sotto La Curva
Sveglia, Gino!... Dai che perdi il treno! .. Traduzione poco fedele in lingua italiana della serie di consonanti fuoriuscite dalla bocca della Signora C. ad una imprecisata ora dell'alba.
Settembre, anno 1969. Binario 3. Muoviti Gino. Cerignola - Torino Porta Nuova, solo andata, ore 05. 03, ferma a tutte le stazioni possibili. Anche a quelle in costruzione. Ha sedici anni, Gino, e sta partendo come tanti suoi conterranei, allora. Direzione Nord. Direzione mega-fabbrica Fiat, Torino. Sul treno, durante il viaggio, conosce altri giovani con un destino simile al suo, e tutti, proprio tutti, sanno che la loro è una fuga assolutamente necessaria e inevitabile, come la fame, e che solo dopo lunghi anni di fatica e sacrifici, forse, i tempi saranno un po' meno bui.
La catena di montaggio è esattamente l'inferno che anche chi non ci è stato si può immaginare. Anche lui, per forza, la vede così e il futuro appare di un colore molto molto scuro... Le lotte operaie ed i pesanti cambiamenti di un'intera nazione, in quegli anni, non fanno per lui. Non gli interessano più di tanto le donne né i pochi passatempi possibili di quella generazione incazzata, della quale fa parte solo per motivi anagrafici. A lui interesserebbe solo una cosa, a parte l'assoluta necessità di inviare mensilmente un po' di denaro a Cerignola : il calcio. Anzi, il ruolo di portiere, per il quale sente di avere una sorta di vocazione. Partecipa a qualche partita improvvisata, con discreti risultati e soprattutto molta grinta, senza badare alla quantità di capi di abbigliamento cestinati perché sconfitti dal fango. E si ritaglia così qualche momento di meritato divertimento. Per mesi continua a chiedere qua e là, in fabbrica e nei due o tre bar frequentati stabilmente, finché l'amico Gianni la butta lì, un giorno: dai domenica vieni con me, andiamo con Aldo e il Ciccio a fare due tiri. Qualunque ragazzo intenderebbe, con una premessa del genere, qualcosa come "porta il pallone che andiamo al parco", come al solito. E in effetti "a fare due tiri" andarono, ma in un posto eccezionale. Il Torino Calcio organizzava allora giornate in cui giovani e giovanissimi ragazzi venivano sottoposti a brevissimi incontri per testarne le capacità tecniche, e, in alcuni fortunatissimi casi, provare ad ingaggiarne i migliori. Partite di dieci minuti giocate a mille all'ora e che, ovviamente, vista l'età media e la tensione, spesso finivano a legnate collettive. La classica fagiolata. Gino si butta in un gruppo a caso, comunica nome e cognome e assiste a due- trecento inguardabili partite- fagiolata. Finché tocca lui. Vai Gino, non farne passare una, spacca tutto... Dai... La prima palla è degli avversari. Primi passaggi, scarpate a ripetizione, gioco più che confuso, una guerra. Neanche tre minuti e tenta il tiro da fuori un ragazzino che non gli avresti dato una lira né mai passato una palla. Ma il tiro è perfetto, potentissimo e va a finire proprio sotto l'incrocio. Cazzo Gino, no... Gol dopo neanche due minuti. Praticamente la sorte, oltre ad avergli riservato questo tiro a dir poco beffardo, l'aveva fatto finire nella squadra più scarsa della giornata, per non dire dell'intero mese. Che va sempre peggio, e la palla è sempre tra i piedi degli avversari in maglia bianca. Tiro. Gino para. L'attaccante è sulla respinta. Ancora parata. Bravo, cazzo. Dieci minuti così, di assedio, che a Gino sembrano tempi regolamentari e supplementari, non finisce mai... E dopo? Rigori? No, no.. uno solo.. calcio di rigore... ebbene si, ci mancava solo questa... Rapido uno- due degli attaccanti e lo stopper spilungone che entra scomposto. È l'ultimo secondo, adesso raddoppiano e tutti a casa, vabbè. Passerà la selezione qualcuno degli avversari, forse, ma dei nostri.. figurati... Un giovane sovrappeso va sul dischetto. Dai veloce che è tardi. Ok. Rincorsa lunga, tiro angolato. Gino vola rasoterra riempiendosi di fango e poltiglia, ma con la punta del guanto sinistro tocca fuori. Che cazzo ha preso??? Grande... Applausi di tutti i presenti. Miracolo. Dai, alla fine non hai sfigurato.
Mentre si preparano gli altri 22 per una nuova guerra "sportiva", un uomo distinto si avvicina a Gino, che porge la maglia piena di fango, ringrazia borbotta qualcosa e fa per andarsene, comprensibilmente depresso. No, aspetta, come ti chiami, ragazzo? Gino, portiere...???... Bravo, sei stato bravo... Grazie.. e quindi? Gino è comprensibilmente agitato. Quindi, se vuoi, puoi venire ad allenarti da noi... Cosa?? Maronn benedett (esclamazione dialettale di facile interpretazione)...
I primi giorni di allenamento sono faticosissimi, ma il numero 1 non può fare altro che lavorare di giorno e allenarsi nel tardo pomeriggio, più che duramente. Si impegna, anzi, in molti ne invidiano la forza e la convinzione con cui si tuffa su ogni palla e compie ogni uscita. E guadagna velocemente la fiducia del tecnico. Si allena al massimo. È il terzo portiere ma diventa dopo poche setimane il secondo, occupando quindi un posto in panchina.
Un giorno al lavoro viene chiamato dalla direzione, comincia veramente a sudare freddo.
Percorre corridoi che neanche immaginava esistessero, finché spunta nell'ufficio sulla porta del quale si legge "direzione generale"... sti cazzi... cosa succede? Cosa posso aver combinato? ... Ciao Gino. Buonciorno lorsignori... Ciao giovine come stai? Bene signor direttore... Stanco? No, no... Senti, i signori qui seduti sono del Torino.. Anch'io... Risate generali. No, nel senso che sono dirigenti del Torino Calcio. E quindi? Volevano solo dire a te e soprattutto a noi che è tutto a posto per i tuoi impegni... Credono molto in te come atleta, mi hanno detto che per il lavoro non c'è alcun problema, se capita che devi stare a casa a riposare, puoi, anche se io, è chiaro, preferirei di no.. Ma direttore no, no, io devo mandare i soldi a ccasa... Appunto, se capita che devi giocare e, non so, arrivi dopo o esci un po' prima non ti devi preoccupare... Capito? Mi hanno detto che ci possono anche risarcire... Oh, capito???... ???... Si si signori.. grazie grazie!!..
Gino si fionda fuori da quel luogo "sacro" , incredulo, quasi in un sogno.
Siamo già ad aprile, e il Toro sta comandando il suo campionato di categoria.
Il primo portiere, Alessio, comincia a sentire il fiato sul collo del piccolo astro nascente. È nervosissimo. Polemizza ogni tre minuti, durante gli allenamenti, e in partita non è tranquillo, lo si nota facilmente. Una sera chiama a sé il rivale, all'uscita, promettendogli punizioni con fare semi-mafioso.. ma vattene affanculo... Gino scalpita, deve giocare. La punta del Settimo Torinese, penultima giornata, se ne va approfittando della disattenzione dei difensori del Toro. È al limite dell'area... Salta Alessio, che lo stende... pesante... secondo giallo ed espulsione (al tempo non valeva nulla il concetto di "ultimo uomo"). Fuori un attaccante e dentro Gino, che aveva già esordito ma rimaneva, almeno ufficialmente, il secondo. Punizione dal limite, mentre Gino impazzisce per la tensione.. Tiro e palla alle stelle, meno male.. Pochi istanti e triplice fischio, il Toro ha quasi vinto il campionato. All'ultima giornata, contro l'Ivrea, basta un pari...
Insieme guardano la classifica, a loro basta un pari, è vero, ma l'Ivrea deve vincere per salvarsi e arriverà a Torino pronta ad uccidere, il coltello fra i denti l'avranno anche le madri in tribuna...
Il giorno della partita si avverte una tensione inusuale, entrambe le squadre prima giocano, meglio è, per motivi di ordine pubblico.. c'è gente che prende a calci lo spogliatoio, gente che piscia ogni 6 minuti, gente che bestemmia senza motivo apparente e senza pausa, dall'alba.
Gino è un fascio di nervi. Alessio è ovviamente squalificato e la guarderà dalla tribuna. Vai Gino che è la migliore delle occasioni per svoltare. Squadre in campo. Più che un partita di calcio giovanile, dai volti dei protagonisti e dalle prime battute sembrerebbe di assistere ad una serie di incontri di boxe, ma all'ultimo sangue e senza alcuna regola. E infatti il primo intervento irregolare è al trentaseiesimo secondo di gioco. Più che spalla contro spalla una mossa di wrestling. Il problema principale, però , è che l'arbitro designato è un essere umano in condizioni veramente pietose. Un signore sulla cinquantina, grasso, quasi immobile, che, eufemisticamente parlando, arranca. Una partita di tale importanza, almeno nella categoria, non si può affidare alla direzione di un "arbitro" così. Che è impossibile tenga in mano l'incontro, non ne sarebbe capace neanche se in campo ci fossero dei bambini di 5 anni. Fischia quasi a caso, guardando (più che arbitrandola) la partita dal cerchio di centrocampo. I falli che sanziona sono quasi tutti a favore dell'Ivrea. Pure... Partita ovviamente troppo nervosa, di pessima qualità tecnico-tattica. Fallo inventato per l'Ivrea, poi un altro. Meno male che fanno defecare... gioco sterile e pochissime occasioni da gol. Dai che si vince...
Un tiro, palla fuori. Poi una bella triangolazione, ma niente di fatto. È assolutamente logico che è l'Ivrea a fare la partita, il Toro contiene. Passano i minuti, la frase più ricorrente sugli spalti è " dai che andiamo a casa, che noia..." L'attaccante degli ospiti parte palla al piede.. chi è, Pelè ? ... Ne salta uno, ne salta due, è sulla trequarti del Toro. Veloce triangolazione e palla ancora tra i suoi piedi... oh! .. È al limite dell'area. Gli si fanno sotto due difensori ma lui con un guizzo li supera passando in mezzo ai due, che neanche lo sfiorano, lui cade per stanchezza... dai bravo, tirati su, meritavi di più ... passano due secondi e nell'aria un sibilo fastidioso.. è un fischio dell'imbecille?... Cosa vuole? È pazzo? Da centrocampo fa due passi e dopo qualche gesto inequivocabile grida "rigoreeeee" ... che cosa?? Questo è davvero folle... E mancano circa tre minuti alla fine.. Sono tutti assolutamente increduli, non è possibile...
Calcio d'angolo.
Tutti su cazzo, dai, tutti!
Dai che li andiamo a prendere.
Minchia che ansia...
Parte il cross, morbido, dai che è perfetta...
Palla che spiove, saltano in ventuno...
Sulla traiettoria spunta e stacca di testa lui, Gino, il portiere...
EVVAAAAI!!!!
Cerignola 1 - Real Madrid 1. Minuto? 94'...
È il delirio di una regione, anzi, dell'intero sud italiano... Grazie ragazzi...
Si, avete ragione è meglio lasciar stare i sogni, scusate, mi sono lasciato trasportare...
purtroppo devo tornare alla realtà..
Torniamo al rigore per l'Ivrea.
Che non fu mai battuto.
Perché?
Perché il nostro eroe perse completamente il senno. Appena capì che il rigore, palesemente inesistente, era stato concesso, partì come un razzo verso l'anziano e derelitto direttore di gara e sbem!!. Lo puntò in un impeto di furia inspiegabile, anche in quella giornata.
Calcio volante proprio sulla carotide, svenimento istantaneo e ambulanza... L'arbitro fu costretto a passare più di un mese in ospedale, dove il personale medico fu seriamente impegnato dall'assurdo "caso dell'arbitro". E Gino lo andò più volte a trovare, preoccupato, portandogli ovvi cioccolatini e fiori, in continuazione, come se in qualche modo cercasse di comprarsi il suo perdono.
Ma qualche giorno dopo la partita gli venne letta la sentenza sportiva.
Solo una squalifica...
Si, ma a vita...
Qualcosa di peggio?.. L'arresto, ad esempio, ipotesi anche piuttosto comprensibile... animale...
Fine di ogni sogno legato al calcio.
Il senso profondo della tua storia è in ogni intervento ruvido del difensore della modesta squadretta di provincia sulla nobile caviglia dello strapagato attaccante, che magari si fa anche un attimino male, povero stronzo... Quello che Gino poteva essere e non è stato, è come se facesse parte dell'essenza di un calcio quasi estinto e che in tanti ancora amiamo (fatto di colori e non di divieti, fatto di libertà, nei limiti dell'intelligenza, e non di tessere del tifoso e decreti anti-violenza, di stadi deserti ) e che nei parchetti, con gli amici, continueremo a praticare, al di fuori da ogni tipo di business e di spettacolo mediatico, differente dal triste calcio moderno, in cui se esponi uno striscione ironico rischi anni di diffida.
Palla o piede.
Undici leoni.
Noi tutti lì, ad applaudire, e a scandire il tuo nome...
E tu?
E tu, lì ...
sotto la curva.
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