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Poesie di Elio Pecora

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Le voci

Ci sono tante voci
nelle nostre giornate,
sono tante e diverse,
vanno tutte ascoltate.
Sono le nostre voci
che dicono parole
l'una legata all'altra:
non sanno stare sole.
C'è la voce del vento
che soffia e che rinfresca,
del passero, del gatto,
anche dell'acqua fresca
che scivola fra i sassi,
degli alberi il fruscio,
lo stormire delle foglie,
dei grilli il frinio.
La voce della fiamma
che crepita e s'arrossa,
c'è la voce del mare
ora quieta, ora mossa.
E, se tendi l'orecchio
di notte nella stanza,
odi l'orso di pezza
che ride e fa l'inchino
al pulcino che danza.
C'è la voce segreta
che ci portiamo dentro,
quella che ci accompagna,
ci avverte, ci conforta.
Ci sono tante voci
oltre la nostra porta.
Vanno tutte ascoltate

   2 commenti     di: Elio Pecora


A PPP trent'anni dopo

C'era nella tua voce quieta, querula,
anche quando parlavi di Ninetto
o di tua madre santa smemorata,
il grido trattenuto, il dispiacere
di chi ha lasciato (o soltanto sognato)
il giardino-recinto
dove ciascuno accoglie e dona amore.
C'era in quel grido il Cristo, il Corsaro,
Centauro che ammaestra scalpitando,
il demone che atterrisce e che invade
fin dentro la speranza e il desiderio,
ma c'era ancora il ragazzo che attende
alle porte del mondo
e accarezza la morte e la chiama
come la sola uscita sicura.
C'era in quel grido questo restare
- dopo la rabbia, dopo la tristezza -
che conosce e patisce
seguitando a cercare.

   3 commenti     di: Elio Pecora


Nelle tue palme dischiuse

Nelle tue palme dischiuse
lascia ch'io posi stasera
questo mio sonno di lacrime.
Né sei più tu chi diceva
"andremo.. sempre..." Tu vai
incontro ad altre parole
per strade che non conosco
ed io rimango a pensare
se tutto fu gioco.

   0 commenti     di: Elio Pecora


L'albergo delle fiabe

Di notte, quando dormono i bambini,
tutti, ma proprio tutti i personaggi
delle fiabe più amate se ne vanno
in uno strano albergo sulle nubi.
E c'è chi si riposa dalle tante
e tante prove appena superate,
con l'Orco s'intrattengono le Fate,
Biancaneve sorride alla Matrigna,
il Lupo russa e mentre russa ghigna,
Cenerentola lustra la scarpetta,
Pelle d'Asino aspetta
il Gatto che si sfila gli stivali,
cerca le sue pietruzze Pollicino
nel fondo del giardino,
Alice fa le smorfie nello specchio,
Pinocchio riempie un secchio
di bugie tutte nuove,
e c'è chi in quella folla così varia
si ripete la parte
che affronterà con arte
chiamato da un bambino
nella sua stanza, al sole del mattino.

   4 commenti     di: Elio Pecora


Parole come gesti

Parole come gesti che additano il percorso,
innervate, veloci, da sottrarre al silenzio.
Parole che dissaldano segreti,
che disfano la trama
spessa della paura.
Leggere come foglie,
aguzze come lame,
usurati strumenti
ma chiamano l'attesa,
la salvezza.
Corsa breve di sillabe, universo
ricomposto di scaglie,
involucro, confine,
di un impresa insoluta.
Mappa, specchio reclino,
porta schiusa di un sogno,
e cercarvi la voce
che finalmente adduca
dal nome al corpo.
Fiato, grido, sussurro,
e ritrovarvi il segno
lieve, solo il lacerto di un motivo
che un poco ferma, un poco accompagna.

Parole del tornare nell'addio.

   1 commenti     di: Elio Pecora




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