Nell'ora che un velo
Rabbruna gli obbietti,
Si parlano in cielo
Le stelle e l'amor.
Nell'ora che rade
La rondine i tetti,
Le fresche rugiade
Favellano ai fior.
Nell'ora che i balli
Del mondo son chiusi,
Le perle e i coralli
Si parlano in mar.
E noi, mia fanciulla,
Frementi e confusi
Col Tutto e col Nulla
Torniamci a baciar. —
Son piccin cornuto e bruno:
me ne sto tra l'erbe e i fior;
sotto un giunco o sotto un pruno
la mia casa è da signor.
Non è d'oro e non d'argento
ma ritonda e fonda ell'è:
terra è il tetto e il pavimento,
e vi albergo come un re.
Se il fanciul col suo fuscello
fuor mi trae dal mio manier,
in un piccolo castello
io divento il suo piacer.
Canto all'alba e canto a sera
in quell'atrio o al mio covil;
monachello in veste nera,
rodo l'erba e canto april.
Son qui sulla gronda,
che canto gioconda
gli occasi e i mattini
di porpora e d'or,
che tesso ai piccini
la casa superba
con muschi, con erba
con larve di fior.
Su prore ed antenne
posando le penne,
fra il marzo ed il maggio
mi reco dal mar;
e scordo il viaggio
pensando al mio nido,
se un portico fido,
se un embrice appar.
Gran Dio, se ti piacque
recarmi sull'acque,
se l'esca segreta
trovar mi fai tu,
deh! rendimi lieta
d'un raggio di sole:
pel nido e la prole
non cerco di più.