Troppe cose mi prendono ancora
troppa gente mi parla di qui...
... di un tramonto, da antica signora...
... io che ho sempre vissuto così...
Consumando le scarpe ed il cuore,
per le scarpe mi dispiace di più...
per il cuore più o meno mezz'ora...
... io... mi sorprendo a parlarti di Roma...
E la piazza deserta era sabbia,
ed il sole un po' arabo, e tu
mi seguivi e saltavi sull'ombra...
"se la blocco non scappi più via"...
C'è rimasta soltanto l'impronta,
tu quel piede non l'hai tolto più,
eri bella, ma non lo sapevo... tu
camminavi, ed io già correvo...
... e adesso dimmi chi sei,
con che cosa ti stupirai?...
racconti ancora di me,
e di notte non dormi mai?...
e allora dimmi chi sei,
quante mani frequenterai...
che inclinazione avrà mai
quel tuo stupido cuore
perso dentro gli uomini...
... e allora dimmi chi sei,
con che cosa ti stancherai?...
racconti sempre di me
e di notte non dormirai?...
e allora dimmi chi sei,
quante braccia frequenterai...
che inclinazione avrà mai
quel tuo stupido cuore
perso dentro gli uomini...
Fose un giorno
avrò scarsa memoria...
forse un giorno mi porterò via
pure l'ombra che
in fondo ha una storia...
... tante storie...
e qualcuna andrà a Roma...
Vorrei essere il tuo segreto,
il cassetto dimenticato,
vorrei essere il tuo peccato che ti porti via,
che magari diventa grande,
e che morde di più di un cane,
vorrei essere il tuo dolore, per parlarti di me...
Vorrei essere il tuo risveglio
dopo un sonno di tramontana,
domandarti se sei puttana... abbastanza, per me,
vorrei essere il tuo respiro,
il tuo orgoglio ferito a morte,
vorrei essere forte per non tormentarmi più...
E tu neanche lo sai che esisto...
nel tuo sguardo non mi hai previsto,
io ti incrocio e ogni volta abbasso gli occhi e scappo via...
Stella, vorrei più nulla da questa terra se tu scegliessi me...
E se tu sarai il sole,
vorrei essere quella piazza,
che ti chiude e ti rende pazza, che non esci più,
carezzarti dai miei balconi come un sogno di Primavera,
bestemmiare alla sera che ti fa scappare via...
E tu neanche lo sai che esisto;
nel tuo sguardo non mi hai previsto,
io ti incrocio e, lo giuro, abbasso gli occhi e scappo via...
Vorrei essere il tuo ombelico
per averti per sempre intorno,
vorrei essere come il giorno e la notte, per te,
il guardiano dei tuoi sospiri, di colline distese al sole,
del tuo grano migliore amore,
che nascondi per te...
Vorrei essere tutto questo,
tutto questo che è ancora poco,
vorrei essere un mago e scomparire insieme a te...
Stella, vorrei più nulla da questa terra
se tu scegliessi me...
Mario, nasce a Roma il 25 gennaio del 1955, figlio del pittore Lodovico Castelnuovo. Mario pur dipingendo per hobby, si dedica alla musica, viene scoperto dal cantautore Amedeo Minghi che ne diventa produttore. Gli fa avere un contratto con la stessa casa discografica ove lui è scritturato "IT" e nel 1982 esce il suo primo singolo "Oceania". Nello stesso anno partecipa al festival di San Remo col brano "Sette fili di canapa" ed incide il suo primo album dallo stesso titolo, riscuotendo un discreto successo. Sempre nel 1982, con i colleghi Marco Ferradini e Goran Kuzminac, effettua un tour, per il cui lancio si incide un disco "Q Concert". Nel 1984 ripartecipa a San Remo, con la sua canzone di maggior successo "Nina", che si ispira a vicende reali dei suoi genitori, conosciutisi durante la seconda guerra mondiale. Per completezza della sua discografia: "E' Piazza Del Campo" (1984) - "Venere" (1987) - "Sul nido del cuculo" (1988) - "Come sarà mio figlio" (1991) - "Castelnuovo" (1993) - "Signorine adorate" (1996) - "Buongiorno" (2000) - "Com'erano venute buone le ciliegie nella primavera del '42" (2005). Nel 2009, viene pubblicato il suo primo romanzo dal titolo: "Il badante di Che Guevara".