Acqua chiusa, sonno delle paludi
che in larghe lamine maceri veleni,
ora bianca ora verde nei baleni,
sei simile al mio cuore.
II pioppo ingrigia d'intorno ed il leccio;
le foglie e le ghiande si chetano dentro,
e ognuna ha i suoi cerchi d'un unico centro
sfrangiati dal cupo ronzar del libeccio.
Cosí, come su acqua allarga
il ricordo i suoi anelli, mio cuore;
si muove da un punto e poi muore:
cosí t'è sorella acquamorta.
Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l'ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.
Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.
Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove corrono in amore
cavalli di luna e di vulcani.
Nel tempo delle frane
le foglie, le gru assalgono l'aria:
in lume d'alluvione splendono
cieli densi aperti agli stellati;
le colombe volano
dalle spalle nude dei fanciulli.
Qui finita è la terra:
con fatica e con sangue
mi faccio una prigione.
Per te dovrò gettarmi
ai piedi dei potenti,
addolcire il mio cuore di predone.
Ma cacciato dagli uomini,
nel fulmine di luce ancora giaccio
infante a mani aperte,
a rive d'alberi e fiumi:
ivi la latomia d'arancio greco
feconda per gli imenei dei numi.
Fatica d'amore, tristezza,
tu chiami una vita
che dentro, profonda, ha nomi
di cieli e giardini.
E fosse mia carne
che il dono di male trasforma.
Dammi il mio giorno;
ch'io mi cerchi ancora
un volto d'anni sopito
che un cavo d'acque
riporti in trasparenza,
e ch'io pianga amore di me stesso.
Ti cammino sul cuore,
ed è un trovarsi d'astri
in arcipelaghi insonni,
notte, fraterni a me
fossile emerso da uno stanco flutto;
un incurvarsi d'orbite segrete
dove siamo fitti
coi macigni e l'erbe.
Salvatore Quasimodo (1901 - 1968) è stato un poeta italiano esponente della corrente dell'ermetismo; ha inoltre ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1959.
La poesia di Quasimodo rivela il suo carattere pensoso e umano pur giungendo a soluzioni originali e ricche sul piano artistico ed intellettuale. Il suo ermetismo si sviluppò in modo originale; Quasimodo adottava infatti un linguaggio scarno ma non privo di sfumature musicali e contraddistinto da una nota di tristezza.
Tra le principali raccolte di poesie di Salvatore Quasimodo si ricordano Oboe sommerso, Ed è subito sera e Lirici greci.