Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.
Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell'acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.
Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli gia' da tanto sono volati via dai nostri capelli.
Ci fermiamo a meta' della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.
Non arrivavano in molti fino a trent'anni.
La vecchiaia era un privilegio di alberi e pietre.
L'infanzia durava quanto quella dei cuccioli di lupo.
Bisognava sbrigarsi, fare in tempo a vivere
prima che tramontasse il sole,
prima che cadesse la neve.
Le genitrici tredicenni,
i cercatori quattrenni di nidi fra i giunchi,
i capicaccia ventenni -
un attimo prima non c'erano, già non ci sono più.
1 capi dell'infinito si univano in fretta.
Le fattucchiere biascicavano esorcismi
con ancora tutti i denti della giovinezza.
Il figlio si faceva uomo sotto gli occhi del padre.
Il nipote nasceva sotto l'occhiaia del nonno.
E del resto non si contavano gli anni.
Contavano reti, pentole, capanni, asce.
Il tempo, così prodigo con una qualsiasi stella del cielo,
tendeva loro la mano quasi vuota,
e la ritraeva in fretta, come dispiaciuto.
Ancora un passo, ancora due
lungo il fiume scintillante,
che dall'oscurità nasce e nell'oscurità scompare.
Non c'era un attimo da perdere,
domande da rinviare e illuminazioni tardive,
se non le si erano avute per tempo.
La saggezza non poteva aspettare i capelli bianchi.
Doveva vedere con chiarezza, prima che fosse chiaro,
e udire ogni voce, prima che risonasse.
Il bene e il male -
ne sapevano poco, ma tutto:
quando il male trionfa, il bene si cela;
quando il bene si mostra, il male attende nascosto.
Nessuno dei due si può vincere
o allontanare a una distanza definitiva.
Ecco il perché d'una gioia sempre tinta di terrore,
d'una disperazione mai disgiunta da tacita speranza.
La vita, per quanto lunga, sarà sempre breve.
Troppo breve per aggiungere qualcosa.
La ragazzina che ero -
la conosco, ovviamente.
Ho qualche fotografia
della sua breve vita.
Provo un'allegra pietà
per un paio di poesiole.
Ricordo alcuni fatti.
Ma,
perché chi è qui con me
rida e mi abbracci
rammento solo una storiella:
l'amore infantile
di quella bruttina.
Racconto
com'era innamorata di uno studente,
cioè voleva
che lui la guardasse.
Racconto
come gli corse incontro
con una benda sulla testa sana
perché almeno, ah, le chiedesse
cos'era successo.
Buffa piccina.
Come poteva sapere
che anche la disperazione dà benefici
se si ha la fortuna
di vivere più a lungo.
Le pagherei un dolcetto.
Le pagherei il cinema.
Vattene, non ho tempo.
Eppure vedi
che la luce è spenta.
Certo capisci
che la porta è chiusa.
Non scuotere la maniglia -
quello che ha riso,
quello che mi ha abbracciato,
non è il tuo studente.
Faresti meglio a tornare
da dove sei venuta.
Non ti devo nulla,
donna qualunque,
che sa solo
quando
tradire un segreto altrui.
Non guardarci così
con quei tuoi occhi
troppo aperti,
come gli occhi dei morti.
Cammino sul pendio d'una collina verde.
Erba, tra l'erba fiori
come in un quadretto per bambini.
Il cielo annebbiato, già tinto d'azzurro.
La vista si distende in silenzio sui colli intorno.
Come se qui mai ci fossero stati cambriano e siluriano,
rocce ringhianti l'una all'altra,
abissi gonfiati,
notti fiammeggianti
e giorni nei turbini dell'oscurità.
Come si di qua non si fossero spostate le pianure
in preda a febbri maligne,
brividi glaciali.
Come se solo altrove fossero ribolliti i mari
e si fossero rotte le sponde degli orizzonti.
Sono le nove e trenta, ora locale.
Tutto è al suo posto e in garbata concordia.
Nella valletta un piccolo torrente in quanto tale.
Un sentiero in forma di sentiero da sempre a sempre.
Un bosco dal sembiante di bosco pei secoli dei secoli, amen,
e in alto uccelli in volo nel ruolo di uccelli in volo.
Fin dove si stende la vista, qui regna l'attimo.
Uno di quegli attimi terreni
che sono pregati di durare.
Nulla due volte accade
nè accadrà . Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
nè due baci somiglianti,
nè due sguardi tali e quali.
Ieri, quanto il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma che cos'è?
Forse pietra o forse fiore?
Perchè tu, malvagia ora,
dai paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e qui sta la bellezza.
Cercheremo un'armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.