In un villaggio
del nero continente,
tra casupole fatiscenti
di terracotta e paglia,
mille mani
si tendono
a chieder
acqua e cibo.
Una città metropoli
che distante
non è,
con indifferenza
e sdegno
guarda
questo flagello.
Persino le ombre
di questi disgraziati
facendo fagotti
e fagottini
li hanno abbandonati
per lidi
più accoglienti.
Te ne stai seduto,
in cerca di un saluto.
Per te non esistono porte
perché riesci a vedere oltre.
La tua sensibilità
è la tua vera abilità.
Non hai bisogno delle gambe
perché riesci comunque a superare le rampe.
Come tutti cammini,
anche se ad altezza dei bambini.
Per noi puoi sembrare strano,
ma è invece un dono sovraumano.
Sono io a sentirmi inferiore
dinanzi al tuo bagliore.
il buio può escluderti
solo se lo desideri
se lasci da una fessura
filtrare i lampi
forse non ti accecheranno
sicuramente potranno
far luce.
All'Isola felice di Costarainera
Le cappellette bianche
Coi nomi in bronzo
Si affacciano su un praticello
Quattro file di croci
Bianche di legno
Identiche
Senza nome
Insignificanti
Dovute
Dimenticate
Qualcuno ha portato una rosa gialla
Medaglia al demerito di essere vissuti
Sotto una pioggia fredda
Sotto un ombrello nero
Io il becchino e il prete
Alla tomba del matto
La gente finge l'ascolto
per apparire cara.
Uno strumento
che la mano
tiene sepolta
al fianco di un inganno
come un cenno di disabilità.
Questa sezione contiene poesie sui disabili e il mondo della disabilità, con i suoi problemi ma anche le sue profonde ricchezze