Ti lasci trasportare dalle
rime incompiute di
pensieri spenti sul nascere,
nella vana speranza che
il ticchettio delle ore
soffochi l’insulsa voglia che
hai di vivere.
Ti sorprendi omicida del
tempo che scorre come il
sangue che attraversa le
vene e assapori il silenzio
col respiro affannato, simile
al rantolo di un animale.
E ti osservi mentre sputi su
ciò che hai avuto e su
ci?
Lo chiaman come un segno dello zodiaco,
ma non è gentile.
Parlar di lui, nessuno vuole farlo,
magari serve per esorcizzarlo.
Evoca spettri, fantasmi di paure, di dolore
di passione,
ma forse è lui che ha paura della prevenzione.
Salta addosso e si impossessa del corpo
e della dignità.
Non ha pietà, di nessuno neanche della tua disperazione
che si trasforma sempre in muta rassegnazion
Palustri luoghi,
dove le insabbiate coscienze
arrancano in astrusi psicologismi,
radicati alibi del potere
che della altrui sofferenza
assorbe la linfa,
uccidendo la speranza
coi vuoti tecnicismi
dei maghi della guarigione,
onnipotenti divinità
arbitri di vite
private di possibili scelte,
se non la delirante fuga
verso la libertà.
Non hai ancora compreso,
quanto il dolore fortifica.
La cura
sono le voci degli altri.
Guardi fissa
l'unico giudice della tua vita:
il tuo deformato riflesso
nello specchio stregato.
Solitudine, la notte non è mai finita.
Ingoi anche la ragione,
tra disgusto, urla soffocate
e dopo muori ancora un poco
in un vomito
inarrestabile, di sogni masticati.
Le dita raccolgono anche
Cadono
i bambini
muoiono
sui nostri no
è
finito
in martirio
il mondo delle loro fate
a causa di sporchi lucri
senza Gloria
a Veracruz
non ebbe
mai diritto al sogno
mai ala di Vita
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