Il silenzio quando vuole ti attacca,
senza preavvisi, senza avvertenze.
Spesso è la notte la sua miglior complice,
ma qualche volte ti assale anche in altri momenti.
Il risultato di ciò che porta non cambia però,
sprofondi come un enorme masso nel mare.
Ti senti legato come con delle catene alle caviglie,
sembra quasi non ci sia via di scampo alla tristezza.
E pensi di decidere tu quando crollare?
Pensi che il dolore ti chieda il permesso per venire da te?
Sbagliato, gli attimi sconvenienti ti lacerano,
come una mano che ti afferra il collo e pian piano ti stringe più forte.
Esattamente la stessa cosa,
devi essere bravo e forte e reagire nel migliore dei modi.
Magari dando un pugno al muro o alla finestra,
urlando e cantando a squarciagola.
Scarabocchiando fogli vuoti rimasti lì in attesa di esser scritti,
o stancarti così tanto fisicamente da non avere più forze.
Non importa ciò che farai, ciò che faremo,
si resiste fino ad un certo punto.
Sto imparando che al dolore ci si abitua,
ma non si resta mai indifferenti.