Sento, ascolto, mi giro intorno,
l’orizzonte scorre lontano dagli occhi
la testa perde il suo controllo
dell’equilibrio ormai andato
e mi ritrovo sdraiato per terra.
Apro l’udito a suoni e rumori
sul timpano invadono cerei colori
le note sul rigo incartate e stonate
scheletriche musiche posano mani
su cuori sfocati ripieni d’ortica.
Il giorno si mischia cambiandosi in notte
pagine nere carpiscono il sole
caldi vapori ghiacciati dal vento,
mi alzo, mi aggrappo, allungo le braccia
tocco col dito alto quel cielo…
Non so il perché, ma è sporco di nero.