Degenera, comprime e compatta mancandomi. L’imprescindibile e svincolato in altro loco, vale la pena assumersi la briga di campare?
Infami ricordi che inscenano l’eguale gioia goduta nelle geografie dove è spuntato il putiferio. Ero felice e ora non più.
Favole, faville, incantesimi e maestrie mietono remini-scenze, che adesso sono tumori, metastasi, cancrene grottesche tra un Natale insapore e un Capodanno Feti-do.
Ero, è ciò il problema.
Abbozzare fiducie perpetuate nell’Averna, per saldare i conti con le prevaricazioni e di soppiatto svanire. La pa-ce per me non esiste, la pace in un frutto sfatto che fa schifo, come un seme cacato negli escrementi.
Esasperarmi negli elementi che condussero al popolo della notte e alle streghe, all’abdicare ex novo un sollie-vo di lesa maestà, in tal sede offendo il foglio con uno sgorbio di scritto. Macerie sono principalmente macerie.