Esco da un lungo sonno
in cui leggerezza e silenzio
erano aria che respiravo
e beatitudine per la mente.
Mi resta nella memoria
eco di voci infantili
nel giuoco festoso
e profumi di essenze
esotiche e misteriose
disperse nel tepore dell'aria.
Mi ritrovo in un reale caotico,
dove si parla gridando
e la furia dell'odio impazza.
Volti tirati senza sorriso,
diffusa ed inquieta frenesia
e poi tutto un correre,
non si sa bene dove e perché.
Un turbinio di auto sfreccianti,
aria ammorbata che soffoca
e tanto rumore, rumore, rumore.
Dicono che questo è progresso,
l'aspetto della civiltà, benessere.
Sarà, ma io preferisco cercare
un frondoso carrubo, dove giacere
e rituffarmi nel letargo dei semplici,
degli incivili, dei bisognosi.