Sfilano irriverenti, indifferenti
schegge di immagini gaudenti,
a tramortire pranzi, cene,
come lame conficcate nei vortici,
di film color sangue o celia;
colori, suoni,
addestrati a proporsi,
cannibali inviolabili di coscienze,
profluvi indominati di prodotti,
inno stridulo allo scegliere
di non poter scegliere;
urla la vera bellezza,
imprigionata e rantolante,
nel corpo luccicante
di una sostanza occultata,
dai carcerieri di parole roboanti;
tutto è un sentirsi condurre per mano,
fino a percepirla stritolata,
dalle spire di messaggi
seducenti e amorevoli,
ma programmati per collezionare prigionieri,
nella stiva talora maleodorante,
del mercato globale.
Pur rinvenire, forse,
un giorno si potrà,
quel sentiero sorridente di liberazione,
che approdare faccia,
a mani tanto poderose,
da saper stracciare e disperdere nel vento,
lo strisciante veleno,
di messaggi falsi e inconcludenti,
perchè il pensiero si riscopra pensiero,
e ritorni il Dio della libera decisione,
che ci riporti a discernere,
tra la vera sostanza,
e i pugnali assassini
dell'immaginazione.