Al comitato centrale
Cultura antica -
dipartimento Europa 0007
codice 4567896474
oggetto: stato dei lavori
Sono la direttrice degli scavi in quella penisola del Mediterraneo chiamata Italia. Questa mattina abbiamo scoperto un interessante palazzo denominato "Biblioteca".
Al suo interno sono stati rinvenuti dei libri e dei giornali (come quelli ritrovati dai miei colleghi in molti altri scavi in Europa). Abbiamo ormai appurato da anni che la civiltà umana, prima dell'invenzione delle tavole di scrittura, era solita lasciare le proprie testimonianze sulla carta (quella sostanza che ricavavano dalla cellulosa delle piante).
Si tratta del primo ritrovamento di materiale di questo tipo nella penisola. Non ci stupisce, in quanto gli scavi sono cominciati da poco tempo.
È iniziata immediatamente la scannerizzazione dei documenti ritrovati. Potete accedere alle prime copie nella banca dati digitando il codice di questa lettera.
La sociologa e la linguista hanno iniziato l'analisi. Dalle prime indicazioni le documentazioni ci forniscono un interessante tracciato sul modo di vivere negli anni immediatamente antecedenti al Gran Cataclisma. Siamo al termine dell'era Pre-AnnoZero.
In Italia sembra che la magistratura, di cui stranamente si sottolinea con insistenza che vestiva di colore rosso, metta sotto accusa il maschio dominante, sospettandolo di frequentare più donne contemporaneamente. Inoltre, lo accusa di un rapporto sessuale con una minorenne. Ricordiamo come il sesso in quegli anni fosse il sistema che la razza umana usava per la riproduzione di se stessa, pratica ancora in voga in alcune forme animali. La sociologa infatti mi ha illustrato un'interessante teoria su come tale comportamento sia comune agli studi effettuati sui gorilla del Congo, una delle specie animali in cui sono sopravissuti entrambi i caratteri sessuali dopo il Gran Cataclisma. Evidentemente, se il gorilla avesse abitato l'Italia in quegli anni, sarebbe stato tormentato anche lui da
È il 27 luglio di una calda e assolata giornata d'estate dell'anno 2018. Sono appena uscita di casa per il mio giro di commissioni straordinarie e fatti appena pochi passi avverto una strana tensione nell'aria. Attirata dall'insolito movimento attorno all'edicola di fronte casa mia, muovo i miei passi in quella direzione e mi pongo in ascolto. È così che apprendo dai giornali, prima ancora che dalla tivù, la quale da un pezzo ho smesso di guardare per la noia e la nausea che mi procura, la notizia che il più grande Presidente del Consiglio che l'Italia abbia mai avuto negli ultimi 150 anni non è più tra noi. Il suo cuore grande e generoso non ha retto agli urti del tempo, presentandogli il conto. Quel tempo che lui con tutte le sue forze e contro ogni logica naturale si è ostinato a prolungare all'infinito, quasi fosse riuscito a piegarlo ai suoi voleri di uomo che tutto può e a cui nulla può essere negato. È morto un grande uomo, piccolo di statura ma di grande levatura morale e politica, per chi ne ha seguito e calcato le orme.
I comunisti sanguinari e accaniti si rassegnino. Trovino un altro obiettivo da perseguitare e su cui riversare le loro ammorbanti e moleste invettive.
Gli alacri magistrati e le puntigliose procure tirino un sospiro di sollievo. Non più dossiers da visionare, né febbrili e scottanti intercettazioni da ascoltare o scartoffie da riempire, nessuna sentenza da rinviare a giudizio, nessun nuovo processo da istruire. Sfumata per sempre la possibilità di vederlo comparire per una volta soltanto in qualche aula di tribunale, accuratamente disertate e ignorate durante tutta la sua vita.
I giornalisti spengano per sempre le loro infaticabili telecamere, ormai inservibili se non possono più puntare il loro obiettivo sull'unico uomo capace di calamitare così a lungo l'attenzione del mondo e determinarne il corso degli eventi.
I suoi amati e affezionati sostenitori, il cui credo hanno basato sulla massima "Menomale che Silv
Solo sulla sua barca, il vecchio guarda le onde rincorrere il sole, come ogni giorno della sua vita. Non ha ricordi del prima, non sa chi sia né da dove abbia avuto inizio il suo viaggio, anche la sua età si è ormai persa nel tempo. L'unica cosa che sa è che deve andare, scappare più lontano dell'orizzonte, seminare per sempre quegli occhi che lo inseguono.
Capita a volte che il tempo si fermi. Tutto in quei momenti è congelato ed immobile, perfino il vento smette di soffiare. Allora vede solo quegli occhi. Lo fissano, muti, lo scrutano fino alle profondità più nascoste della sua mente. Il vecchio tenta di fuggirli, ma anche lui è imprigionato nell'attimo. Non c'è nessun rumore, il suo cuore ha smesso di battere, non respira, non vive, solo uno sguardo fisso su di lui. Cerca di interrogarlo, di capire cosa voglia, ma gli occhi non parlano. Sente l'ansia crescere dentro di sé, fino a fargli desiderare una vera morte. E mentre la speranza lo abbandona, quando ormai ha smesso di lottare, di nuovo l'acqua batte sullo scafo, il vento soffia tra i suoi capelli. Il tempo ha ripreso il suo corso, gli occhi sono scomparsi. Si ritrova di nuovo solo, sulla sua barca, a fissare l'orizzonte.
All'inizio la paura è stata così forte da spingerlo a partire, senza nessuno scopo se non la fuga, senza altra meta che l'orizzonte. Non si chiese perché quegli occhi lo cercassero. In fondo non gli importava saperlo: voleva solo che sparissero. La solitudine, pensava, sarebbe stata sua complice. Ma dopo le prime interminabili giornate in mare ha cominciato a cercare risposte, senza aver mai il coraggio di farsi domande. Ora rimpiange di essere tanto lontano dal mondo: lì non sarebbe mai arrivato qualcuno in grado di aiutarlo. In realtà, da tempo anche i pesci e gli uccelli lo hanno lasciato solo al suo cammino. La vita anche lo sta abbandonando: a brandelli, un pezzo alla volta, scivola nel vento, portando un ricordo, un respiro, un sorriso. Ora è più spettro che uomo, i
Viaggiavo con un amico in autostrada, guidando veloce e controllando nel contempo la posizione della macchina sul Navigatore, strumento utilissimo, quando serve, del tutto inutile quando si viaggia di routine su percorsi noti.
Ad un tratto il Navigatore dice, con voce di donna autoritaria: -Gira a sinistra!- Siamo in pieno rettilineo, cosa vuole questa, spingermi al suicidio? Tiro dritto scuotendo la testa e il Navigatore dice: -Prosegui su questa strada- e va bene, penso, ha preso atto della mia decisione.
Dopo un poco: -Esci alla prima uscita!- Ma come! La destinazione prefissata è distante almeno 30 Km! Vuole mica mandarmi in mare?
Mi sta nascendo il dubbio che, a furia di creare macchine con software intelligenti, queste abbiano deciso di liberarsi di noi, mandandoci a sbattere contro i guard-rails o facendoci tuffare direttamente in mare, oppure spingendo a perderci nella sterminata Maremma.
Il Navigatore è collegato ad un satellite via GPS, per cui il rischio di errore è quasi nullo, eppure succede.
Immagino il dialogo tra Navigatore e satellite, credo che si svolgerebbe più o meno così:
Navigatore: -Questo cretino ha sbagliato strada, per piacere Satellitino mio, guarda un poco dove cacchio è finito, sto scemo-.
Satellite: -Si mia cara, sempre ai tuoi ordini, vediamo, mi sa che vuole portarti nel bosco, anche lo scemo sarà turbato dalla tua voce sexy, eheheh!-
Navigatore: -Ma dai, cosa dici! Mi fai arrossire! Finisce che sullo schermo le autostrade hanno lo stesso colore delle provinciali!-
Satellite: -Tesoro, con quella voce mi fai venire i pensieri più erotici!-
Navigatore: -Su, su, ora dobbiamo lavorare, abbiamo tempo, quando lo scemo si chiude in casa, la sera-;
Satellite: -Si, hai ragione, scusami. Allora: lo scemo si è distratto, devi farlo tornare indietro fino alla prima uscita-
Navigatore: -Fare inversione a U-
Navigatore: -Continua ad andare dritto! Cosa devo fare per fermarlo?-
Satellite: -Ma mandalo a sbattere da qualche p
Sentivo che stavano per arrivare.
Guardai dal finestrino della mia roulotte ma ancora non si vedeva niente.
Ma stavano per arrivare. Ne ero sicura.
Sono ormai 7 notti che sognavo ripetutamente questa scena, e il mio intuito non si sbaglia mai.
Sarebbero arrivate a momenti.
Una donna l'avrebbe accompagnata qui. Lei. La piccola grande Dorothy. L'eletta.
Una bambina innocente come tante altre, ma con una grande forza dentro di sè.
Come l'Oracolo mi aveva predetto, l'avrebbero condotta da me. Non avrei dovuto far altro che accoglierla nella mia umile dimora e predirle il futuro. Come tantissime altre volte avevo fatto, e ancora avrei fatto in futuro.
Niente chiacchiere. Lei sarebbe arrivata, sarebbe entrata, mentre la donna che l'avrebbe accompagnata avrebbe aspettato fuori. Si sarebbe seduta, avrebbe scelto le 3 carte con le quali le avrei predetto il futuro e poi, così come è arrivata, se ne sarebbe andata.
Tutto semplice. Ma allora perchè sono così agitata?
Nel mio sogno non riesco mai a vedere le 3 carte. Vedo solo la prima: La morte. Carta positiva, ma tutto dipende dalle altre 2.
Mi chiedo se sia giusto che una bambina debba sapere, già a 8 anni, cosa ha in serbo per lei il futuro. Ma l'Oracolo ha deciso così. E io non posso far altro che obbedire.
Eccola, sento la sua forza. Ormai è vicina. Mi preparo.
Tovaglia pronta sul tavolo. Per Lei ho scelto quella color cremisi. Quella più adatta ad un caso come questo. Prendo le candele dalla mensola, indugio un attimo su quali utilizzare. Ma la mia mano è guidata da una forza superiore. Come in trance prendo 5 candele, le accendo e le posiziono a formare un pentagono, col vertice proprio di fronte alla sedia dove Dorothy si siederà. Apro il cassetto e estraggo il cofanetto delle carte. Lo apro con la chiave che tengo appesa al collo. Ripongo il cofanetto al suo posto e mi siedo. Nell'attesa mescolo le carte.
Eccola. È arrivata. Indugia davanti agli scalini che conducono nella mia r
Alfio, Fiocco e Gail, un grosso falò nella radura più nascosta del bosco, il gran Roppo… all’ordine del giorno, anzi, della notte; la protezione di Leira; l’accigliato Roppo andava su e giù, lo sguardo fisso al terreno, cercando una soluzione al grave rischio della piccola Fata…ad un tratto, il vecchio Gail nella sua veste tradizionale, una lunga tunica grigia dalle ampie maniche e dal cappuccio profondo, esordì dicendo:”- Ascoltatemi, la vita di Leira è in pericolo perché la sua natura ibrida non viene accettata dal Gran Consiglio, non viene accettata in quanto singolare…però, se riuscissimo a dimostrare che esistono altri ibridi? Frutto dell’unione di un Mago ed una Terrestre ad esempio, oppure altri casi di unione di Fate e Terrestri? Chi ci dice che non ce ne siano? Come facciamo ad esserne certi? Se è successo ad Ashtar perché non può essere successo ad altri? Dovremmo cercare, fra i membri del Gran Consiglio, qualcuno disposto ad aiutarci in questa ricerca…e così, se dimostrassimo che gli ibridi esistono già e non sono un pericolo per il nostro mondo, il Consiglio potrebbe recedere dal suo giudizio…”
“Già” rispose Alfio, graffiando il terreno con gli scalpitanti zoccoli e soffiando aria dalle froge, “chi mai, del Gran Consiglio sarebbe disposto a perdere il suo prezioso tempo per noialtri? ”
“La vedo veramente brutta” sentenziò Fiocco, l’elfo; e per la paura si fece ancora più piccolo e quasi trasparente.
“Un membro del Gran Consiglio che possa aiutarci? Un membro del Gran Consiglio che ci sia amico? Un membro del Gran Consiglio disposto a tradire l’Ordine per fare giustizia? ” Si domandava ad alta voce Roppo, continuando a girare intorno al fuoco…quando, all’improvviso esclamò:” Reynah!!! Si, si, Reynah potrebbe aiutarci, Reynah risponde ai requisiti necessari a disubbidire all’Ordine, Reynah, la mia piccola dolce adorata allieva, oh fato, oh destino, è vero, Gail, hai ragione, solo con u
1.
Erano le primi luci dell'alba, quando Amyra stava facendo una passeggiata al mercato di Grafen, che era in fase di allestimento. Sylos invece era andato a fare una cavalcata vicino al fiume, per stare un po' da solo. Da un anno era finita la battaglia contro Felloby; il ragazzo era riuscito a sconfiggerlo, e aveva sposato Amyra. Da allora aveva fatto solo piccoli duelli con Amyra o con qualcuno della città, ma cose da poco; usava la magia di rado, solo per occasioni particolari o di bisogno. Amyra dopo aver fatto compere tornò a casa per cucinare il pranzo, e lì incontrò Selem e Mera, che avevano deciso di fare una visita a sorpresa; pochi minuti dopo Sylos si presentò sulla soglia della porta, e abbracciò i suoi genitori, che non vedeva da un mese. "Come mai siete venuti così all'improvviso senza avvertire?","Beh, vedevamo che non venivi più, e così abbiamo deciso di venire noi da te" "Mi dispiace di non essere venuto, ma ultimamente ho molti pensieri che mi ronzano in testa, ed oggi se n'é aggiunto un altro". "Quale?" chiese Amyra distogliendosi nel tagliare un pomodoro "Mentre venivo qua ho incontrato il custode del trono della città, e mi ha detto che questo pomeriggio si riunirà il consiglio per decidere chi salirà al trono; come uccisore di Felloby secondo loro dovrei essere io". "E qual è il problema?" chiese subito Mera, "è un peso troppo grande per me un regno, e poi ci sono cose più importanti di cui preoccuparsi!" "Ultimamente mi sento strano, come se la magia stesse abbandonando il mio corpo." "Ma come è possibile? Significa che qualcuno cerca di sottrarti i poteri? E come?" "Non ho la risposta a nessuna delle tue domande papà, non so come spiegarlo né so come risolvere il problema, so solo che c'è qualcosa che non và!" "Consultati con Merod allora, lui saprà aiutarti" "Hai ragione Amyra, parto subito." Sylos, aiutato dai suoi genitori ed Amyra, cominciò a prepararsi, e dopo un'ora era già in viaggio, diretto verso il palaz
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