username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti fantastici

Pagine: 1234... ultimatutte

The king of poker

Si respirava un'aria tesa colma di fumo di sigaretta. Al tavolo del poker cinque giocatori aspettavano la terza carta scoperta, Fulvio aveva sotto gli occhi di tutti la donna di picche e il jack di quadri. Gli arrivò la terza carta: donna di quadri. Lo guardarono cercando di decifrargli o sguardo, delusione o entusiasmo? Intanto, valutavano gli altri giocatori, aveva una coppia.
Il grassone col cappello da cowboy passò; lo Smilzo lanciò una fiches da 50, il nero con la camicia gialla fosforescente ne allungò una da cento e sorrise allo Smilzo che dovette rilanciarne altri cinquanta. La ragazza bionda, poco fortunata fino a quel momento, passò. Fulvio mise sul piatto due fiches dal valore di duecento.
"E no" disse lo Smilzo, "questo piatto non me lo faccio scappare" lanciando un centone.
Il nero con camicia fosforescente, abituato a vincere, considerò i suoi tre re. Era sicuramente una finta, almeno così voleva pensarla e allungò altri cento.
"Sta a te!" Fulvio non aspettava altro. Posizionò le due donne vicino e girò accanto la terza di cuori, di fianco al jack di quadri mise quello di fiori.
"Vi basta?" Lo sguardo ironico dette sui nervi al nero che si alzò in piedi e si allontanò dal tavolo disgustato. Fulvio guardò lo Smilzo. Questo gli rimandò l'occhiata. La camicia nera aderì al petto di Fulvio.
"Ok" pronunciò lento lo Smilzo "può bastare" e gettò le sue carte senza scoprirle. Solo in quel momento Fulvio si accorse di stare col fiato sospeso. Lasciò andare il respiro e la camicia si rilassò sul suo petto. Cazzo, non poteva crederci, aveva vinto il piatto più alto della serata, più, qualche piccola vincita antecedente. Valutò un attimo, era ora di andarsene.
"A questo punto" sorrise soddisfatto "lascio il tavolo a un altro fortunato". Raccolse tutte le sue fiches e fischiettando camminò costeggiando altri tavoli da gioco, pensò se giocare alle slot machines, poi sentì addosso quello sguardo che non lo aveva lasciato per

[continua a leggere...]

   8 commenti     di: Paola B. R.


Assassinio mancato

Assassinio

Liquidare la propria moglie, è sempre stato l'inconfessabile sogno di tanti bravi mariti. Lungi da me l'idea di un tale desiderio, purtroppo la vita richiede, a volte, scelte drammatiche. Colpa della signora, che spendeva e spandeva al di là del lecito, umanamente, consentito.
Quando ha iniziato a sperperare i risparmi, accantonati per una vecchiaia serena e dignitosa, ho perso il lume della ragione. I suoi "carpe diem" mi spinsero all'orribile decisione di sopprimerla, "Mors tua, vita mea". Sapevo che il primo sospettato sarebbe stato il sottoscritto e di fronte alla triste prospettiva di una vita in carcere, decisi di pianificare e organizzare il delitto perfetto.
Facile a dirsi, se non fosse stato per le incognite che distruggono anche le ciambelle senza buchi. Contattare il miglior assassino sulla piazza... un gioco da ragazzi. Abbiamo concordato l'importo da pagare e in uno spirito di generosità, ho aggiunto cinquemila euro, con l'intesa che non l'avrebbe fatta soffrire. La prestazione doveva essere eseguita entro la fine di novembre, mese dei Morti.
Ecco la 148, strada molto pericolosa, ed ecco laggiù il posto di blocco. Due cognacchini, sbandatine ed alta velocità... ovvia paletta che intima l'alt. Elementare, caro il mio Mefistofele, elementare! Mi sono rifiutato di dar loro i documenti richiesti, un calcio alle gambe di un poliziotto e ingiurie lesive sulla onorabilità dei suoi cari.
Inutile dire che sono stato portato in gattabuia e va da sé che ho usufruito di pasti gratuiti. Per tacitare la coscienza, leggevo le storie di poesie/racconti, ma ho spesso pensato alla povera moglie mia, che non sapeva nulla della mia architettura. Un mese passa in fretta e il giorno di Santa Lucia, libero uccel di bosco, ho visto di nuovo le mura di casa mia, che non sono mai nemiche. Lo ammetto, ero toccato e pentito della cattiva azione.
Profumi di Natale in ogni dove e suoni di cornamuse all'angolo di via Merulana. Le sue carezze, i momenti bel

[continua a leggere...]

   7 commenti     di: oissela


L'amore di un eroe

< Prendi me. La mia vita è molto più importante della sua. In fondo sei venuto per questo.> disse Russell con fermezza.
Sarah si voltò verso di lui in preda al panico. < No! > gridò istintivamente mentre il cacciatore si rimetteva in piedi lentamente.
< è così ... romantico. Ma quello che voglio è il sangue della tua adorabile ragazza cacciatore, anche se non mi dispiacerebbe fare un piccolo giro di prova prima... devo ammetterlo Russell, hai gusto in fatto di donne... è sexy come sembra anche a letto?> Chiese il demone smaliziato, sfoggiando un sorriso sinistro.
Sarah mandò indietro l'ondata di disgusto e furia che sentì arrampicarsi lungo il suo petto e pregò che anche Russell avesse fatto lo stesso.
Il cacciatore guardò il demone Crox con disgusto e odio, nessuno poteva parlare di Sarah in quel modo... Non senza pagarla.
Digrignò i denti e lanciò il coltello d'argento che teneva dietro la cintura dei pantaloni contro Crox. Non avrebbe mai permesso a Sarah di concludere quel maledetto patto, avrebbe preferito la morte, in effetti era quello che aveva appena fatto.
Corse incontro al demone che con disinvoltura estrasse il pugnale dal suo cuore e con uno schiaffo scaraventò Russell una decina di metri lontano da lui.
< Russell!> Sarah urlò il suo nome, tentò di raggiungerlo, ma il Crox l'afferrò per un braccio e la voltò con violenza.
L'urlo di Russel riecheggiò per l'intera città, facendo rabbrividire tutte le persone che lo udirono. Il demonio aveva afferrato Sarah per la vita e l'aveva baciata con foga. Il patto era stato stipulato.
Russell spalancò gli occhi e sentì tutte le sue forze venire meno. Era finita. Sarah stava per morire e lui non aveva più nessuna ragione per continuare a combattere. Chiuse gli occhi, sperando di trovarsi in un orribile incubo, cercando di continuare a respirare nonostante il suo cuore si stesse sgretolando in mille pezzi. Fu come morire, di nuovo... ma questa volta era mille volte più doloros

[continua a leggere...]

   2 commenti     di: Giulia Felici


Auguri militanti

AUGURI MILITANTI

1

- Alzati, Pietro, porcomondo!
Non deve aver preso una botta molto forte, perché Pietro si rialza subito con un colpo di reni, facendo leva sul manico della sua katana conficcata nel terreno. Con un balzo si ritrova in piedi, alle spalle del Guerriero che lo aveva colpito pochi istanti prima gettandolo a terra. Si muove come un asso delle battaglie aeree della Grande Guerra, Pietro, quando fa così! È passato solo un attimo da quando aveva il nemico "in coda" e ora è lì, dietro la sua schiena, pronto a massacrarlo. E i suoi salti, le sue piroette, sono degni del giovane masai che è. Estrae la katana dal suolo fangoso e la conficca in mezzo alle spalle di quel Guerriero che sembrava imbattibile. Io ne vedo un altro che sta voltando l'angolo per attaccarci ma sono in vantaggio e lo secco senza problemi con una raffica di Uzi. Un messaggio mi lampeggia sulle visore, accompagnato da un suono acuto e irritante: "ALERT WEAPONS EXHAUSTED". Erano le ultime munizioni, accidenti! Getto l'arma, ormai in-servibile ed estraggo la mia katana. Lo sguardo interrogativo di Pietro incrocia il mio, duro. "Duro" solo perché non mi piace farmi sorprendere disperato. Preferivo avere un arma che mi permettesse il combattimento a distanza, mi hanno sempre fatto paura i corpo a corpo, ma tant'è... Faccio cenno a Pietro di seguirmi e voltiamo l'angolo, addentrandoci nel cuo-re del labirinto, le lame protese in avanti, strette all'impugnatura con entrambe le mani. Il buio si fa sempre più fitto man mano che procediamo attraverso l'intrico dei passaggi. Guardo l'orologio per consultare l'energia che mi resta e vedo che è sufficiente per la-sciarmi schiarire un po' le tenebre. Ho fatto bene a fare il pieno prima di avventurarmi qui dentro! Evoco allora una luce tenue perché ci illumini il cammino e vediamo che il dedalo si biforca nuovamente. Scegliamo la via a sinistra (izquierda siempre, diceva mio nonno). Un gruppo di quattro Guerrieri, enormi, ci sbarr

[continua a leggere...]



Il fotografo

Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte,
avvolto da un turbamento, inspiegabile e misterioso.
Accese la lampadina appoggiata sopra il comodino,
e si diresse come un'automa verso l'uscita della camera
e, senza levarsi il pigiama, s'infilò il pantalone di jeans
e il maglione che era appoggiato su una sedia a dondolo.
Poi, aprì un cassetto, dove era custodita una torcia;
la accese e, seguendo il fascio di luce scese le scale
di pietra, che conducevano giù nello scantinato; dove vi erano
stati accatastati oggetti d'ogni tipo, appartenenti ai parenti scomparsi
della sua famiglia.
Nello scantinato si percepivano presenze invisibili; emanati
dagli oggetti stessi, invecchiati dall'usura del tempo.
Tra essi l'occhio gli cadde su un quadernetto, dove vi erano annotati alcuni appunti.
Con interesse incominciò a leggerli:
"Come catturare i pensieri rendendo visibile l'invisibile".
"Come fotografare l'anima e renderla riconoscibile all'occhio umano".
Io fotografo dilettante, ho in progetto una macchina rivoluzionaria
in grado di immortalare tutto ciò che la mente umana elabora.
Per far sì, che tutto l'invisibile che ci circonda, sia visibile, e non sia più un mistero.
Se riuscirò a far ciò. Non esisteranno più segreti occultati nell'animo umano,
e il mondo nuovo che rinascerà, sarà come il poeta: "un uomo nudo".
Il male sarà sconfitto, e il bene, finalmente avrà il sopravvento
nel trionfo dell'amore ritrovato... così parlò il profeta...



Il venditore di destini (1)

Stavamo parlando da oltre mezz'ora quando il treno arrivò alla stazione. Guardai dal finestrino per capire dov'ero, ma il nome scritto sui cartelli non mi diceva niente.
Chiesi al mio interlocutore:
"Dove siamo?"
"Ugrum, credo... Sì, è proprio Ugrum. La prossima fermata è la mia"
Poi, indovinando la domanda che avevo in mente:
"Scendo a Palnoc, io abito là"
Ero confuso e si vedeva. Lui mosse il busto per avvicinarsi a me e poi mi chiese:
"E lei di dov'è?"
"Torino, sono di Torino" risposi, come colto di sorpresa. E mentre ripetevo il nome della città dov'ero nato e dove vivevo mi sembrò che questi non avesse alcun senso, che non indicasse alcunché di preciso, come se di colpo tutto quello che quel nome significava per me, le emozioni, i ricordi, la storia, le persone che lì conoscevo, tutto fosse stato cancellato dalla mia mente.
Lui aggrottò le sopracciglia:
"Torino? Mai sentito. Dov'è questo Torino?"
"Come? Non ha... Voglio dire, come fa a non conoscere Torino?"
Gli occhi del mio occasionale compagno di viaggio si fecero più attenti. Iniziò a scrutarmi con maggiore attenzione, come se fino a quel momento non si fosse reso conto di chi aveva davanti.
"È diretto là?"
Annuii lievemente.
"Ma non credo che questo treno vada al suo Torino. Dopo Palnoc ferma solo alla Splendente e basta"
Mi studiò ancora per qualche istante.
"A meno che lei non abbia una coincidenza, laggiù"
Cominciavo a scaldarmi. Quell'uomo mi parlava di qualcosa che non riuscivo a comprendere e questo mi metteva in difficoltà. Io odiavo trovarmi in difficoltà, per cui reagii in modo sgarbato.
"Ma quale coincidenza! Non vorrà farmi credere che questo non è l'Eurostar Venezia - Torino!"
I suoi occhi si strinsero fino a diventare due fessure. Mi stava letteralmente sezionando.
"E la smetta di guardarmi in quel modo! Il suo modo di fare mi ha proprio stufato!"
Girai lo sguardo intorno a me, furioso. Volevo trovare un controllore per avere conferme su quel malede

[continua a leggere...]



Due lupi nella neve

Ti presi per mano e ci incamminammo su per la montagna. Era inverno ed ogni cosa era ricoperta da un soffice manto di candida neve. Il sentiero in quella bella giornata di gennaio era però agevole e raggiungemmo senza fatica la sommità del monte. Respirammo a pieni polmoni quell'aria così frizzante e nello stesso tempo gelida, che ci solleticava la gola e le narici, poco abituate a certe purezze. Ci fermammo a guardare dal crinale rimanendo incantati alla vista, che si estendeva sotto di noi, perché oltre la cresta della roccia sottostante, il versante si apriva in un laghetto di montagna, calmo e tranquillo, ... pareva stesse dormendo sotto il velo gelato dell'inverno. Tutt'intorno si ergevano abeti sempreverdi, come sentinelle maestose in mezzo a tutto quel bianco. Rapiti indugiavamo ad ammirare i pendii innevati, il cielo che piano piano si spegneva dell'azzurro e prendeva un colorito sempre più pallido, accarezzato lievemente di rosa, di grigio e di bianco. La luna stava levando da dietro il monte. Mentre ancora restavamo ad osservare questo stupendo acquarello di colori e si accendevano le prime stelle, tra cui Venere e poi la costellazione di Orione... all'improvviso, quando ormai la luna si ergeva già alta sopra le nostre teste, quel silenzio fu rotto, da un lontano abbaiare, poi di nuovo il silenzio ed ecco che sulla cima di una montagna distinguemmo nettamente due lupi, seduti vicini, come noi, quasi coda nella coda, alzarono i loro musi ed innalzarono il loro canto verso il pallido pianeta.
„Auuuuu... Auuuuuuu". Ti strinsi la mano più forte, rapita da quella visione. „Hai paura?" mi chiedesti. „No, è bello" ti risposi sorridendo. Poi iniziai a raccontarti una storia : „Una volta, tanto tanto tempo fa, in una vita precedente, eravamo anche noi due lupi, tu lo sai vero che i lupi pur vivendo in branco, quando si accoppiano rimangono fedeli al loro compagno e non lo lasciano fino alla sua morte? Ebbene è così, e d'inverno i lupi giocano n

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti fantasticiQuesta sezione contiene racconti di fantascienza, storie fantasy, racconti fantastici