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Favole per bambini

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L'asino e il cavallo

C'era una volta un asino, tanto vecchio quanto distratto,
che viveva in un bosco con il suo branco e con esso si
recava, tutti i giorni a brucar l'erba, nel prato più vicino.

Un dì, l'asinello era intento a gustare la sua erba preferita, con la voracità di un leone e non si accorse che i suoi compagni si erano allontanati. Così, egli s'incamminò e inoltrandosi in una prateria, incontrò un cavallo selvaggio, che scorazzava festoso come fosse un cerbiatto, in cerca di un po' di libertà.

L'asino si avvicinò a lui e gli chiese:
"Ciao amico cavallo, hai visto passare un gruppo di asini?"
e il cavallo, riflettendo un tantino, con aria un po' sorniona, rispose:
"No, asinello, non ho visto passar nessuno".

In quel momento, l'asino s'intristì e s'incupì così tanto che il cavallo si dispiacque per lui e si offrì di aiutare il ciuchino nella sua ricerca.

A quel punto, i due, proseguirono il viaggio camminando ininterrottamente per quattro giorni e quattro notti. Allo spuntar del quinto giorno, finalmente, ritrovarono la mandria e l'asinello ringraziò il cavallo e si riunì ai suoi compagni.

Sul punto di partire, però, esso, volle chiedere al suo amico d'avventura di entrare a far parte del gruppo e il cavallo rispose di sì. In tal modo, avrebbe avuto una famiglia tutta per sé.



C'era una volta

"C'era una volta..."
"Una volta quando?"
"Una volta, tempo fa..."
"Ma una volta una volta o una volta ieri?"
"No, direi una volta di tanto tempo fa."
"Ma diresti o ne sei sicuro?"
"Certo piccino che ne sono sicuro. C'era una volta, tanto tempo fa..."
"Ma sai che tanto tempo fa non significa nulla?"
"Come non significa nulla? Tanto tempo fa è tanto tempo fa."
"Già, ma per te che sei vecchio tanto tempo fa può voler dire, per esempio, cinquant'anni fa, ma per me che son piccolo, anche due anni sono tanto tempo fa."
"Accidenti che bambino puntiglioso. Allora diciamo: c'era una volta di tanto tempo fa, verso il milleduecento..."
"Perché verso il milleduecento... era il milleduecento o il milleduecentoventi o il millecentonovanta..."
"Perché non provi a chiudere gli occhi?"
"Perché mi piacciono le cose precise."
"C'era una volta, nel milleduecentoventidue... un principe che viveva nel suo bellissimo castello, ma era sempre triste perché non trovava una principessa..."
"Cioè, questo tizio, pieno di soldi e per giunta principe, si permette anche di essere triste. E allora il pescivendolo cosa deve fare, suicidarsi?"
"No, il pescivendolo non si suiciderà, ma io potrei strangolare te se non taci!"
"Certo papà, hai ragione."
"Allora: c'era una volta..."
"Papà."
"Sì, cosa c'è ancora?"
"Vai a dormire, che sei stanco."

   11 commenti     di: Rocco Burtone


Il Principe Chiaroscuro del Paese delle Ombre

C'era una volta, in un paese lontano, lontano, lontano, lontano... ma proprio lontano, un bellissimo e incantevole principe... aveva profondi occhi bruni, uno sguardo penetrante, al contempo misterioso e affascinante... uno sguardo che istantaneamente poteva rapire e portare ai limiti tra il mondo esteriore e quello interiore. Una guizzante scintilla vitale come di colui che molto ha colto e che tutto è già stato, una guizzante scintilla vitale di colui che un mondo ha dentro. Un mondo fatto d'amore, di forza e coraggio, un mondo giusto dove tenacia, amorevolezza, misericordia e giustizia fluttuano in un perfetto equilibrio. A questo incantevole principe non erano però cose oscure nè la sofferenza nè la paura, ma l'apparente pesante fardello che si era scelto costituiva una delle sue più enormi fortune. Un giorno poi accadde che...



La tutina delle colleghe

“La tutina delle colleghe”
Una tutina rosa di ciniglia morbida e soffice si guardò il pancino e vide che su una nuvola paffuta e bianca dormiva beato un micio a strisce. In nuance con le strisce dei piedini della tutina.
Era una tutina da notte e stava ordinatamente piegata nella sua scatola di cellophane, con marca, etichette ed istruzioni per il lavaggio ed una migliore e più lunga durata.
Non si trovava male nello scaffale del negozio di merceria in cui era finita, accanto le stavano le “misure più grandi” (ogni volta che le sentiva nominare la sua dignità subiva una scossone) e un po’ più in là occhieggiavano le scatole dei bottoni con i bottoni-capo attaccati al bordo della scatola.
Una mattina si sentì volare sul bancone, spiegazzare, tocchettare, sovrapporre, (e un po’ soffocò) poi riemerse in trionfo, fu ripiegata e confezionata. Attraverso la velina della carta vedeva troneggiare un grosso bellissimo fiocco rosa. Ovviamente.
Tiziana aveva avuto una bambina e la tutina intese che in qualche modo lei c’entrava. C’entrava eccome, dato che questa bambina entrava proprio nelle sue maniche, entrava nei suoi piedi a strisce, entrava nel suo pancino.
Da quel momento non ebbe più pace; ciò che proprio non sopportava era tutta quella schiuma e quel gran rotolare nell’acqua fino a girare vorticosamente. Aveva pochi attimi di tregua, solo un giorno o due in quell’armadio di legno chiaro con i cassetti rossi, con compagni mai visti e in più al buio, dove pensava con un po’ di malinconia al suo scaffale. E poi latte, pappe, biscottini in macchie di tutte le forme e consistenze. E acqua, tanta acqua e bolle di detersivo.
A volte arrivava persino al punto di preferire quando si trovava tutta umida a testa in giù appesa ad un filo con i piedi pinzati da due becchi a molla. Il sole tiepido del mattino e l’aria frizzantina le erano sempre piaciuti, le ricordavano la sua vita precedente, quando era un ciuffo bianco in un grande c

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il mondo formica

Era una caldissima giornata d’estate il sole brillava nel cielo e si rispecchiava nelle acque del laghetto che si trovava al centro del parco. Era un parco molto grande con un immenso prato ricamato di fiori, stradine e giochi per bambini.
Nel centro del parco c’era un formicaio pieno di formiche. Tutte uscivano a procurarsi il cibo tranne una: piccola, innocente, impaurita e chiusa in se stessa che non poteva nascondere il dolore e l’umiliazione che provava per quello che non riusciva a fare. Il pensiero che l’affliggeva, nel vuoto di solitudine, era: “Ci vorrebbe un amico per dimenticare il male”, ma poi ripensandoci sentiva che l’unica vera amicizia era in se stessa perché solo lei capiva ciò che provava.
Nel parco c’erano anche altri insetti come delicate farfalle variopinte, vivaci api che volavano accanto ai fiori, zanzare che pungevano, moscerini e mosche fastidiosi. Grilli e cavallette che saltavano ovunque, scarafaggi, libellule e altri. Ma nessuno la poteva aiutare.
Un giorno, nonostante sapeva quanto fosse difficile, decise di rischiare provando a uscire dal formicaio insieme alle altre. Risalì alla superficie, mise le zampe fuori dal formicaio e mentre il sole la accecava sentiva il cuore battere forte. Le altre si allontanarono velocemente per cercare qualcosa da mangiare, ma lei entrò nel panico girando a destra, a sinistra e continuando a cambiare direzione. Piccolina e con un gran cuore ma si sentiva dispersa in un mondo immenso.
Intorno a lei c’erano solo ciuffi d’erba corti e fiori profumati dove vide le sue simili non lontano e decise di raggiungerle, ma mentre lo faceva un bambino che giocava li accanto senza accorgersene la stava per schiacciare, per fortuna non successe nulla di grave perché riuscì a nascondersi sotto un sasso che era vicino. Appena raggiunse le sue simili preoccupate l’aggredirono cacciandola di nuovo nel formicaio. Lei con il cuore spezzato, una gran delusione e una profonda disperazione ci

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   7 commenti     di: sara zucchetti


Astuta come una lucciola

Astuta come una lucciola
Talvolta i più grandi mutamenti hanno inizio grazie alle intuizioni del più piccolo degli esseri. Non conta che ruolo tu abbia nel vivere, sempre e dico sempre, potrai modificare il futuro del mondo. La vita è l’unico bene irrinunciabile che vedrà il suo realizzo solo se condiviso col mondo intero. Muta il mondo di domani, inizia oggi diffondendo la tua voglia di vivere.

Un grosso ragno intesseva la sua complessa e scintillante ragnatela, fiero della propria opera restò immobile ad ammirarla, e poi si disse:

È meravigliosa questa ragnatela la più bella che abbia mai fatto, e visibile solo ai raggi del sole, ma quando scenderà la notte molti sventurati cadranno nella mia trappola.

Giunse la notte, e il ragno si nascose dietro una foglia, e con grande tranquillità attese che qualche sprovveduto insetto finisse contro la sua vischiosa ragnatela. La sua attesa non fu lunga, erano passati appena pochi minuti, quando una piccola lucciola nel volare finì nella rete del ragno.

Aiuto, aiuto!!!

Prese a urlare la piccola, un altro gruppetto di lucciole che stavano volando con lei, a quelle grida si avvicinarono alla piccola, e nel vedere che era finita in una ragnatela, seppur addolorate l’abbandonarono al suo destino.

Era cosa risaputa, che quando un ragno catturava la sua preda, non ci fosse scampo per la vittima del suo inganno. Il ragno uscì dalla sua tana, e con le sue zampe pelose incominciò ad avvicinarsi alla preda dicendo:

Piccola lucciola che tu sia la benvenuta, sappi che oggi la tua esistenza mi appartiene, ma il tuo sacrificio non sarà vano, servirà a nutrire me e i miei piccoli. Pertanto non esser triste, accetta la tua sorte con gioia, darai continuità al vivere.

Ti prego, abbi pietà, io sono solo una piccola lucciola, ma voglio fortemente vivere.

La lucciola aveva notato che il ragno era una femmina, e quando aveva fatto riferimento ai suoi figli aveva sentito una sorta d’infle

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   2 commenti     di: Cleonice Parisi


Piccola Cenerentola

Da bambino mia madre mi raccontava le favole e tra tante una mi è rimasta nella mente, quella di Cenerentola.
E ora penso: Dove sei piccola Cenerentola, dopo la morte di tuo padre sei rimasta sola con la matrigna e le tue sorellastre a fare da serva, a soffrire in silenzio sopportando tutte le angherie e le cattiverie più impensabili. Poi finalmente anche per te è arrivata la luce per illuminare lo squallore della tua vita quotidiana fatta di lavori massacranti e non retribuiti.
Una fatina sensibile ai tuoi pianti ha voluto renderti bellissima, vestirti da principessa e mettere ai tuoi piedi delle scarpine di cristallo.

Ora non esisti più, sei stata cancellata dai libri che ormai ingialliscono nel tempo in una cantina o in un vecchio baule riposto da anni in un solaio, le mamme non hanno più tempo per fermarsi un attimo con i loro figli e prima di dar loro il bacio della buonanotte leggere questa meravigliosa favola.

E penso: Dove è andato a finire il tuo vestito di seta colorato, ma principalmente dove sono le tue scarpette di cristallo, forse il tempo le ha rotte riducendole in tanti pezzettini sparsi sul pavimento pieno di polvere e ragnatele del solai.

Ora i bambini crescono con altri interessi, hanno dei giocattoli sempre più sofisticati e moderni dove basta schiacciare un bottone per farli parlare e farli muovere, oppure video giochi o cartoon alla televisione e questi giochi distruggono la loro fantasia e annullano la voglia di ascoltare un racconto o una favola che serviva anche per insegnare qualcosa, perché alla fine della storia c’era sempre una morale.

E crescendo cercano sempre di più la modernità, il progresso, e come risultato vivono la loro fanciullezza senza fantasia, senza quella carezza della mamma che faceva ai loro figli quando la favola era finita, come così sei finita tu Piccola Cenerentola in un solaio o in una cantina..




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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia