Quel giorno di primavera Lei nacque…
O meglio, quel pomeriggio, straordinariamente caldo pomeriggio di primavera Lei respirò per la prima volta l’aria di quella che sarebbe stata la sua terra, giacché il bozzolo, ripieno di vita, della Sua palpitante e impaziente vita, si trovava tra quei rami da diversi giorni.
Ovviamente la sua condizione non Le permetteva di rendersi conto di che razza, di che specie di animale era, a mala pena riusciva a percepire le prime vibrazioni dell’aria, il calore del luogo che la circondava, lo spazio che il Suo corpo, che le Sue ali occupavano nella dimensione reale di cui entrava a far parte.
Uno scienziato l’avrebbe definita uno splendido esemplare di Eurytides thyastes Dry, un bambino del posto semplicemente farfalla, una bellissima e grande farfalla di una delle molte specie presenti in Perù.
Lei quel giorno non si definì, Lei non apprezzò con occhio artistico le sfumature di gialli, di marroni, di bianchi che costituivano le sue aggraziate ali, non si soffermò a chiedersi il perché di quelle due chiazze rosse, non si chiese perché la Natura le dava la possibilità di vivere mostrando agli altri Esseri quei colori bellissimi e geometricamente organizzati.
Il suo primo pensiero, se così si può definire un innato riflesso vitale, fu dispiegare le ali, svegliarsi dal torpore che la attanagliava all’interno del bozzolo, interrompere quel periodo ovattato in cui tutto ciò che è Fuori viene percepito come molto lontano.
Lei ancora non lo sapeva…non sapeva una cosa, non sapeva Quella cosa.
Finalmente i primi battiti d’ali; una sensazione di libertà si impadronì della farfalla che per la prima volta assaggiò le potenzialità del volo…ancora mancava l’esperienza, il controllo, la stabilità, l’eleganza di quello che sarebbe stato un Volo.
Però il battito, il primo semplice battito, le conferì una forza e una sicurezza, la gioia che invade il neonato quando scopre di poter camminare solo.
Da
C'era una volta una lucciola che non brillava.
Questo la rattristava perché voleva anche lei emettere la luce come le altre.
Un giorno, sul giornale però, lesse che esisteva una dottoressa che poteva curare gli animali che esistono in tutto il mondo.
Così la lucciola, andò subito da lei.
La dottoressa non riuscì a guarirla subito, ma le disse di prendere una medicina, anzi uno sciroppo e di berlo sempre.
La lucciola, uscendo dalla visita pensò:
"Domani dovrò andare dalla mia amica volpe, e non posso prendere la medicina!"
"Come faccio a berla, mi vergogno di portarmela dietro."
Quando andò dalla volpe, non riuscì, infatti, a berla e cominciare la terapia ma c'era ancora tempo. Lo disse allora alla volpe, che le rispose:
"Perché non me l'hai detto prima? Bisogna fare presto perché il tempo è quasi finito. "Allora andiamo con la mia macchina presto!"
Così, tornata rapidamente a casa, riuscì a bere la medicina ma non guarì e non riuscì a brillare.
Andò ancora dalla dottoressa che stavolta le disse:
"Ora ho scoperto la verità!"
"Tu non hai mai brillato in vita tua!"
Primo finale
"Ognuno è diverso, tu sei fatta così, sei una lucciola che non brilla."
E la lucciola imparò ad accettarsi senza luce, anche perché i suoi amici non ci facevano caso e le sue compagne apprezzarono, sempre di più, la sua caratteristica unica, che la rendeva diversa e le dava un fascino particolare.
Secondo finale
Allora la dottoressa le dette una nuova medicina, più adatta, e lei brillò per sempre.
Forse conoscete la favola di Fedro del lupo e l'agnello. È una favola che risale a tempi antichi. Oggi i tempi sono cambiati ed è cambiato anche il rapporto tra lupi ed agnelli. Dunque un lupo beveva ad una sorgente di acqua freschissima in alta montagna. A valle un agnello beveva la stessa acqua che non era proprio freschissima e neanche molto pulita.
"Stupido di un agnello! - disse il lupo - Togliti da lì. Va a bere da un' altra parte. Non bere la stessa acqua che bevo io. Me la inquini".
Nella favola di Fedro il lupo, tirando in ballo assurdi pretesti, alla fine si mangiò l' agnello. Ma adesso i tempi sono cambiati. Il nostro lupo digrignava i denti e metteva proprio spavento. L' agnello non si lasciò intimidire e rispose: " Ma come faccio ad inquinarti l'acqua, signor lupo, se io sto a valle e tu in alto, proprio all' inizio della sorgente? E poi l'acqua è un bene di tutti. L' ha detto il mio pastore alla sua bambina che lascia sempre aperti i rubinetti del lavabo. "Non sprecare l' acqua. - le ha detto - È un bene prezioso ed è di tutti. Purtroppo non tutti ne hanno abbastanza. Molti bambini, in certi lontani paesi, sono costretti a bere acqua inquinata perché quella pulita non c'è. Dunque, hai capito? Non sprecarla!". Il lupo si infuriò ma non disse niente, mentre pensava: "Adesso si mette a fare anche il professore, questo stupido agnello! Prima o poi gliela farò pagare".
Passò un po' di tempo. Una notte il lupo, che andava a caccia nel bosco, notò una casetta rossa molto graziosa. Era chiusa ma, fuori, un'insegna luminosa, permise al lupo di dare una sbirciatina all'interno, attraverso i vetri delle finestre. La sua attenzione fu attirata da una fila di bottiglie chiuse da un tappo azzurro e fasciata da un'etichetta con strani segni. Il lupo naturalmente non sapeva leggere ma capì subito che dentro quella bottiglia ci doveva essere acqua speciale e gli venne una voglia matta di assaggiarla. Ma come fare? Nei giorni suc
C’era una volta una bellissima principessa, che viveva in un grande castello e aveva circa venti anni. Non era mai uscita dal giardino del castello, perché quando era più giovane, avevano rapito il suo fratellino. Nonostante le varie ricerche non erano riusciti a ritrovarlo e i suoi genitori le avevano vietato di uscire sola, così non conosceva il mondo e la realtà che la circondava. Abituata fin da piccola a non uscire gli piaceva stare in giardino, ma non si allontanava da sola, restava nella sua ingenuità. Era una ragazza dolce, intelligente, sensibile e timida di nome Alba. Un giorno uscì in giardino a fare una passeggiata e conobbe il nuovo giardiniere. Un ragazzo giovane, della sua età, carino e simpatico che si chiamava Celestino. Ogni giorno gli mostrava un fiore nuovo e tante altre cose belle del giardino. Gli diceva: “Questa violetta è dolce come te, questa margherita è semplice come te”. A lei faceva piacere stare con lui era contenta, ma non usciva mai dal castello.
Un giorno le disse. “Questa rosa è grande e bella come l’amore che provo per te” e lei sorridendo senza dire una parola mostrò il suo amore con un bacio. Un dolce bacio sulla bocca che fu l’inizio di una splendida storia d’amore. Non lo sapeva nessuno, ma si vedevano sempre di più.
Un giorno lui le afferrò la mano e la avvicinò al cancello del giardino. Lei aveva un po’ paura, ma con lui vicino sentiva il coraggio e la sicurezza risvegliarsi. Uscirono dal cancello e l’emozione era così forte che sentiva il cuore esplodere, ma con un uomo così premuroso che l’amava, era contenta.
Il loro obiettivo era essere insieme e felici, ma lui era un giardiniere e lei una principessa così decisero di scappare. A lei non importava chi fosse lui perché lo considerava il suo principe che da qualche tempo aspettava per amare ed essere amata.
S’incamminarono per il paese e Alba era sempre più meravigliata di vedere cose nuove. Cominciarono a vedere anche un po
Era una notte buia e nuvolosa, in cielo non c'era neanche una stella e anche la luna si nascondeva nell'ombra del mistero. Dopo una passeggiata Lia si accorse che stava diventando nuvoloso ed era tardi, così si avviò verso il ponte del lago per tornare a casa.
Era un grande ponte moderno con corrimano e sbarre, sotto c'era una ferrovia protetta da reti metalliche. Lei adorava quel posto pieno di ricordi, fin da piccola lo attraversava con piacere anche se prima era di legno e aveva uno aspetto più antico, ma tutto può cambiare nella vita. Osservava spesso il lago e l'acqua tranquilla le accarezzava il cuore regalandole serenità.
Si fermò un istante, appoggiò le braccia al corrimano del lago, guardando il cielo con un sorriso anche se mancavano le stelle. Dispersa nei suoi pensieri, abbassò la testa e si coprì un attimo il viso con le mani sfiorandolo e sentendosi molto rilassata. Si sentiva sola, in quel'atmosfera notturna, ma con il cuore pieno di gioia e speranza.
Nel lago c'erano due bellissimi cigni bianchi e con il becco arancione, lei non li aveva notati per il buio. Erano un maschio di nome Delì e una femmina di nome Delè. Uno davanti all'altra, piegando il loro lungo collo creavano teneramente un unico cuore e fioriva un profondo amore, immagine spettacolare della natura. Delè era molto emozionata e provava sensazioni bellissime, lui la faceva felice e l'atmosfera cambiò improvvisamente. Il cielo si schiarì, scomparvero le nuvole e le stelle risplendevano con la luna nell'immenso cielo. Se ne accorse anche Lia e si mise a contemplare con serenità.
Delì voleva rendere quel momento ancora più romantico, mostrando a lei il suo splendido volo e cercandole un pensiero.
-Aspetta qui Delè, torno subito!
-Dove vai, non mi lasciare sola
-Vedrai tornerò con una sorpesa!
Delì partì in volo e Lia lo vide subito salire verso il ponte riconoscendo che era un bel cigno, purtoppo sbagliò destinazione e finì incastrato con il corpo ne
C'era una volta un cigno, chiamato "lo Splendido"; un po' perchè era uno degli esemplari più belli, effettivamente, della zona ed un po' per ironia perchè poi, via, negli atteggiamenti e nei modi... se la tirava!
I cigni erano i volatili più belli ed imponenti di quella zona del Necktar, il fiume che bagna la città di Tubinga, e lui, pertanto, sentendosi il più bello tra i cigni aveva facilmente fatto le somme!
Il migliore dei migliori.
Si sentiva il re indiscusso di quella parte di fiume, di tutto il tratto che tagliava in due l'amena cittadina.
C'è un vantaggio, certo, ad essere cigni, ma non bisogna approfittarne perchè gli svantaggi sono in agguato. Ed il nemico era... un ponte.
Tutti i cigni ci passavano sotto; era il modo più semplice per passare da una parte all'altra del fiume, che il ponte divideva. Scavalcarlo era faticoso e passarci attraverso pericoloso.
Non era un ponte piccolo, nel suo interno ci passava l'arteria principale del traffico urbano nonché due ampi marciapiedi dove passavano, specie nel pomeriggio, molte persone.
Ma lui era "lo Splendido" e la saggezza non faceva parte delle sue qualità.
Così azzardò l'impresa che lo avrebbe reso ancora più orgoglioso di se stesso, ed avrebbe messo a tacere anche le battutine ironiche che si facevano sul suo conto: grande, grosso e...
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo, per certe battute che venivano fatte tra i cigni e tra gli altri uccelli del Neckar, decise che era il giorno giusto.
Bhe, insomma, la rabbia lo accecò non poco nel decidere che sarebbe passato attraverso il ponte e che avrebbe anche attraversato la strada per poi planare dall'altra parte.
Lo disse prima di allonanarsi dalla mezza dozzina di cigni che sostavano, stanchi ed indolenti, sotto il ponte, godendone la frescura.
Un breve volo risalendo il fiume per prendere lo slancio, e via.
Il ponte si avvicinava rapidamente, occorreva essere accorti, rallentare mettendo le ali pi?
Ad un certo punto scoppiò a piangere disperatamente, senza risolvere nulla, ma riuscì a sfogarsi. Mentre piangeva, sentì qualcosa cadere e si accorse che era quel libro nero che aveva notato prima in libreria. Asciugandosi le lacrime, si avvicinò chiedendosi come aveva fatto a cadere e senza sapere che quel libro era di sua zia. La sua curiosità la fregò di nuovo, perché aprì il libro nero e vide il disegno di due leoni indemoniati. L'immagine la spaventò un po' e quando presero vita, la terrorizzò. Entrò nel panico totale, i leoni neri ruggivano e si avvicinavano a lei con occhi infuocati. Cercò di avvicinarsi alla porta per aprirla e scappare, ma era chiusa e anche usando la chiave, era bloccata. Si girò, appoggiata alla porta, per vedere cosa facevano e loro si avvicinavano lentamente a passo felpato, ma con aria aggressiva.
Disperata e spaventata, chiuse gli occhi un attimo e mise una mano sul petto, come segno di dolore e protezione. Sentì la collana della madre, che strinse tra le mani e vicino al cuore. Pensava a lei e a suo padre, desiderando con tutto il cuore di tornare indietro nel tempo, per cambiare tutto e vivere felice il presente. Sentiva il calore che emanavano i leoni indemoniati che erano sempre più vicino, finché all'improvviso lei scomparve nel nulla.
Quando si riprese, era nella stessa stanza, davanti alla porta e seduta per terra. Alzandosi fece un giro panoramico con gli occhi e vide che la stanza era completamente diversa. I mobili erano più nuovi, c'erano splendidi raggi di sole che entravano dalla finestra, con le persine spalancate. La cosa che notò poi diversa era che nella culla c'era una bimba neonata e capì che era lei e che quindi era tornata nel passato. La neonata era sveglia, sorrideva e guardava il soffitto, quella grande non si vedeva, ma si sentivano entrambe perché quando la accarezzò sul viso, lei sentì l'emozione di avere accanto qualcuno e lei sentì la stessa cosa sul suo viso, come se una mano
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia