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Favole per bambini

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Il congresso dei Topolini del groviera

Topolino Ghino, candidato unico, al Congrasso del Partito dei Topolini del Groviera, gongolava a sentire gli squittii degli animaletti a lui vicini, anche loro topolini da cavia bianchi, che lodavono la sua immagine sia come topolino di famiglia, che topolino pubblico. Il suo squittire fluido era addirittura riuscito, nel lontano 2010, a convincere un gatto randagio, durante un azione di aggressione per fame nei suoi confronti, delle ragioni del suo far politica. E di come avesse convinto lo stesso gatto, a sentirsi topo, e a fargli da guardia del corpicino. Che poi, con la furbizia del gatto, il randagio si era trasformato in topo gigante, e aveva convinto tanti gatti a fare lo stesso pur di partecipare all'assemblea programata dai topolini.

Topone gatto randagio, era stato a capo della corrente politica più estrema del Consiglio di quartiere dei Gatti di Via delle Panchine, leader legato a una frangia violenta di gattacci che la notte li senti che fanno miaooomiaooo, quanto si graffiano tra loro. E i gatti suoi amici che si erano rifiutati di seguire il suo credo, e quello di piccoli ratti succulenti, si stupirono dalla sua trasformazione e ne erano addirittura schifati. Un gatto topone che fa "Squittao"... mai visto un ibrido così schifido.

Segretamente, Topolino Gone padre di Topolino Ghino, era stato chiamato da Topolino Saggio che condivideva con l'altro vecchio il fatto che era troppo pericoloso, durante il congresso dei Topolini del Groviera, la presenza di strani topoloni, in realtà gatti, che si erano così resi mansueti, guarda caso alla vigilia ufficiale del più grande raduno di appetitosi topolini, programmato nello scantinato della Signora Carletta Carlini, di Via del Buio, numero civico 5 di Paese in provincia di Città, della Regione di Nazione. Topolino Gone ne aveva visti già troppi di topolini presi in trappola da gatti furbissimi, come Gatto Randagio!

E fu così che rischiando la pelle, Topolino Gone e Topolino Saggio

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   0 commenti     di: Raffaele Arena


La strega bambina

Negli strati più bassi della fortezza di Hohenzollern, in una notte in cui le tenebre chiamarono il vento e il vento chiamò a se tuoni e pioggia, si tenne un solenne concilio di Eterne Regine.
Sirias regina delle streghe, chiamò a raccolta tutte le streghe della terra. Una grave minaccia si stava addensando sul loro futuro.
" Sorelle, streghe, regine delle tenebre, mai una così grave minaccia si era accostata a noi.
È giunto un grido di pericolo, un vento amico ce lo ha fatto sentire da un oscuro futuro. Ognuna di noi corre il pericolo di andare incontro alla morte ".
Le streghe stipate all'inverosimile nella fortezza si chiesero cosa mai avrebbe potuto sopraffare il loro potere e il loro regno di tenebre. Nulla nella storia secolare aveva mai rappresentato un pericolo
per la loro stirpe di regine delle tenebre.
" Questa minaccia ha un nome, e il suo nome è Inquisizione ".
Tuoni e fulmini, tempesta e turbine fece coro a quest'annuncio così sinistro.
" Io Sirias regina delle streghe, decreto che dall'odierno anno domini 965 nessuna strega potrà mostrare in pubblico la sua magia ne artificio. Nulla di magico potrà svolgersi alla luce del sole, né potremmo vendere la nostra magia, mettendo così in pericolo se stesse o le altre sorelle. Ciò che ho decretato sarà vincolante per ogni strega. Chi violerà questo comando sarà perseguitata dal consiglio delle Madri Scure ".
Da allora in poi le streghe si mischiarono alla gente comune. Molte di loro smisero di usare la magia e si limitarono a vivere come comuni mortali, in case comuni, come mogli comuni. Sapevano bene che la minaccia sarebbe stata lunga e potenzialmente capace di eliminare ogni strega.
In una sera del 1398 verso la strada che da Orleans portava a Parigi una giovane e spaventata donna correva a perdifiato. I suoi abiti erano stracciati e il suo viso tumefatto per le molte cadute della sua corsa atterrita.
Alla fine cadde a terra senza forze.
Elisabett percorreva la stessa strada.

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   0 commenti     di: luigi granito


Sottovoce

Solo le sue lacrime dolci faceva gustare alla gente che la circondava. Soltanto sottovoce sapeva parlare quando voleva chiedere qualcosa. Qualcosa semplice di solito, una domanda da bambina. Persino le cose che noi altri le diciamo gridando, lei le diceva sottovoce come se parlasse a se stessa.

E fu cosi anche quell'estate per una volta ancora. Neppure il suo "grido" di aiuto nessuno ha mai udito su quelle spiagge addormentate che riposavano vuote e stanche dalle orme lasciate dai piccini vicino ai loro enormi castelli che il vento trasformava in sabbia e con se' li portava via lontano.

Fu gelosa per una sola volta anche lei. Gelosa di quel volo, quell andar via lontano della sabbia mentre senza capirlo si allontanava dalla riva tenendo sempre lo sguardo fisso su quelle nuvolette cosi' libere! Sentiva un piccolo dolore, una tristezza, perche' non era anche lei cosi leggera da poter spiccare un volo simile.

Cosi' il suo appello non lo senti' proprio nessuno. Solo le onde che la circondavano e l'abbracciavano stretta stretta con le loro braccia celesti e tiepide. Le parse d'essere accolta da una compagnia di bambini che la invitava a giocare. Voleva bene ai bambini e con tutto il cuore si fece portar via dalle quelle onde. Sorridendo gli chiese sempre sottovoce: - Allora, voi dove andate? Portatemi con voi!
Non ci fu neanche una goccia di mare a rifiutarle la sua compagnia...

Si fece sera un po più tardi. Il vento si calmo' e la spiaggia era di nuovo pronta ad accogliere i castelli del giorno dopo...



C'era una volta

"C'era una volta..."
"Una volta quando?"
"Una volta, tempo fa..."
"Ma una volta una volta o una volta ieri?"
"No, direi una volta di tanto tempo fa."
"Ma diresti o ne sei sicuro?"
"Certo piccino che ne sono sicuro. C'era una volta, tanto tempo fa..."
"Ma sai che tanto tempo fa non significa nulla?"
"Come non significa nulla? Tanto tempo fa è tanto tempo fa."
"Già, ma per te che sei vecchio tanto tempo fa può voler dire, per esempio, cinquant'anni fa, ma per me che son piccolo, anche due anni sono tanto tempo fa."
"Accidenti che bambino puntiglioso. Allora diciamo: c'era una volta di tanto tempo fa, verso il milleduecento..."
"Perché verso il milleduecento... era il milleduecento o il milleduecentoventi o il millecentonovanta..."
"Perché non provi a chiudere gli occhi?"
"Perché mi piacciono le cose precise."
"C'era una volta, nel milleduecentoventidue... un principe che viveva nel suo bellissimo castello, ma era sempre triste perché non trovava una principessa..."
"Cioè, questo tizio, pieno di soldi e per giunta principe, si permette anche di essere triste. E allora il pescivendolo cosa deve fare, suicidarsi?"
"No, il pescivendolo non si suiciderà, ma io potrei strangolare te se non taci!"
"Certo papà, hai ragione."
"Allora: c'era una volta..."
"Papà."
"Sì, cosa c'è ancora?"
"Vai a dormire, che sei stanco."

   11 commenti     di: Rocco Burtone


Enrica, solo per Sophie

Ciao Sophie, sono Enrica. Ricordi? La formica un po' sciupona.

l'ultima volta ci lasciammo che, sconfitte le legionarie mi girai e...

tutte le formiche del prato mi avevano circondato: legionarie, le formiche del mio nido, c'era il Grillo Saggio, la coccinilla. Tutti insomma mi stavano guardando.
Timorosa chiesi:
-Che ho fatto?-
Il Grillo Saggio mi si avvicinò e sollevandomi urlò:
-Enrica la nostra salvatrice, urrà per Enrica-
-urrà, urrà, urrà- gridarono in risposta tutti e poi si sentì dire
- Viva Enrica, la Regina di tutto il prato-
-mettimi giù- ordinai al grillo- Io Regina?- esclamai stupita

Sì, cara Sophie, sono diventata Regina di tutte le formiche, da non crederci! Vero?
Eppure eccomi qua, in carne ed ossa... si fa per dire.
Sono già sette mesi che regno e ti assicuro che è piacevole essere Regina. Nel mio campo è pace assoluta, tutti si vogliono bene e non esistono più contrasti. C'è solo una piccola formichina che si chiama, guarda un po' che strano, si chiama Sophie, proprio come te. È una birbona, sempre in giro, non ama tanto lavorare, ma io la lascio fare. L'ho nominata agente segreto dell'ordine di sua maestà... non si sa mai...
Ah dimenticavo, tra un po' trasferiremo il nostro nido su una collinetta con vista a est... un bijoux, sei invitata all'inaugurazione.

   4 commenti     di: cesare righi


La farfalla Fru Fru

Non c é peggior sordo di chi non vuol sentire

Non conta cosa e come dici qualcosa, conta chi hai dinnanzi.
Puoi dipingere il mondo dei colori più belli che conosci e chi ti ha ascoltato riuscire a vedere solo il bianco e nero.
Puoi sorridere e gioire della vita e chi ti osserva riuscirà a scorgere solo la tua frivolezza.
Puoi diffondere parole di pace e chi ti ascolta penserà che sei solo un altro pazzo che vorrebbe cambiare il mondo.


Primitiva io? Disse la testuggine alla farfalla FRU FRU.

Ma cosa puoi saperne tu, piccolo fiore che vola, cosa vuol dire appartenere ad una grande dinastia. Tu sei semplicemente un fiore che ha la fortuna di muovere i petali e volare.

No Tuga, hai frainteso io appunto dicevo che le testuggini hanno alle spalle millenni di storia, pensa che siete gli animali più antichi del mondo, eravate presenti già all'epoca dei dinosauri. Perciò mi sono permessa di dire che le tue sono origini primitive.

Disse la farfallina sorridendo, nella speranza d'essere compresa.

Basta frivola farfalla, tu non puoi capire cosa vuol dire appartenere ad una stirpe antica e nobile come la mia. Stai zitta.

Non riuscirò mai a farti comprendere cosa volevo dire. Disse FRU FRU. Sei talmente prevenuta che mi sembri quasi sorda, sai come si dice non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, mai proverbio è stato più azzeccato di questo.

Vai, vai vola via fastidiosa farfalla, mi hai molestata abbastanza per oggi, vai a svolazzare sui fiori di campo e restaci, restaci per sempre, io non ho piacere nel vederti.

La farfalla scoppiò a piangere disperata, non era nelle sue intenzioni offendere la grande Tuga, voleva semplicemente rivolgerle un complimento. Ma la tartaruga era grossa quanto ottusa, e aveva frainteso le docili parole della giovane farfalla.

Puà una coccinella amica della vecchia testuggine, aveva assistito al deplorevole frainteso, cercò di spingere Tuga alla ragione dicendo:

Tuga hai trattato male qu

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   0 commenti     di: Cleonice Parisi


Il desiderio più grande

Amore mio stavo camminando in riva al mare quando dalla sabbia ho visto venir fuori una di quelle lampade che si usavano una volta. Incuriosito mi sono chinato a raccoglierla e con mio grande stupore ecco che da essa è venuto fuori un genio che mi ha detto che avrebbe esaudito tre miei desideri... per prima cosa ho chiesto tanta ricchezza da poter vivere serenamente il resto dei miei giorni... poi ho aggiunto anche una grande villa in riva al mare e poi mi sono fermato a pensare... lui mi ha chiesto giustamente quale fosse il mio ultimo desiderio ed io senza esitare ho preteso che tornasse tutto come adesso perchè ora ho una donna stupenda che mi ama e grazie a lei ho conosciuto il vero sapore della felicità... con lei vicino non ho bisogno di niente per essere felice... il genio mi ha guardato e con un tenero sorriso di compiacimento è sparito nella sua lampada...

   9 commenti     di: Vincenzo Renda



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia