Era un pino solitario, se ne stava sulla collina dominando tutta la vallata.
Svettava poderoso, la sua immaginabile altezza sfiorava i 60mt. Una moltitudine di aghi raccolti a coppie di due disegnavano la chioma in una forma conica perfetta;
dal possente fusto, non temeva nulla. Non vi erano bufere o tormente che potessero piegarlo.
Ogni tanto qualche boscaiolo tentava di abbatterlo per farne legna da ardere, ma l'accetta, seppur usata con forza non scalfiva minimamente quella bruna corteccia.
Erano passati centinaia di anni e tante generazioni si erano tramandate la storia del magico pino, nessuno avrebbe pensato di riuscire ad abbattere quel magnifico esemplare. Fu così che si dimenticarono di lui.
Passarono ancora cento e cento anni, il pino divenne riparo per uccelli ed ogni forma di vita campestre.
Il tempo non lo segnava minimamente, poderoso era e poderoso restava.
Nelle fredde notti invernali, quando la neve lo ricopriva, si ritirava in se stesso chiedendosi quale fosse il suo destino, perché ne era certo, lui non era un albero come gli altri.
-Io sono nato per un motivo, la mia vita ha uno scopo.
Passarono le ere, guerre e devastazioni, la collina si impregnò del sangue degli uomini morti in battaglia.
Urla, grida e disperazione accompagnarono la sua esistenza, ma nessuno riuscì mai ad abbatterlo o a segnarlo minimamente.
Lo sconforto iniziò ad avere il sopravvento su di lui, non si capacitava di tutta quella malvagità che albergava sulla terra.
Era stanco, il suo amore per gli esseri umani iniziava a vacillare, ma era impotente, non sapeva che fare per poter aiutare quella terra devastata.
Una notte si accorse che in cielo non brillava nessuna stella, la luna era scomparsa, eppure doveva essere proprio lì, sopra alla sua immensa chioma. Non vi era nessuna nuvola, ma il firmamento era scomparso. Improvvisamente una luce lontana si evidenziò sempre più viva, non aumentava di circonferenza, ma solo di intensità.
Un lampo improvviso e
Era un giorno di estate, una giornata splendida tutto era perfetto per la piccola Meri.. quando arrivò una lettera da suo padre che diceva che sarebbe tornato per il suo decimo compleanno, lei era molto contenta, non vedeva suo padre da più di un anno, ecco si avvicina il suo compleanno, Meri era molto felice, durante la sua festa gli arriva uno scatolo grande con un fiocco rosa, lei molto contenta lo apre sapendo che il regalo era di suo padre, aprendo il regalo iniziano ad uscire molte farfalle di tutti i colori palloncini colorati, e poi ecco il regalo un cucciolo bellissimo, lei però si guarda intorno ma non vede suo padre, ed ecco sentire una musica arrivare da molto lontano lei vede una torta tutta rosa piena di candeline, era felice vide che dietro quella torta enorme c"era suo padre che le sorrideva e le cantava buon compleanno Meri, lei felice di tutto questo chiese al padre:Papà adesso vai via di nuovo? la piccola meri aveva paura di riperdere suo padre, ma lui gli rispose:no piccola mia papà resterà per sempre con te, ed è cosi che vissero felici e contenti
Non creder che a un grande dolore corrisponda l'ira del cielo,
talvolta è il contrario,
si vogliono segnalare strade speciali a cuori meritevoli ma addormentati.
Quando un anima dorme,
a svegliarla non saranno i falsi credo del vivere,
che ne saprebbero solo prolungare il sonno all'infinito.
A risvegliare i cuori scende il semplice dolore.
Solo questo pungolo avvelenato,
risveglierà
il coraggioso condottiero addormentato nel tuo cuore.
Solo attraverso il suo risveglio saremo in grado di vivere davvero.
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Prendi questa lampada.
Disse una vecchia donna, alla giovane Lima.
E sappi custodirne il tesoro, non esistono nel vivere preziosità uguali al suo inestimabile valore.
Lima raccolse la piccola lampada e ridendo disse:
Non sarà mica la lampada di Aladino, strofinandola viene fuori il genio?
La vecchia donna non ascoltò neppure la sua domanda, e dandole le spalle sparì come ingoiata dalla fitta nebbia del sottobosco, portando con se la vecchia lanterna che Lima portava con se.
Vecchina, vecchina, che fai, così mi lasci al buio?
Non vedo nulla, non puoi fare così, ti sei presa la mia lanterna accesa, per lasciarmi questa vecchia lampada spenta. Aspetta...
Disse urlando.
E la voce della vecchina ormai lontana sussurò:
Accendi la tua lampada.
Lima, cercò nelle tasche un cerino per accendere la sua lampada, il buio era talmente intenso da farle mancare il respiro, ma le sue tasche erano vuote ed un profondo sconforto la colse.
Immediatamente tre piccolissime lucine presero a girarle intorno, ed altrettante tante piccole voci incominciarono a parlarle:
Lima, ciao sono Sara.
Lima io sono Leda.
Ciao Lima, io mi chiamo Forny.
Erano talmente tante le voci che Lima invece di sentirsi rincuorata dalla compagnia e dalle lucine, prese a coprirsi le orecchie terrorizzata.
Vedi si è spaventata.
Disse Sara
Era una caldissima giornata d’estate il sole brillava nel cielo e si rispecchiava nelle acque del laghetto che si trovava al centro del parco. Era un parco molto grande con un immenso prato ricamato di fiori, stradine e giochi per bambini.
Nel centro del parco c’era un formicaio pieno di formiche. Tutte uscivano a procurarsi il cibo tranne una: piccola, innocente, impaurita e chiusa in se stessa che non poteva nascondere il dolore e l’umiliazione che provava per quello che non riusciva a fare. Il pensiero che l’affliggeva, nel vuoto di solitudine, era: “Ci vorrebbe un amico per dimenticare il male”, ma poi ripensandoci sentiva che l’unica vera amicizia era in se stessa perché solo lei capiva ciò che provava.
Nel parco c’erano anche altri insetti come delicate farfalle variopinte, vivaci api che volavano accanto ai fiori, zanzare che pungevano, moscerini e mosche fastidiosi. Grilli e cavallette che saltavano ovunque, scarafaggi, libellule e altri. Ma nessuno la poteva aiutare.
Un giorno, nonostante sapeva quanto fosse difficile, decise di rischiare provando a uscire dal formicaio insieme alle altre. Risalì alla superficie, mise le zampe fuori dal formicaio e mentre il sole la accecava sentiva il cuore battere forte. Le altre si allontanarono velocemente per cercare qualcosa da mangiare, ma lei entrò nel panico girando a destra, a sinistra e continuando a cambiare direzione. Piccolina e con un gran cuore ma si sentiva dispersa in un mondo immenso.
Intorno a lei c’erano solo ciuffi d’erba corti e fiori profumati dove vide le sue simili non lontano e decise di raggiungerle, ma mentre lo faceva un bambino che giocava li accanto senza accorgersene la stava per schiacciare, per fortuna non successe nulla di grave perché riuscì a nascondersi sotto un sasso che era vicino. Appena raggiunse le sue simili preoccupate l’aggredirono cacciandola di nuovo nel formicaio. Lei con il cuore spezzato, una gran delusione e una profonda disperazione ci
Posata su un ramo di un albero, una piccola farfalla, faceva invidia al sole. Volava verso mondi infiniti. Era primavera, lei adorava la primavera più di chiunque altro. Girovagava per la città, sfiorando un muro che cambiò colore al suo battito d'ali... La chiamavano ''La farfalla della fortuna''. Nessun'altra farfalla riusciva a competere su di essa. Aveva un dono speciale a portata con sé. Riprendevano vita le cose se c'era la sua presenza. Andava verso un posto che veniva chiamato da tutti ''L'angolo del paradiso''... È dove i sogni potevano scambiarsi in realtà. È dove potevi giocare, senza essere ripreso. È dove gli occhi riuscivano a vedere al di là di ciò che vedevano. Era un posto dove bastava guardarsi negli occhi per riconoscersi. Nulla veniva definito ''assurdo'' o ''strano'' lì. Era un mondo che ancora sfuggiva alle persone. Era un mondo ancora non inventato. Bisognava creare lì e avere abbastanza immaginazione. Delle ciliegie appese a un ramo di un albero, che ti si sciolgono in bocca. L'odore della libertà. Il dolce suono degli uccelli che cantano. Lo sguardo tra un padre canguro e sua figlia. Lo scivolo dell'amore. Si intravedeva dopo, In un vicolo stretto, un piccolo fiume, nascosto tra gli alberi. Dove riposava nell'acqua, una rana dall'aspetto buffo e amichevole che ondeggiava per il fiume in tranquillità... C'era anche Berri, che era un piccolo criceto che nell'Angolo di Paradiso, viene conosciuto come il ''predatore di stelle''. Ogni volta, quando cala la notte, lui esce dalla sua tana, e con gli altri suoi amici, va alla ricerca di stelle. Come le persone si nutrono di sogni, lui invece, si nutre di stelle. Le catturava. Adora le stelle, perchè come spesso dice, viene ''capovolto'' da loro. Spesso, lui insieme agli altri suoi amici, incontrava Elly. Una fata, che disegnava le nuvole, oppure le colorava. Saltellava su di esse. Queste nuvole erano per lei una ''casa'', un ''rifugio''. Quando dormiva, grazie al vento che spingeva d
[continua a leggere...]Una notte, all'apparenza come tutte le altre, era la notte di Halloween.
Nella foresta l'orso si era travestito da scheletro e il lupo da mummia.
Durante quella notte un cinghiale, che era nella sua casa, aveva così tanta paura che quando suonarono alla sua porta pensava che ci fosse uno Zombie.
Pensava che intorno alla casa ci fossero delle mummie.
Al cimitero, però, c'erano degli Zombie veri. Uno di essi s'incamminò verso la casa del cinghiale e bussò alla porta.
Il cinghiale disse: "Smettila scimmia!"
Ma in realtà non era la sua amica scimmia e lo capì quando la porta si aprì.
"Se tu non sei la mia amica scimmia, allora chi sei?" Disse il cinghiale.
Lo Zombie rispose: "Mi chiamano tutti zombie."
Il cinghiale, dallo spavento, scappò via per sempre e lo Zombie capì che quella era una bella casa quindi poté stare li per sempre.
Napoli.
È uno dei primi giorni di dicembre. Già si avverte l’atmosfera delle festività natalizie: i negozi e le strade hanno iniziato ad addobbarsi.
Questa città, com’è noto, ha una sua particolare affezione al Natale, consolidatasi nel corso dei secoli. Nonostante il progressivo decadimento dei valori e degli usi ad esso connessi, resiste e persiste l’attaccamento dei suoi cittadini alla festa più sacra dell’anno, che trova il suo fulcro principale, la sua sublimazione, nella preparazione e nella cura dedicata all’allestimento della sua rappresentazione che si concretizza con il Presepe. Raffigurazione che si tramanda da otto secoli, da quando Francesco d’Assisi realizzò la prima ricostruzione vivente della nascita di Gesù, nel paese reatino di Greccio.
Questa sacra riproduzione conserva ancora a Napoli tutto il suo intenso significato, che ha prodotto una plurisecolare tradizione del Presepe, a cui hanno contribuito anche artisti di talento. Intorno alla “Sacra Famiglia” si sono creati gli scenari più diversi e collocati i personaggi più disparati, in aggiunta a quanto descritto nel Vangeli di Luca e Matteo ed in alcuni vangeli “apocrifi”, frutto della fantasia e della creatività dei napoletani.
Potevano rimanere immuni da questa magica e mistica atmosfera, i nostri due ineffabili “filosofi” napoletani: Gennaro Platone e Ciro Aristotele, già protagonisti di altre curiose e strampalate vicende?
Certamente no!
Cerchiamo, allora, di scoprire qual è il loro atteggiamento ed il loro “profondo pensiero” sulla festività dell’anno per antonomasia.
È un lunedì, giorno di chiusura settimanale della pizzeria di Ciro. Sono le undici circa di una giornata autunnale in cui il sole si alterna alle nuvole in un naturale gioco di rimpiattino.
Ciro e Gennaro, come sono soliti fare spesso, passeggiano tranquillamente per le vie del centro di Napoli, discorrendo, a modo loro, del più e del meno.
“Né Ci
Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie
Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia