C'era una volta, una principessa di nome Genevieve insieme alle sue due sorelle:Dalia e Jasmine.
Dalia amava tanto lo sport:golf, volley ecc.
Jasmine amava molto la musica.
Ma Genevieve amava la danza la sua unica passione.
Un giorno al compleanno della sorella minore, Dalia, scoprì un mondo magico che partiva dalle mattonelle della loro stanza raffigurate con fiori.
Il regno della danza era agibile solo per 3 giorni.
Le principesse danzarono fino all'alba la prima sera, poi per loro diventò un'abitudine e così andarono sempre lì.
L'ultimo giorno Genevievè era dispiaciuta:voleva stare lì in eterno ma non le fu possibile.
Il giorno dopo il regno scomparse, la principessa era così disperata ma lei sapeva che aveva portato una cosa magica da quel magnifico posto, un dono che rimase solo per lei! La danza!!!
Nella grande cucina del cuoco brillo, ma non troppo, stanno succedendo cose davvero straordinarie.
La prima è la visita inaspettata di Alice, la sua nipotina, accompagnata da un' altra bambina, più o meno della stessa età.
Gli utensili, le posate, i piatti, le pentole e soprattutto un piccolo tegamino ed il cucchiaione applaudono felicissimi a questa vista.
Il cucchiaione:
- Che bella sorpresa, finalmente sei tornata mia principessina!
Alice:
- Perché principessina?
Il cucchiaione:
- Perché sei bellissima, con quelle guancette tutte rosse e paffutelle e poi, quei tuoi occhioni azzurro mare, mi ci tufferei.
Alice:
- Grazie del complimento, ma non esageriamo.
L' altra bambina sentendosi ignorata non riesce a trattenere delle lacrime, una di queste cadendogli sul mignolo esclama:
- Asciugaci su! Vedrai che in questo bel cucinone c' è posto anche per te, anche tu sarai principessina, perché la grazia non ti manca davvero.
Infatti il primo ad accorgersi di lei è proprio il cuoco, che rivolgendosi ad Alice chiede:
- Chi è questa bella bambinetta?
Alice:
- Paoletta, anche lei è tua nipotina, che ancora non conosci, mia cugina, figlia di zio Peppe.
Il cuoco brontolando:
- Oh Peppe, Peppe figlio mascalzone! Ma lasciamo perdere, venite ad abbracciare il vostro nonnino.
Le bambine non se lo fecero dire due volte e gli saltarono al collo, abbracciandolo e baciandolo. Il cuoco emozionato spese anche lui delle lacrime, che se ne stavano buone buone fra le candide palpebre. Poi si accorse della sua fiaschetta, la prese e versò il liquido di Bacco, detto anche sangue di toro, nel suo calice e se lo tracannò in un sorso solo. Poi rivolgendosi di nuovo alle bambine e a tutti gli astanti, compresa la spesa che era già sul tavolo da lavoro, dice:
- In seduta stante ho deciso di farmi nominare da voi Re della cucina, e facendo di questa cucina il mio Regno. Alice e Paoletta saranno così delle vere principessine
Giorgy era una piccola nuvola di Sole che volava alta sopra le montagne. Era di un colore
bianco candido e aveva l'aspetto di un batuffolo di cotone. Il suo passatempo preferito era
quello di cambiare forma: una volta era un aeroplano, un'altra era un elefante mentre subito
dopo diventava una palla.
Era felice di essere una nuvoletta perchè questo le permetteva di vedere il mondo dall'alto,
ma soprattutto di volare: a chi non piacerebbe volare liberi per il Cielo?
Un giorno, mentre a forma di pappagallo schiacciava un pisolino sul cocuzzolo più alto di
una montagna, le si avvicinò un'altra nuvola dall'aspetto piuttosto diverso da quelle che di
solito stavano accanto a lei. Era infatti grigia, molto lunga e quando si fece più vicina si
accorse che era anche fredda. "Dovete andare via di qui!" Disse la nuvola grigia.
"Perchè?" Rispose Giorgy. "Non do fastidio a nessuno e stare qui mi piace"
"Adesso arriveranno tante nuvole come me e non ci sarà più posto nè per voi e nemmeno
per il Cielo Azzurro. Dobbiamo fare il nostro lavoro. Quando avremo finito potrete ritornare,
se il Sole sarà d'accordo"
Giorgy, impaurita, si girò verso la sue amiche, e si rese conto di essere rimasta molto
indietro: loro infatti si erano allontanate insieme al Cielo Azzurro. L'aria si era fatta
d'un tratto fredda e il Sole non si vedeva quasi più, mentre tutto il Cielo attorno a lei si era
fatto grigio, carico di nuvole di pioggia.
Giorgy si trasfornò così in un missile e volò veloce verso le sue compagne. Ci mise quasi
mezz'ora, ma alla fine, stremata, riuscì a ruinirsi al gruppo.
"Perchè ci hanno cacciato?" Chiese con un filo di voce al Cielo Azzurro.
"Perchè questo è il momento in cui c'è bisogno di loro. Vedi, Giorgy, il Sole non può
rimanere fermo in un posto per troppo tempo. Tu sei appena nata, e ancora non sai come
vanno queste cose, ma io ti garantisco che è così che deve andare."
"Ma a me piaceva dormire sulle quelle montagne: ora dove and
In un bel giardino campagnolo, s' ergeva severa ed imponente una bellissima Magnolia, con fiori che parevano fiocchi di neve e stelle del firmamento messe insieme.
L' abitavano e ne facevano parte due spiritelli:
Fierino, che somigliava ad un farfallino, con la faccetta di bambino, dignitoso assai e carino.
Costantino, ancora più severo, anche se ad egli somigliante, ma non affatto carino nella sua perseveranza e cocciutaggine.
Nel guardare quei fiori, ognuno s' incantava, e qui, fra i due spiritelli, comincia la rivalità di chi è il merito di sì tal bellezza.
Fierino:
- Grazie a me, che ne ho avuto molta cura, che quei fiori oggi sono così bianchi e portentosi.
Costantino:
- Ma che dici! Tu che non hai mai pazienza, le dai un po' d' acqua o che so io, e subito scappi dalla tua amichetta qui vicino.
Fierino:
- Non mi piace il tuo atteggiamento, se tutti l' ammirano e grazie a me che la ispiro.
Costantino:
- Ma non farmi ridere! In che cosa tu la ispiri poi?
Fierino:
- Sono bello e leggiadro da un visetto bianchino con le guance belle rosee, ispirandosi a me, si sforza d' esser uguale e ci riesce.
Costantino:
- Ma guarda che sei un bel vanitoso e testardo!
Fierino:
- E no, il testardo sei tu.
L'intervento della Magnolia stessa, detta anche stellata, fa un po' azzittire questi due spiritelli:
- Su via, voi due fatela finita, siete entrambi della mia linfa e di tutto ciò che sono. Eppoi voi non mi date niente, nemmeno l' acqua, perché se non me la manda il cielo, con le sue nuvole nere e minacciose, c' è un buon cristiano in casa, che con un sistema moderno m' innaffia ogno volta che ho bisogno. Pelandroni! Vergognatevi tutti e due.
Hai trovato proprio Costantino a far dietro front, comincia con la sua stessa madre piante, e dice:
- Cara mia, io sono lo spiritello della tua bisnonna, non hai nulla quindi da insegnarmi.
La Magnolia:
- Ma sei veramente un grande maleducato. Non vedi come ci gu
Il vecchio camminava lentamente per i viottoli del parco cittadino con la bimba al fianco. Una pesante artrosi lo costringeva in una posizione ripiegata in avanti. Si muoveva lentamente sostenendosi con un bastone. La bimba, Alessia, lo teneva per mano e lo allietava con la sua fresca ingenuità. Lei voleva tanto bene al nonno, e lui adorava la piccola nipotina che chiamava la mia farfallina.
Era una bella giornata di primavera. Qua e là nel parco numerose persone passeggiavano godendosi la bella giornata di sole, chi a piedi chi in bicicletta chi perfino a cavallo. Due passerotti si inseguivano in acrobatici quanto incontrollati voli, finirono proprio per incrociare lo sguardo basso del nonno. Egli rimase per un momento disorientato, agitò le braccia spaventato, perse l'equilibrio e finì per cadere in avanti.
"Nonno!" Gridò la piccola. L'uomo mise avanti le mani e rotolò goffamente sul fianco lasciando cadere il bastone. La piccola gli girava attorno spaventata, non sapeva cosa fare, il nonno era troppo pesante per lei. Arrivarono subito in soccorso una coppia di giovani che stavano facendo jogging.
"Tutto bene signore?" Lo aiutarono ad alzarsi.
Uno dei due giovani inforcò delicatamente gli occhiali al vecchio e chiese di nuovo,
"Tutto a posto?"
Il vecchio abbozzò un sorriso, "Tutto liscio. Liscio come l'olio."
I due giovani spolverarono con le mani la giacca del vecchio e dopo un rassicurato sorriso ripresero la loro corsa rigirandosi più volte.
"Che paura che mi hai fatto nonno."
"Va tutto bene piccola." Rispose lui ancora in affanno.
Lei lo fissò puntando l'indice alla tempia e chiese, "Cosa vuol dire liscio come l'olio?"
Il nonno sollevò per lo stupore le sopracciglia, "Non sai cosa vuol dire liscio come l'olio? Quindi non conosci la storia della principessa Margarina?"
La bambina con le braccia dietro la schiena ondeggiò due volte sui fianchi "no..." disse con un filo di voce, cogliendo la gravità del fatto.
"Vieni sediamoci su quel
Ci troviamo in un bel bosco, alquanto selvatico, ove la presenza umana è poco gradita.
Un albero quasi millenario, senza capigliatura alcuna, essendo già novembre, si candita a sindaco del bosco.
I conoscenti e i coabitanti lo conoscono come onesto, senza pecche, e non vigliacco; almeno fin qui.
Prende la parola, aprendo la bocca in mezzo al tronco e facendogli da naso un ramoscello, anch'esso senza foglie, e da occhi vispi due nodi. Mentre tutt'intorno è tutto spoglio e quasi già tutto candido.
Il candidato:
- Credete a me, che sono una quercia millenaria, miei coabitanti e conoscenti! Il nostro vero nemico, il numero uno, è l'uomo, che intorno a noi tutto strugge, per i propri interessi; magari per quattro soldi manda tutti noi all'altro mondo.
Dei consensi, con qualche applauso, arrivano da qualche daino, cervo e porcospino, da qualche volatile e una libellula.
Ma quest'albero maestoso e fiero non si arrende e riprende:
- Ebbene, voi sordi, senza orecchie e senza vista; non v' è bastato l'accaduto dell'estate scorsa, quando proprio un omo incosciente lasciò una cicca accesa vicino a dei ramoscelli secchi, provocando un grande incendio e distruggendo ettari ed ettari di questo nostro amato bosco?
A questo punto gli applausi furono veramente tanti, infatti nel frattempo si erano avvicinati altri animali, e anche le conifere intorno ed altri alberi posero attenzione e plaudivano.
Il candidato più coraggioso ancora:
- Se voi mi votate come vostro sindaco, e primo coabitante o cittadino, come dir si voglia, vi garantisco che tutto ciò non accadrà mai più.
Gli astanti, fatti di essere semplici, e come dire, creduloni, come tanti pecoroni, votarono quest'albero forzuto ed imbroglione.
Al momento del dunque, quindi, fu fatto sindaco, con tanto di carta bollata. Cosa seppe fare?
Si lasciò segare, senza protestare affatto, fino al midollo e cadde da un lato, senza più linfa né vita.
A questo punto si fece vivo Cincillino, il s
C'era una volta un tempo in cui mare e cielo erano luoghi separati da un confine invisibile che, a pelo della superficie dell'oceano, era stato tracciato, per dividere l'aria dall'acqua.
In quel tempo, i delfini del mare guardavano le aquile in volo e le aquile in volo guardavano i delfini del mare, senza potersi mai incontrare.
Spesso si invaghivano gli uni delle altre e viceversa, ma non trovavano il modo di poter vivere questo sentimento, perchè la separazione dei mondi ne impediva l'incontro e la diversità dei corpi non consentiva agli uni di entrare nel mondo delle altre.
Qualcuno di loro osava superare i limiti dei mondi e dei corpi: le aquile talvolta si tuffavano in mare, ma appena giunte in acqua rischiavano di affogare, così ritornavano in volo e restavano ad asciugare le loro piume sulle nuvole, piangendo; i delfini a volte balzavano così in alto che sembrava loro di poter raggiungere le nuvole, ma appena sfiorate, si ritrovavano a precipitare violentemente tra le onde del mare e rimanevano negli abissi a curare le loro ferite.
Si dovevano entrambi arrendere, perché cambiare il loro essere o superare i confini dei loro mondi non era la strada dell'Amore.
Questo fino a quando venne un giorno speciale, un giorno in cui un Aquila vide un Delfino balzare leggiadro a pelo d'acqua e il Delfino rimase incantato nel mirare l'Aquila volare nell'alto del cielo. Fu uno sguardo magnetico e fulmineo, senza proferire respiro né quesito nei loro cuori. Senza neppure rendersene conto, si sentirono molto vicini l'uno all'altro, uniti nel loro sentire, senza avvicinare i loro corpi.
Il Delfino riusciva a percepire la brezza del vento che spira al di sopra delle nuvole e l'Aquila riusciva a sentire la freschezza delle acque come se fosse tra le onde del mare. Ne furono rapiti, senza paura e senza muovere una cellula del loro corpo, si ritrovarono amanti e compagni nel mondo di mezzo, quel non luogo sopeso tra il cielo e il mare.
Quest
Questa sezione contiene storie e racconti su fate, orchi, giganti, streghe e altri personaggi fantastici
Le fiabe sono un tipo di racconto legato alla tradizione popolare e caratterizzata da componimenti brevi su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, giganti e fate. Si distinguono dalle favole per la loro componente fantastica e per l'assenza di allegoria e morale - Approfondimenti su Wikipedia