username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti sulla natura

Pagine: 1234... ultimatutte

Vercingetorige

Vercingetorige



Vercingetorige manifestò la sua presenza in modo subdolo, silenzioso e del tutto indifferente, secondo il costume di quelli della sua razza, cosicché non ci si può render conto da quanto tempo ci fanno onore delle loro visite se non quando hanno deciso che la nostra casa è di loro gradimento e val la pena d'insediarvisi stabilmente.
Comparvero, dapprima, dei minuscoli granellini neri in un angolino tra i più nascosti tali da far pensare a un segnale di progressivo disfacimento della casa; tuttavia essi erano troppo piccoli e ad un attento e ravvicinato esame non parevano contenere sostanze che potessero essere ragionevolmente appartenute ad un muro, seppur in stato di disgregazione costante.
Successivamente, e prima che si fosse trovata una spiegazione plausibile ai granellini neri, si manifestarono curiose deformazioni lungo i bordi della credenza, piccole cavità, sgraffiature, quasi minuscole erosioni che furono, di volta in volta, imputate ai tarli, all'usura e ai detersivi, persino all'imperizia e all'inettitudine delle donne di casa, cosa questa che provocò tonanti battibecchi, ma non alla presenza di un membro della nutrita specie di Vercingetorige.
Fu stabilito di cambiare il senso di marcia dell'intero sistema pulente, il tipo di detersivo e persino la credenza; non si riuscì a cambiare le donne di casa, né a modificare il loro grado di perizia nettante, né a renderlo totalmente innocuo, così che non si fu mai certi d'aver fatto le cose con scrupolo e ci si aspettò, da un momento all'altro, la comparsa di ulteriori segni del proprio ignavo agire.
E i segni comparvero, in forma di oscure avvisaglie più che mai indecifrabili; circostanze, apparenze, sgattaiolii, visto non visto, m'era parso, residui, sgraffignature di avanzi incustoditi, rumorini, crepitii, sfrigolii, scricchiolii, chi sarà stato? e la bizzarra metamorfosi di Cesare, il vecchio soriano sornione e gabbamondo che da qualche tempo aveva preso a dormire con

[continua a leggere...]



Pulcio è un gatto con la zeta

PULCIO È UN GATTO CON LA ZETA


Pulcio è un gatto con la zeta. È bianco e nero, rimasto nella crescita un micio di piccola corporatura, esile e dal musino minuto. Un po’ strabico da un occhio, e tale piccolo handicap gli conferisce uno sguardo un po’ sognante, un po’ stupito (o stupidino?) ed anche il merito di avere sul suo libretto di salute addirittura un cognome, pure doppio: Strabichini Ronfoni, di cui il secondo è facile capire a quale delle caratteristiche gattesche si riferisca. Giunto a casa anni fa, trasportato in una scatola, salvato dai cortili sporchi e unti di un antico ospedale della Torino barocca, fu sistemato nella camera più grande e ambita dall’altro gatto di casa, già da due anni ospite della stessa dimora. Pulcio dovette stare in quarantena, proprio perché era appunto un sacco di pulci e di funghi: parassiti vegetali e animali infestavano la sua pelliccia e diventavano un pericolo per tutti gli abitanti della casa. Pericolo non scongiurato poiché tutti dovettero sottoporsi a frequenti lavaggi di Pevaril a causa di un diffuso contagio.
Così trascorse queste prime settimane un po’ isolato e col privilegio di soggiornare e intanto crescere nella stanza più elegante. Guarito e inserito trionfalmente e ufficialmente in famiglia (consapevole l’altro gatto che non sarebbe più stato l’Unico, il Solo, il Meraviglioso, ma ben deciso a non cedere tutti questi titoli nobiliari), non ci mise molto a farsi ben volere, anche appunto dal sovrano assoluto, sua Maestà Mirtillo, un bel trovatello tigrato dagli occhi verdi, di maggiori dimensioni e senz’altro più astuto o per lo meno maggiormente conscio del fatto che un gatto deve agire sempre a proprio vantaggio, contrariamente all’indole più bonacciona e sprovveduta di Pulcio.
Pulcino, affettuosamente detto (ma in questo caso il piccolo della gallina non è un riferimento), si pose fin dai primi tempi in una posizione di pseudo-subordine al gatto più anziano, più che

[continua a leggere...]



Aegusa, poesia del mare

E ritrovo l'antico incanto di riflessi di luce sui muri delle case edificate con pietra viva strappata al mare, intessuta di conchiglie e coralli, cavallucci marini e pesci dai mille colori, segata tra le onde già da schiavi e operai cotti dal sole, sbarcati sull'Isola da galee o velieri.
Le stradine lastricate, le gradinate, i vicoli che improvvisamente s'aprono su piazze, salotti di'incontro e conversazioni, con i vecchi edifici che osservano stupiti torme di turisti variopinti nell'abbigliamento, di tutte le età, abbronzati, perché in quest'aria che riflette sull'acqua, anche all'ombra s'acquista il color del bronzo dorato!
E la Chiesa grande che fa da sfondo, con la sua Madonnina dei pescatori, tutta bianca, e la tonnara con i suoi archi ogivali e i giardini sul fondo di cave di tufo ove crescono i limoni a riparo dalla salsedine che tutto impregna e rende sapido! E la vita a misura d'uomo, fra la spesa giornaliera e il porto ove ogni giorno piccoli pescatori vendono la faticosa mercanzia che ha il gusto autentico del mare e... il mare, oh il mare! Occhio color zaffiro sotto la volta celestina, specchio dell'anima innocente dei fanciulli nella trasparenza delle acque che strappa sospiri e ansiti di commozione, nel suo abbraccio gelato, timore e amore coinvolgente nel rimescolio del sangue, nella sensazione di sentirsi vivi e fortunati, nel salmodiare lodi a Chi tutto dispose per la felicità dell'uomo.
E il dolce Favonio che lievemente agita le palme donando il ritmo della danza ancestrale, della sinuosità di membra nude nel vento.
E l'abbaglio degli occhi, organo privilegiato da tanta bellezza che pur tuttavia nutre l'orecchio nel silenzio vivificato dalla natura, dalla risacca, dal strepito dei gabbiani, dallo stormire degli alberi e dall'allegria di grida di bimbi che scherzano con le onde.
Anche l'olfatto si sfama d'aromi d'alghe vive e mare, antichi profumi che si spandono per le stradine carichi di spezie e capperi che con eleganza germogliano

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: anna naro


La Natura

Nella nostra vita la natura con i suoi spazi verdi, la sua abbondanza di tutti
i suoi fiori e colori é la cosa più bella che Dio ha creato. È importante la Natura, almeno il rispettarla come ammirarla. Nei suoi paesaggi ergono al sole, si elevano con i loro arbusti e le foglie, gli alberi che sopravvalgono su tutto
ciò che li circonda. I fiumi scorrono; veloci, che sembrano creare piccole onde del mare. Gli uccellini che cantano sui rami, echeggiando, e sbattendo le ali con i loro colori ed allegria creano un'atmosfera bellissima. Questa é la natura, così meravigliosa quanto anche pericolosa. Ma io l'amo tanto così com'é, mi piacerebbe essere un pittore e dipingerla in un quadro, ma credo che sarebbe uno spreco, perché é talmente Bella da poterla solo ammirare dal vivo.



Parlando del vento

Il mio migliore amico è il vento. No, il mio migliore amico era il vento. Lui abita, no, lui abitava lungo la riva del fiume Ticino, proprio all'angolo del delta, prima che diventi Maggiore. Se riesco, vado a trovarlo ogni giovedì, anche se lui ormai non vive più là. Allora mi è corretto dire che andavo ogni giovedì a trovarlo! L'ha stabilito lui, no dico, di non vivere più là e delle visite del Giovedì, aveva stabilite pure lui quelle, diceva, e dice ancora forse, credo, che va più d'accordo con Giove; tra tutti i pianeti che suggestionano i giorni della settimana, è quello che lo fa sentire più equilibrato! Mi sussurrò che la luna lo rende troppo capriccioso, ci ha provato a controllarsi, ma niente da fare, se disgraziatamente, appoggiava il piede sul lago, in quel dì, improvvisamente cominciava a voler abbracciare tutte le foglie degli alberi, ma poi si stancava e cominciava a penetrare il fiume stuzzicando i pesci che poi l'annoiavano, quindi insultava gli uomini che passeggiavano lungo la riva, ma presto lo stufavano pure quelli e allora se la prendeva coi i fili d'erba, ma questi non si ribellano mai, perché sono troppo corti per cui diventano seccanti, come i rami privi delle foglie. No troppo lunatico di lunedì! Il Marte del giorno dopo lo rende troppo nervoso, e pensare che evita di bere the è caffè, anche perché se poi s'inquieta veramente, esaspera senza sosta tutti i cespugli intorno, che a loro volta, riempiono l'aria di lamenti che aggiunti ai suoi ululi pare proprio un giorno di lutto... insomma un campo di battaglia dopo una guerra! Mercoledì, parrebbe un giorno calmo, di quelli che ambasciator non porta pena, ma "è tutto un bluff" mi bisbigliò lui! Mercurio gli fa fare di quei viaggi a vuoto, tra una sponda e l'altra, "che non ci si può neanche farsene un'idea!" Sempre, a suo mormorare, lo sfinisce quel "mediare", troppe liti, troppa fatica. E che dire di Venere? La chiama " la ciabattona" e si, perché il mio a

[continua a leggere...]



L'isola Margherita

L'isola Margherita è lo specchio del mondo.
Qui le contraddizioni convivono, ora stridenti ora in simbiosi.
Angoli di paradiso, ove la natura si esalta protagonista assoluta ed incontaminata.
Cumuli di immondizia, sterpaglie, marciume e scheletri di pesci e conchiglie vomitati dal mare.
Nella laguna salata le mangrovie galleggiano su zattere di radici contorte sulle quali si avvinghiano bianche conchiglie di perle.
Dai rami pendono radici come proboscide, si immergono nell'acqua alla conquista di nuovi spazi.
I pellicani squarciano l'aria coi loro becchi maestosi e volteggiano leggeri tra i corridoi della laguna.
La percorriamo a bordo di barche logore, spinte da un motore nauseabondo e rumoroso.
La mia sembra che faccia fatica a tenersi a galla, che si inclini, ma l'acqua è placida e le mangrovie che ci sfiorano alleviano la paura.

A riva spazi aridi e polverosi, qualche povero chiosco con gente che si industria a vendere conchiglie e collane di perle di poco valore.

Cammini su un sentiero polveroso e all'improvviso ti appare, come fosse una visione sotto il sole cocente, una spiaggia immensa ove cammini su un tappeto di piccole conchiglie colorate a varie tinte.

Poi nuovamente terra, rossa ed arsa, trapunta di alberi di cactus spinosi e cespugli che non temono il sole opaco e cocente.

Il nastro d'asfalto corre irregolare e senza ripari per spazi sconfinati per un'isola, attraversa improvvise oasi di curati giardini ove il verde si esalta tra i fiori e l'acqua che zampilla.

Alberghi lussuosi ed edifici di cemento rompono l'aperto orizzonte, tra una corona di case basse e povere.
Ovunque bambini e ragazzi che con un sorriso insistente tendono le mani; auto d'epoca con i vetri affumicati e i sedili in pelle sgualciti; pullman senza porte con i vetri ricoperti di nastro adesivo.
Si respira a fatica un'aria acre, afosa e calda che sollecita le narici e brucia la pelle, mentre giri incuriosito tra vetrine variopinte e bancarelle consumate d

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Ettore Vita


Una beffa pelagica

Il golfo di Genova ospita una nutrita comunità di pescatori, sia professionisti che dilettanti: tutti i tipi di pesca vengono esercitati con discreto successo. Come tutti i pescatori anche io porgo particolare attenzione agli avvenimenti che si riferiscono a questa attività, soprattutto nei mesi di frenetica attività alieutica, come nei mesi in cui c'è il passaggio dei tonni. In questo racconto, ispirato da un fatto realmente accaduto alcuni anni fa, mi riferisco però solo alla pesca dilettantistica, anche se praticata con potentissime pilotine o fisherman superattrezzati.
Ovviamente, anche fra i dilettanti esistono diverse categorie di pescatori, per esempio quelli che vogliono battelli veloci per raggiungere per primi la zona di pesca o quelli che si accontentano di velocità inferiori ma validi anche per una traina leggera sotto costa. Esistono poi gli stakanovisti, in mare da prima dell'alba a notte inoltrata ed i furbazzi, che si accodano a pescatori esperti od anche tengono accesa, persino in ufficio, la ricetrasmittente CB nei canali 10 e 16 per poter avere di prima mano notizie su dove sono state localizzate le prede più ambite, questi furbazzi sono generalmente "furesti du b..." come diciamo a Genova e possiedono le imbarcazioni più veloci, magari immatricolate in Svizzera.
In una calda giornata all'inizio d'agosto di qualche anno fa, a causa di una distorsione alla caviglia ero confinato nel mio attico e passavo il tempo leggendo, guardando il mare con il telescopio dal terrazzo o sdraiandomi nella piscina gonfiabile del figliolo, 2 metri di diametro, opportunamente riempita di acqua riscaldata dal sole. Per compagnia tenevo accesa la ricetrasmittente nei suddetti canali in quanto forse mio cugino, che era andato a pesca nel suo gozzo, mi avrebbe chiamato per combinare una bella cenetta sul terrazzo col pescato, se era copioso. Quasi appisolato al tepore del sole, una voce stentorea che chiedeva assistenza mi svegliò del tutto.
Mi avvici

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti sulla naturaQuesta sezione contiene racconti sulla natura, gli animali, piante e fiori