Lo sapeva, l'aveva sempre saputo: sarebbe arrivato il momento di pareggiare i conti.
"Non si va al mare in inverno", continuavano a ripeterle, ma lei sapeva bene che non era così. L'amore rinnega le stagioni, il tempo e, forse, anche il nome: come si può ingabbiare in un nome quello che lei provava? Lui c'era sempre per lei, ascoltava e rispondeva, dava e pretendeva e, in qualche modo, non la tradiva mai: si somigliavano troppo, nel profondo, nel nero d'abisso di acqua e di parole, nel fare instabile d'onda e d'anima, nel perpetuo movimento di andata e ritorno. Lo sentiva suo in tutto, anche nel nome, quell'amputazione innaturale che lo relegava a semplice elemento: mare e non a-mare. Una misera vocale, dimenticata, che tutto stravolgeva: l'immensità ridotta a spazio, circoscritta, costretta in fianchi di terra dai quali, solo raramente, osava liberarsi. Provarci, ogni tanto, non serviva a molto; rompere quei confini costava troppa fatica, troppa voce, troppa forza, per poi tornare all'apparente calma, alla conta dei danni: acque torbide e scogli consumati.
Come lei, ora, consumata e ingrigita, apparentemente calma. Ma era li, con lui, per lui, a pareggiare i conti, a rendergli l'avuto e a riprendersi il dato: come da accordo tacito, come era sempre stato.
Si tolse le scarpe e le calze, puntellò la mano sinistra sulla sabbia e fece leva per alzarsi: era arrivato il momento. Prese in mano il barattolo e gli andò incontro: un raggio, di timido sole invernale, colpì il vetro. Fu un attimo, solo uno; un'ultima, tenue scintilla che si consumò lesta, come il senso di quelle parole, incise nell'anello. Si guardò il dito, spoglio; l'ombra più chiara era ancora evidente. Avrebbe dovuto toglierlo prima. Ma prima quando?
Non aveva più importanza.
Aveva trovato il posto giusto, finalmente, in cui riporlo: il barattolo blu, blu come il mare.
Doveva solo capirlo.
Si guardarono come sempre, senza sfida, senza rancore, sapevano entrambi che era l'unica cosa da fare. Si avvicinò alla riva, lentamente, e in lui si immerse. Sentì il suo abbraccio forte, freddo ma rassicurante: non era il primo e, forse, non sarebbe stato neanche l'ultimo. Guardò il rozzo scrigno per l'ultima volta, si assicurò che fosse chiuso bene e lo lanciò lontano, il più possibile, dove il blu del vetro si confuse col colore dell'acqua.
Lo seguì con lo sguardo per un po', lo vide dondolare, annaspare, sparire e riemergere: ballava a ritmo, come il suo cuore.
In un attimo sparì.
Immobile, immersa fino ai fianchi, lei aspettò.
Le sentì arrivare piano, calde, lente, come se stessero salendo dai piedi: stava mantenendo la promessa.
Lui si riprendeva il suo sogno, e le restituiva le lacrime.
"Per sempre" fu inghiottito.
Rimase inciso in un anello
rinchiuso in una bara
tra le braccia d'acqua
e di vetro blu.
Due parole, d'acqua e sale.