Eccomi tornato da Medjugorje.
Sono cambiato, oppure sono lo stesso?
Perché adesso mi soffermo di più ad osservare le persone sorridenti, colgo la dolcezza delle voci, le attenzioni prestate, mentre prima osservavo tutto ciò come qualcosa che non potesse riguardarmi.
Al massimo potevo pensare: "se sorridono sono felici. Buon per loro e fortunati i vicini!". Troppo spesso sono stato testimone di sorrisi resi orfani della gioia e dell'amore. Ora, per la prima volta, associo il sorriso con la felicità.
Lì, a Medjugorje ho conosciuto Vicka (si pronuncia Vizka) la mistica del gruppo dei sei veggenti che hanno visto e parlato con Maria, Regina della Pace.
Davanti a me ho visto una donna di statura media, dalla corporatura robusta ma magra. Era vestita con una maglietta bianca a girocollo con la mezza manica, mentre un tradizionale blu jeans le ricopriva le gambe.
I capelli corvini e lunghi legati ordinatamente dietro le spalle, la carnagione chiara, un volto acqua e sapone privo di trucco e di gioielli. Solo una fede d'oro nell'anulare sinistro ogni tanto luccicava sotto i riflessi del sole mattutino.
Quello che vedevo mi riportava alla semplicità e alla schiettezza: il linguaggio, i sorrisi, i baci lanciati con il palmo delle mani, i saluti ai fedeli oscillando delicatamente le mani. Osservandola attentamente nulla mi dava la sensazione che quella donna fosse una persona provata duramente nella malattia.
Ma, poi, chi racconta di essere ascesa con la Maria, Regina della Pace alla volta del Paradiso, di essere stata nel Purgatorio e nell'Inferno avendo per guida la Madre del Signore, non può essere una persona comune.
Questo spiegherebbe l'ora di preghiera di Vicka compiuta a mani giunte davanti al volto, mentre un sorriso lunghissimo non le impediva di parlare senza che le sue labbra emettessero suoni udibili (io ero a due-tre metri di distanza ed ho potuto cogliere molti particolari, compreso il movimento della lingua senza che le labbra venissero coinvolte in quel dialogo riservato quanto misterioso).
La preghiera era appena iniziata è già qualche fedele cadeva docilmente a terra, altri toccavano il suolo piegati sulle ginocchia, qua e là pianti liberatori rendevano più commovente la preghiera. Ed io cosa potevo fare se non pregare di più e meglio rispetto a quanto fatto prima di allora? Ero consapevole che l'Amore di Dio si stava manifestando. . .
Stavolta avevo una possibilità straordinaria: quella di raccomandare ad una mistica che riceveva quotidianamente le estasi mariane, il presente ed il futuro di mio figlio, i suoi pensieri, i suoi desideri, le sue azioni. Mi sarebbe bastato mettermi in fila e avrei raggiunto il mio obiettivo.
Ma davvero Vicka era l'unica che poteva occuparsi del bene di mio figlio? Perché le mie preghiere non sarebbero bastate? Rinunciare a quel colloquio sarebbe stata pura follia. L'idea di essere un po' folle mi seduceva troppo. Così, rinunciai. Senza tanti ripensamenti.