Quella mattina fu trattenuto in casa da un imprevisto. Rimase a letto più del dovuto, il suono del campanello lo svegliò. Ancora assonnato aprì la porta.
Una fata gli comparve dinanzi! Non credeva ai suoi occhi ma era li, con i suoi lunghissimi capelli biondi, gli occhi azzurri, lo sguardo semplice e soave.
L'espressione, offuscata da una leggera patina di tristezza, chiedeva di lui.
Tremava come una foglia trasportata dal vento e da ciò che occupava la mente.
La fece entrare e le offrì quel che aveva e nel frattempo parlarono a lungo.
Le fece molte domande. Ad alcune lei non rispose: vecchi segreti rimasero ben custoditi.
Un nodo alla gola rallentò la parola, il cuore urlava dentro il petto e gli occhi dicevano ciò che le labbra non potevano proferire. Poi scivolarono tra le braccia di Morfeo felici, esausti e sereni.
Volli rubare avidamente alla natura una delle rare bellezze effimere che di tanto in tanto essa ci offre. La imprigionai come ricordo, mettendo al sicuro nella memoria quel'immagine affascinante ed esplosiva: un fascio di luce che sfuggiva al nuvolone grigio. Rimasi stupito da tanta magnificenza che potevo contemplare ogni volta lo desiderassi. Nutrivo così ogni mattina i sensi e lo spirito.
Al risveglio, un fiore di campo sul candido cuscino
salutava il nuovo giorno e la sua assenza.