Il sasso era un sasso.
Lo prese tra le mani come fosse diamante.
Lo porse in quelle piccole e tremanti pronunciando la formula.
Fu seppellito vicino l'albero dietro lo steccato. Uno, due, tre... Al passo otto e ce ne vogliono trenta per arrivare al bosco.
Morì in Ottobre. Il 9 alle tre del pomeriggio. E lei non era lì, mentre chiamava il suo nome e cercava una mano da stringere.
Arrivò alle undici, sera inoltrata.. Tutto passato... Solo immobilità e lamenti e insetti e silenzi.
Pochi giorni nel riflesso e la riflessione sulla consapevolezza d'un vuoto pieno e un'ossessione precorreva i suoi pensieri. Il sasso, al passo otto. Le sue mani ormai grandi, i suoi capelli lunghi...
Uno, due, tre... otto!
Scavò...
Un sasso, seppellito nell'abbandono di un ventennio, in quel periodo di doveroso distacco dalla famiglia per l'affascinante indipendenza.
Un pensiero fisso, soave, importante, sacro.
Il sasso non era lì e lei pianse.
Dormì poco. Mangiò poco. Si sentiva stranamente bene, però, poiché sapeva che l'involucro era rimasto in terra per tornare alla terra e il suo spirito allo Spirito, all'Energia del Tutto, intorno a lei, con lei, in lei.
Tornò in città, dopo aver fatto un bagno nell'acqua gelida senza sentire freddo, in novembre ormai, il 5.
Il mare era calmo e la spiaggia deserta.. pensava allora" così.. si, così, come quando venivo ad amarti sola in te immersa, con te dentro, che le lacrime sono sale e acqua, che sono lacrima ora..."
Tornò nel cemento, con lo spirito in subbuglio, il mare ancora addosso e l'improvviso schiaffo assestato del gelo cittadino come accoglienza senza nuvole.
Il sasso...
In fondo lo aveva 'trovato' perché in fondo lo aveva cercato... non lo aveva dimenticato.
Un anno passò.
Andò a trovarla...
Omaggi, un fiore, onore alle spoglie.
Racconti a pezzi, che non c'era bisogno di parlare tanto, che lei avrebbe capito, come sempre.
Saluti, un bacio alla foto... il pianto senza sospiro.
Il sogno quella notte...'Quei corridoi come del catasto, uffici comunali anni cinquanta, viavai di gente, porte speculari e di legno e vetro smerigliato a gocce irregolari...
Lei era lì, nel corridoio, vicino ad una porta, con accanto un bambino di qualche anno, seduti davanti ad un enorme libro, e lei che la chiama..."nonna..."
Lei alza appena gli occhi, mette l'indice davanti alle labbra e sussurra appena, appena: "Sssst, ora non posso ho da fare, sto lavorando!"'
Il soprassalto ma il respiro è calmo e senso di dolcezza infinita nel cuore.
Senza spiegazioni che non fossero quelle già assaporate nei fortunati anni accanto a quella creatura nobile, sorrise richidendo gli occhi al grano che si muoveva lieve sotto i palmi grandi e piccoli, alle risa e il profumo del mosto e l'erba alta.. Un vento che ti danza dentro e fa volare in alto, una mano grande e una piccola, un amore forte e un sasso.