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Rifiuti Cimiteriali
Dicono che quando stai per morire, tutta la tua vita ti scorre davanti. Miliardi di istantanee si stampano su i tuoi occhi, un riassunto iper-veloce della tua esistenza.
Credo che morirò nel giro di qualche minuto e vi assicuro che non c'è nessun cazzo di riepilogo dei miei giorni. L'unica cosa che vedo è questa porta bianca con la vernice che si scrosta. La maniglia è un po' arrugginita. Un enorme cazzo stilizzato disegnato con un pennarello nero. Sembra un'enorme pagina incompleta di un fumetto. La didascalia nell'angolo dice: Ingoio tutto e lo prendo in culo. Un numero di telefono, un nome: Marytrans.
Se mi avessero rovesciato un secchio pieno di vernice addosso probabilmente sarei ridotto nelle stesse condizioni. Sfortunatamente, per me, non è questo il motivo per cui sono imbrattato di una sostanza rossa e appiccicosa.
Ho ricevuto due coltellate al centro della schiena e una più sotto dove c'è il rene destro. Altre due sul davanti all'altezza dello stomaco. Il sangue sta uscendo copiosamente dal mio corpo. Se ci fosse una telecamera sopra il soffitto, una ripresa dall'alto di questo cesso e questa fosse la scena di un film, sicuramente sarebbe uno dei quei momenti che solitamente si definiscono macabri. Forse quando stai per morire, ti si amplificano i sensi. Lo penso perché non ho mai sentito l'odore di urina così forte. Mi penetra nelle narici e scava fino al mio cervello. Odore del mio piscio, quello che mi sono fatto nei pantaloni, mischiato a quello di altri uomini entrati prima di me. Anche il tatto sembra amplificato. Questo pavimento, pieno del mio sangue, che tocco con le dita della mia mano, sembra entrarmi dentro, come se stessimo per diventare una sola cosa. Sarebbe stato più divertente morire con le dita immerse in una figa bagnata, immagino sarebbe stata molto più gratificante questa sensazione di unione definitiva, ma questo lusso non mi è stato concesso, mi tocca morire su questo lurido pavimento, d'altronde cosa mi aspettavo?
Mentre si muore il cuore dovrebbe rallentare, fino a fermarsi definitivamente, invece a me sembra che non sia mai andato così veloce. Sembra di avere la cassa di una canzone techno sparata al doppio della velocità normale dentro il petto.
Se provo a parlare, gridare, non esce nessun suono dalla mia bocca. Come se la mia voce invece di uscire, rientrasse dentro di me per dirmi: "Inutile che gridi tanto non serve".
In effetti non c'è nessuno che potrebbe venirmi a salvare. Sono nel bagno del locale di un mio amico, il mio migliore amico. È incredibile come riesco a pensare a lui ancora in questi termini, visto che è stato proprio lui a ridurmi in questo stato.
Sono rimasto come al solito fin dopo la chiusura. Nel locale regnava quell'aria di desolazione che si respira soltanto alla fine di un sabato sera. Bottiglie e bicchieri vuoti lasciati sui tavolini. Il ricordo del vociferare di persone, intente a dimenticarsi per qualche ora della loro squallida vita, era ancora presente nelle mie orecchie. Quei bicchieri erano come conchiglie in cui invece di sentire l'eco del mare, potevi sentire le chiacchiere di gente sbronza.
Tony stava chiudendo le saracinesche e mentre lo faceva mi ha detto di preparare due strisce belle grosse di cocaina sul bancone. Le abbiamo tirate di getto, dopo di che Tony ha preparato due Scotch e abbiamo brindato con il sorriso sulle labbra e il gusto di coca che scendeva nella gola. La mia vescica era piena di birra trasformata in piscio e sono venuto in questo cesso a svuotarla. È difficile difendersi mentre stai pisciando e tieni il tuo uccello tra le dita, soprattutto non ti aspetti delle improvvise coltellate alla schiena dal tuo migliore amico. E pensare che la storia dell'umanità insegna che sono sempre le persone a cui vuoi più bene che ti fottono.
Io e Tony siamo cresciuti per strada. Tra noi c'era quell'amicizia che si instaura soltanto quando c'è di mezzo la comprensione. La comprensione di essere entrambi degli emarginati figli delle strade desolate della provincia. Io mi sono sempre barcamenato tra lavori precari e arrotondavo spacciando cocaina nel pub che Tony era riuscito ad aprire, dopo quindici anni di risparmi accumulati lavorando in fabbrica.
Lui non era contento che sfruttassi il suo locale come base per i miei affari sporchi, ma alla fine mi lasciava fare, perché sapeva che i rischi erano minimi per lui. Sapeva che mi sarei accollato tutta la responsabilità se gli sbirri avessero ficcato il naso nel suo locale.
Sto morendo in questo in cesso dove praticamente ho passato la maggior parte degli ultimi dieci anni della mia vita. È qui dentro che davo le bustine di coca. Erano soprattutto i figli della Upper-Class che venivano da me. Avevano gli occhi iniettati di voglia di polvere bianca. Ma non era la voglia disperata che leggevo negli sguardi dei ragazzi del posto. Era piuttosto la fame viscida di chi è pronto a divorare gli altri senza pentimento. A 'sti stronzi non importava che gli facessi pagare la coca al doppio del prezzo. Pagavano, tiravano e puntualmente tornavano da me.
Ammetto che squallidamente in questo bagno mi sono scopato anche qualche tipa che non poteva pagarmi in denaro. Si concedevano e io mi prendevo la loro dignità, ma in fin dei conti non ho mai pensato di essere una persona buona, non c'era d'aspettarsi di meglio da me.
Qualcuno si accorgerà della mia assenza, ma non troppi. Era qualche giorno che dicevo in giro che me ne sarei andato via da questo posto. La gente farà due più due e penserà soltanto che sono effettivamente sparito senza salutare nessuno. Commenteranno con un "classico del suo stile" e mi archivieranno tra le cose a cui non si pensa più.
La vista mi si sta annebbiando come se avessi una cataratta fulminante. La mia vita si sta dissolvendo, mentre quel cazzo disegnato sulla porta del cesso sembra che da un momento all'altro debba schizzarmi addosso il suo disprezzo.
Forse è proprio vero che tutta la vita ti passa davanti. Proprio per questo mi ritrovo qua ora: non c'era posto migliore in cui poter calare il sipario sulla mia esistenza.
Non riesco nemmeno ad essere così arrabbiato con Tony, inizio quasi a pensare che avrei fatto la stessa cosa, se solo mi fosse venuta in mente prima che a lui.
Non voleva dividere la vincita con me. È questo l'unico motivo plausibile a cui posso pensare. Di sicuro non mi ha accoltellato perché tre anni fa sono andato a letto con la sua ragazza. "Tanto ci stavamo lasciando." È questo quello che mi ha detto dopo avermi spaccato il naso.
No, il vero motivo è: quei dieci milioni di euro vinti a quel cazzo di Super Enalotto. Ho sempre pensato che tutti quei soldi in una volta sola potessero far impazzire. Specialmente se a vincerli sono quelle persone che dalla vita non hanno avuto molto oltre alle umiliazioni quotidiane. Tutti quei soldi possono dare alla testa, farti perdere il senso di quello che è giusto o sbagliato. Quindi per questo non riesco a fargliene una colpa troppo grande a Tony. Ha perso il lume della ragione, tutto qui.
Quel cazzo di biglietto l'avevamo comprato insieme, ma non è insieme che ci godremo la vincita. Come diceva quel film? " Ne resterà soltanto uno"
Continuo a sentire Tony trafficare di là, mentre mi sto lentamente dissanguando.
L'altro giorno mi aveva fatto vedere, ridendo, i sacchi dei rifiuti. Glieli aveva consegnati il comune. Si erano sbagliati e sui sacchi c'era la scritta "RIFIUTI CIMITERIALI". Tony aveva detto "E cosa ci dovrei mettere dentro, un cadavere?" Una frase veramente profetica, non c'è che dire. Mi viene quasi da ridere, ma non ne ho la forza.
C'è sempre un momento in cui si presenta una strada da prendere nell'esistenza di una persona. Dieci anni fa il mio amico Ivan mi aveva proposto di seguirlo in Argentina e di cambiare vita. Ho saputo che adesso lui ha famiglia ed è felice, mentre io beh... sono qui insomma.
Tony riapre la porta del cesso. Come immaginavo: in una mano tiene uno di quei sacchi, nell'altra mano ha un'accetta. Non so dove l'ha presa, magari l'ha portata da casa. È probabile che avesse pianificato tutto e che questo gesto non sia frutto di un raptus improvviso. Immagino che voglia farmi a pezzi. Pezzi che poi infilerà nel sacco e butterà da qualche parte. Non credo che sia un piano infallibile per lui, ma non è che mi importi molto se verrà beccato. Insomma a me non è che ormai mi cambi la vita. Sono ancora vivo mentre sento la lama dell'accetta infilarsi nella mia gamba sinistra, la sento arrivare fino all'osso. Non fa nemmeno tanto male. Solo un leggero fastidio, come una mosca che si posa al centro della tua tv mentre stai guardando un porno con Jenna Jameson.
Ecco l'ultimo pensiero che mi viene in mente. Quando mi sarebbe piaciuto scopare Jenna Jameson.
Addio.
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0 recensioni:
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- Ah, dimenticavo, Auguri Antonio per un felice anno nuovo e sta alla larga da certi posti.
Ahahahah!
Ciao
- Ed io mi chiedo: conciato così come hai fatto a scriverlo? Ah, credo di conoscere il tuo amico, è forse il proprietario dell'Antic..., Eh, amico mio, quello non è un posto affidabile, peccato tu l'abbia scoperto troppo tardi. Ma il grande errore è stao quello di non affidare la schedina ad una terza persona (fidata, già ma dove la trovi?), quindi cosa mi resta di dirti? "Condoglianze!"
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