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Il cielo sopra di noi
Tramonto e alba si amalgamarono insieme, prendendosi per mano. "Miracolo di Dio" pensò Irene. Lei osservava incantata e il suo cuore gioiva di tale bellezza. Era maggio; il cielo era tinto di un rosso fuoco fiammante con sfumature bianche e azzurrine.
L'aria fresca della sera era avvolta dal profumo delle rose e dall'odore delle Robinie in fiore. E, mentre un treno fischiava nella sera, Irene pensava che il suo treno l'aveva perso tempo addietro. Udiva ancora la voce di Gianni che la supplicava, pregandola di ripensarci. La implorava di non lasciarlo se no per lui sarebbe stata la fine. Ricordava ancora l'irruenza del fiume che irrequieto e burrascoso come i suoi pensieri gli scorreva accanto. Irene rivide il sentiero che conduceva al ponte per attraversare il fiume e sul muretto del ponte, Gianni, in bilico, che stava cercando il coraggio di gettarsi in acqua.
Irene cominciò ad urlare a squarciagola: "Gianni, fermati, ti prego, non fare pazzie!".
Gianni la guardò con quei suoi occhi azzurro mare, limpidi e cristallini e, mentre era in bilico sul muretto, un istante "Déjà vu" gli attraversò la mente.
Questo fotogramma di vita gli parve di averlo già vissuto forse in una vita precedente.
Si gettò nelle acque del fiume, mentre Irene osservava impotente. Gianni però ebbe un attimo di ripensamento e con tutta la sua forza lottò contro la corrente fino a raggiungere la riva.
Ormai erano passati due anni ed Irene da quel giorno non seppe più nulla di Gianni.
Nessuno l'aveva più visto, neppure i genitori di Gianni avevano avuto più sue notizie.
Era come se fosse sparito nel nulla.
I giorni fluivano lenti. Irene diventava sempre più donna. Capelli lunghi e neri, occhi grigi e piccoli seni che come mele acerbe s'intravedevano sotto la maglietta trasparente e, ogni volta che passeggiava in strada, vedeva gli occhi degli uomini che la divoravano come fosse una preda da cacciare.
Irene aveva conosciuto Gianni in vacanza; l'estate in Calabria era caldissima, si riusciva a trovare un po' di refrigerio solamente immergendosi nell'acqua limpida e azzurra del mar Ionio, camminare sulla spiaggia a piedi nudi durante il giorno era come camminare sui carboni ardenti; Irene e Gianni, nonostante tutto, camminavano mano nella mano sulla spiaggia quasi deserta. La sera avvolgeva i loro teneri cuori; tra i due era nato un tenero amore.
I loro corpi si attraevano come due calamite; Irene ricordava ancore la sua prima volta, quando fece l'amore sulla spiaggia con Gianni, era la notte di San Lorenzo, una notte magica. Il mare e le stelle erano stati testimoni della loro prima volta. Quella notte, Irene, toccò il cielo con un dito; quel cielo, illuminato da miliardi di stelle, bello e limpido che splendeva sopra la sua terra. Quella terra che, Irene, amava tanto, allo stesso modo con cui amava Gianni.
Gianni era un ragazzo di ieri, capelli neri e occhi castani, con un fisico asciutto, scattante e con un'aria triste che lo accompagnava sempre.
La spiaggia quel giorno era zeppa d'ombrelloni che brulicavano come alberi di Pioppo in aperta campagna.
La gente seminuda era sdraiata al sole o immersa nell'acqua azzurra del mare d'Agosto a godersi il meritato riposo vacanziero.
I due camminavano sulla spiaggia e avanzando pian piano giunsero alla casa d'Irene.
La casa d'Irene era situata a pochi metri dal mare,
una palazzina bianca circondata da oliveti; la casa delle vacanze d'Irene. Arrivati d'innanzi ad essa Gianni salutò Irene con un lungo bacio dandole un appuntamento per il giorno dopo davanti al "Gabbiano azzurro".
Il giorno dopo baci, abbracci, saluti e lacrime; era prossima l'ora della partenza.
L'Estate era finita; le vacanze erano ormai un lontano ricordo.
Irene era salita in treno per far ritorno nella sua terra d'adozione: la Lombardia; ma il suo cuore restava incatenato lì, nella meravigliosa Calabria, dove aveva conosciuto la felicità innamorandosi di Gianni.
Irene s'era convinta che quest'amore, fosse la continuazione dell'amore vissuto nella vita precedente.
Irene credeva nella reincarnazione dell'anima e aveva la convinzione che la sua anima fosse tornata da lei per educarla a seguire il suo cuore, tralasciando la ragione, e insegnandole a guardare solo con gli occhi del suo cuore. E, visto che gli occhi erano lo specchio dell'anima, anima e cuore fondendosi insieme divenivano un unico spirito; quello spirito eterno e libero che si avvicinava sempre di più a Dio.
Le stagioni s'inseguivano incessantemente; i giorni, i mesi e gli anni volavano via.
L'estate era finita, ma i ricordi erano ancora vivi in lei.
Gianni era vivo più che mai nella sua memoria; Irene, quando si sentiva triste, pensava a lui ed era certa che sopra di lei ci fosse una nuova vita. Guardava il cielo, quel tetto luminoso che sovrastava il mondo, che tanto affascinava gli uomini e pensava che noi siamo solo piccoli frammenti nell'immensità che sovrasta il mondo.
Il cielo sopra di lei era immenso; l'amore per Gianni era infinito.
Irene era sicura che un giorno o l'altro l'avrebbe rincontrato, se non in questa vita in un'altra...
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