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Racconti su problemi sociali

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La sera del 23

Ramon stasera (ore 19. 30-20. 00), 23gennaio, la temperatura più o meno la potete intuire, ha già bevuto e ha dei puntini rossi sul viso non per il vino ma per via della sacrosanta voglia soddisfatta in quel luogo repressivo che è la sauna gay giacché ormai quello è l'unico modo, poco originale per altro, di fingere a Emily la propria serenità riguardo quella particolare sfera, non certo sessuale, quanto affettiva e l'affetto disinteressato di un maschio che tradisce la propria donna non lo puoi equiparare con l'interesse, più simile a un mutuo, di una donna tipo Emily - finto matrimonio cattolico in chiesa come tutti, o quasi, i pecoroni della penisola del mare Nostrum - che avrebbe voluto un amante come Ramon solo per non aver mai avuto l'inflessibilità di non sposare un marito come il marito che s'è beccata, manco si trattasse di un ceppo virale (eo virile) raro e il suo interesse, adesso, è salvaguardare la propria condizione di donna serena e moglie grata ai continui mal di testa non suoi ma del marito - ai cui malori improvvisamente femminili, lei non fa una piega proprio come ogni camicia (naturalmente di lui) dopo le sudate e solerti stirate (ovviamente di lei) vaporose e linde - via per chissà quali appuntamenti con fantomatici gruppi e capi di ufficio, in camicie che resteranno lapalissianamente in riga con le righe blu del motivo su sfondo azzurrino, anche se sottoposte alle torsioni del busto (con il palmo della destra schiacciato sul dorso della sinistra e il palmo sinistro stretto sulla rotula destra della gamba accavallata e pendula), ai riavvolgimenti del busto per guardare indietro, in fondo alla sala e fingere di cercare invisibili colleghi-amici pur di non scegliere la più smaccata ma onesta e coraggiosa voglia di urlare al mondo Ehi, sono qui! Vi avverto che non mi state notando come dovreste! e anche la sudorazione nervosa dorsale del tessuto pigiato tra la schiena, la giacca, lo schienale di stoffa della sedia, non potrà nulla con

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Bella da morire

Non è lei. Quel viso così magro, quegli occhi così tristi, quei seni così svuotati non sono i suoi. Il pranzo è ancora intatto davanti a lei. Evita accuratamente di posarvi lo sguardo. Non riesce più nemmeno a guardarlo, il cibo. Seduta nel letto della clinica in cui è ricoverata guarda il panorama. Non guarda, piuttosto vede. Lo sguardo è vuoto, inespressivo. Dalla camicia da notte spuntano le gambe, così magre da non distinguere la coscia dal polpaccio. Così magre che persino io non riesco a guardarle. Stringo la sua manina fragile tra le mie non riuscendo a fare altro. Tutto quello che le potevo dire gliel'ho detto. Non ha ascoltato me, la sua migliore amica, né la sua famiglia. Posso solo starle vicino e farle capire che io per lei ci sono.
"Mia madre mi ha portato questa" la sua voce è come un soffio. Mi passa la busta bianca appoggiata sul comodino. "Penso di sapere cosa ci sia" una lacrima le riga il viso "io non riesco a guardarla". Questa è lei. Sulla spiaggia di Corfù, con una mano si tiene il cappello di paglia e sorride all'obiettivo. Gli occhi sono lucenti, il sorriso euforico, i capelli brillano al sole. Scendo con lo sguardo lungo il corpo, così florido e perfetto, ricoperto da un'abbronzatura dorata. Bella. Bella come nessuna. Qualche mese prima della sua rovina. Prima d'incontrare quel manager che le propose di fare la modella, prima di conoscere Carmen, la sua "amica", già famosa indossatrice, che la faceva sentire inadeguata. Troppo robusta. Grassa. L'ha aiutata a perdere peso, a suo dire.
"Solo qualche chilo in meno" mi aveva detto "per sentirmi meglio; non sono più a mio agio in questo corpo, vorrei solo star bene con me stessa".
Ripongo la foto nella busta e l'appoggio sul letto. "Sono orribile" sussurra "non riesco nemmeno a guardarmi allo specchio". Continuo a tacere. Non ci sono parole giuste da dire. Io non le conosco. O forse non le hanno ancora inventate.
"Ho perso tutto" di nuovo una piccola lacrima.
"No" provo a

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No Comment

Nel buio, quattro uomini scendono le scale con un pesante fardello. In silenzio, attenti a non fare rumore, e soprattutto per evitare di far sbattere la cassa sulle pareti. Una volta fuori, la mettono su una macchina che si era fermata di sotto. Dopo averla legata e assicurata bene, la macchina partì. L'accompagnano con gli occhi fino alla sua scomparsa, e poi si allontanano in direzioni diverse.

Un giovane uomo, viaggiando in autostrada, fa attenzione a non oltrepassare la velocità massima, solo problemi con la polizia, no. Sopra la macchina una cassa da bagaglio a forma di barca. L'effetto di alcol è passato lasciando posto a disagio, dolore, stanchezza e una sorta di pentimento. A volte asciuga qualche lacrima. E, di tanto in tanto, un sospiro. Deve passare alcuni Stati, i primi li ha lasciati alle spalle. E, con loro, una parte di ansia e paura. Spesso vede il tetto della cabina e mormora alcune parole, parti di preghiera interrotte da un pianto lento. È entrato in terra rumena... l'ansia sembra lasciare il posto alla stanchezza ed alla fatica. Gli occhi stanno per chiudersi. Si allarma. Dovrebbe arrivare vivo. Vede un autogrill. Decide di fermarsi, un paio di minuti, prendere un caffè e poi partire di nuovo. Perché il tempo non aspetta, deve arrivare in fretta... nessun altro pensiero.

Ferma la macchina, si trascina rapidamente verso l'autogrill, ordina e a aspetta con impazienza il caffè, poi lo beve in fretta. Si sente un po' meglio, almeno le gambe sono più leggere. Esce e cammina dove l'ha lasciato la macchina. Improvvisamente... non crede a suoi occhi. La vettura è lì, con il colore metallo grigio lucida di un beffardo sottotono, la merce è mancante. No, non è possibile, non può succedere. Si sente un pezzo di ghiaccio dal cuoio capelluto fino alle dita dei piedi. È un sogno, un incubo. Dio, ti prego, dimmi... che non è vero... Povero me... Le gambe non la tengono più, la disperazione sta per farlo stramazza

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   1 commenti     di: suzana Kuqi


La Dignità è a letto

Il corpo, avvenente di forme, non faceva caso allo spirito ingenuo che ancora dimorava tra la mente e il cuore.. e che a volte sospirava di sogni apparentemente facili..
Aveva dalla sua la giovane età che non si curava di comportamenti, ma incalzava di ragionamenti su come arrivare a conoscere addobbi di lustrini di notorietà.
La via da percorrere appariva essere indicata principalmente dalla tv e dai giornali di gossip, dove altri corpi avevano già fittizi spazi di luce come estrosi manichini a comando di sensuali danze e storie, sempre con espressioni ammiccanti a rendere così schiavi e pronti i probabili mecenati del piacere.
Il corpo, ecco che così iniziò a proporsi in foto, poi ecco provini con piglio determinato o timido, usando parole e sorrisi anche senza senso o profonde affermazioni di volontà per invogliare qualsiasi occasione giungendo così alla grande baldoria di incontri tra sconosciuti valutanti l'esteriore capacità ma soprattutto l'intimità.. da raccomandare e da tenere in catalogo per un veloce eventuale richiamo...
Ecco, il corpo ciarliero e illuso di presunto riconoscimento va a feste, semplici manifestazioni per integrare il sospirato successo con inviti spesso a predisporsi in vie orizzontali tra battute e complimenti, tra promesse e pagamenti...
Un attimo... ma deve lavorare solo il corpo... e il talento dov'è? Ma sì, ci vuole talento anche per gestire il comportamento da tenere con cellulari e ricordi infine per incastrare eventualmente gli anfitrioni.
Il corpo, tra caos d'incertezze e sputtanamenti, capisce in conclusione che tutto distorto appare ora l'originario pensiero coltivato...
Fame di popolarità è per lo più solo ingenuità per chi è anonimo e non preparato all'arte della vita, per chi pensa che l'avvenenza sia lo strumento più adatto e infine obbligato per un risultato insperato.
Stanco di lazzi e ironie sull'essere considerato solo prostituto senza cervello, medita...
Basta! Io corpo voglio dedic

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   2 commenti     di: Marhiel Mellis


Crisi

Pensavo a come il significato delle parole muti nel tempo, pensiamo alla parola CRESCITA!
Per i nostri nonni la crescita era intesa come lo sviluppo della prole, il mantenimento dei figli, una crescita sana dovuta ad una buona ed equilibrata alimentazione. Oggi questo termine ci porta a tutt'altro ragionamento, ci fa pensare alla crescita economica, allo spread che cresce, cresce sempre di più ed è inversamente proporzionale alle borse che risultano avere quote sempre più basse.
In Italia c'è crisi, è un dato di fatto, se ne parla nei giornali, in televisione, al bar, in piazza, tra amici, in famiglia... basti pensare che siamo governati da un governo tecnico, incaricato di far abbassare lo spread ( questo gigante di cui ogni giorno sentiamo parlare ) e di farci respirare un po', già respirare è la parola giusta, dato che ogni giorno sempre più persone si tolgono la vita perché soffocate da debiti bancari, perché privati di ogni dignità, del lavoro che nobilita l'uomo, oppressi da delusioni, responsabilità, obiettivi non raggiunti come il mantenimento famigliare.
Sacrificio! Questo è ciò che ci chiedono di fare ogni giorno, sacrificarsi, risparmiare, lavorare, tenere duro, sopportare.. per il bene del nostro paese! Ascoltando ogni giorno le stesse frasi il popolo "si tira su le maniche" e continua a vivere, a sudare, sperando che tutti i sacrifici in un futuro non molto distante fruttino qualcosa di positivo. Ma è quando vieni a sapere che coloro che a pranzo e a cena ti parlano da dietro uno schermo di "forza, coraggio, risparmio.." sperperano i soldi pubblici in ristrutturazioni per proprietà private, consegna di "paghette" mensili da 5000 euro l'una per amici e parenti... ti cadono le braccia, ogni valore, ogni speranza.. allora ti arrabbi, ti domandi il perché di tanta ingiustizia, e soprattutto i senti preso in giro. La crisi è tangibile, camminando per le vie del centro è impossibile non notare le vetrine di tutti i negozi tappezzate di s

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   4 commenti     di: marzia


Semplicemente perfetta

Devo solo arrivare a domani, si tratta di resistere qualche ora.
Ripenso a quello che mi ha detto la mia amica: "Quando ti prende lo sconforto, accenditi una sigaretta e beviti un caffè, basta che arrivi al giorno dopo."
Stringo i denti e tiro fuori il pacchetto di sigarette che tengo nascosto sotto la biancheria, ne accendo una e la fumo nervosamente. Forse dovrei prendere quelle stramaledettissime pillole.
Respiro profondamente e tiro un'altra boccata, devo solo stare calma e passerà tutto.
"Mai mostrarsi deboli, controllarsi sempre. La mia vita deve essere votata alla perfezione."Mi ripeto meccanicamente come un mantra.
Le immagini stanno diventando sfocate, come se fossi sott'acqua, magari sto esagerando o magari questa è solo una prova che renderà ancora più soddisfacente il risultato.
Le mani mi tremano, sento freddo. Non so che devo fare, se solo ci fosse qualcuna in chat potrebbe darmi una mano.
Scatto verso il PC, ma le gambe sembrano di pastafrolla e cedono sotto il mio peso, cado a terra con un tonfo sordo mentre il mondo trema e si capovolge.
Sono debole, sto male, ma devo resistere, lo faccio per il mio bene. Tutto questo è necessario per la mia salute, per il mio futuro.
Da quando ho smesso con le cattive abitudini, sto diventando più bella. La mia pelle è più luminosa, i muscoli più tonici e riesco a capire chi mi ama veramente e chi invece è solo ipocrita.
Mi girò sulla pancia e appoggio la guancia a terra, lasciando che il freddo delle mattonelle assorba il caldo di questa febbre che mi consuma da un paio di settimane.
"Vedrai, ci vorranno pochi giorni, poi il corpo si abitua." Mi ha detto una del gruppo. "Ti aiutiamo noi, non sei sola, ce la puoi fare."
Ripenso a quelle parole dolcissime. A loro importa di me, non come ai miei che a malapena mi rivolgono la parola, come mio padre, che si trascina oltre la porta come uno zombie e si piazza davanti al televisore senza rivolge la parola a nessuno. Non è rimasto nulla della p

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   16 commenti     di: Noir Santiago


Mohamed sull' Albero

Luigi Maffezzoli, impegnato nell'attività di sindacalista, anche come formatore, ha scritto questo libro che raccoglie cinque racconti, specchi di realtà diverse, alcune tenere, altre tragiche, tutte che inducono a riflettere e a guardare dentro di noi per conoscerci e conoscere gli altri. Molto originale "Il profumo dei fiori di tarassaco" il cui protagonista eccitato e poi inquietato da un misterioso potere che, improvviso, gli si rivela una mattina, costringendolo a confrontarsi con gli altri da una nuova prospettiva, finalmente trova la pace in un parco, seduto su una panchina accanto ad un vecchio dalla barba bianca che ha visto trascorrere molte stagioni, ha vissuto tanto dolore ed ha trovato la serenità ascoltando i canti degli uccelli, riuscendo a riconoscere. attraverso le
diverse modulazioni, i diversi cantori.
L'ultimo racconto, di grande attualità, segue il protagonista incalzato dal suo destino di clandestino, disperatamente alla ricerca di un posto dove posare il capo per dormire. Lo trova tra le foglie di una magnolia che lo accolgono, come un uccello spaurito, a piangere la morte del suo amico, clandestino come lui, e quella di una bambina, vittima, anche lei, di tempi in cui la pietà e l'amore sembrano sepolti per sempre sotto una coperta di ghiaccio.
Il linguaggio è asciutto ma non distaccato e la lettura coinvolge e commuove.
L'Autore devolve tutti i proventi del suo libro alla Comune di Baires. Un motivo in più per leggere questo affascinante libro.




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