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Racconti di ironia e satira

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Dieta!

Ci risiamo.
È arrivata la primavera ed ho ripreso la dieta. Al mattino due fette biscottate integrali ed un bicchiere di the con dolcificante. Roba che alle dieci vedo venire verso di me un tuareg con tanto di cammello. Manco fossi in un’oasi nel deserto.
Per fortuna arriva mezzogiorno, e la sospirata pausa pranzo. Una lauta insalata senza olio ma con aceto a sufficienza per far deragliare qualsiasi tentativo di deglutizione. Cinquanta grammi di formaggio ipocalorico dal sapore dell’acqua di fonte, e due gallette di farro molto simili al polistirolo d’imballaggio. Chiude un frutto, che di solito corrisponde ad una mela dal diametro d’albicocca, e per dolce uno yogurt così magro che anziché bianco risulta essere trasparente.
Ah! L’insoddisfazione mi aggredisce dopo tre minuti, sotto forma di attacco di panico con complicazioni maniaco-depressive. Tento di smaltire l’ansia masticando un chewingum senza zucchero, ma il gusto svanisce alla terza masticata.
Conto i minuti?" purtroppo sono ore - che mi separano dallo spuntino delle 16. 00: altro frutto, accidenti a lui, sempre e solo un frutto, che nella fattispecie dovrebbe essere un kiwi-nespola. Alle quindici e trenta il kiwi è già digerito, con l’alibi che magari stasera mangio un po’ in anticipo.
Alle diciassette esco per fiondarmi in palestra; dopo cinque minuti di tapis roulant, con in corpo duecentoquattro calorie dal mattino, vedo passarmi davanti un incantatore di serpenti col turbante, manco mi trovassi nella casbah di Marrakech.
Abbandono il lavoro aerobico, e mi dedico alle macchine gonfia muscolo. Accanto a me, due splendide quarantenni addobbate da sana cellulite si scambiano ricette per la Pasqua imminente. Così conto le divaricazioni delle gambe mentre ascolto di sformati di asparagi, torte salate salame e pecorino, penne alla salsiccia ed involtini di bresaola e caprino. Mi raggiungono dodici ballerine di flamenco, manco fossi a Barcellona.
Mi riassale la crisi depressiv

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Scene da una calda mattinata d'estate

Simone uscì di casa verso le nove del mattino, Marco era già al bar e Giovanni stava scendendo dalla corriera.
Sul palco si stava ancora esibendo il gruppo di apertura e a nessuno interessa il gruppo d'apertura, l'importante era arrivare in tempo per vedere la prima canzone del vero spettacolo, iniziava verso le dieci o giù di li, perciò avevano ancora tranquillamente il tempo di farcela.
"Caffè corretto sambuca per piacere" "Arriva subito"
A Marco piaceva molto il caffè corretto la mattina, una colazione da campioni per cominciare la giornata nel migliore dei modi, Giovanni invece non pativa il sonno, appena sveglio sentiva già un sano appetito, entrò anche lui nel bar e chiese un hamburger e una birra "Sei qua da molto?" chiese all'amico "No saranno cinque minuti, hai sentito Simone?" "Quando sono uscito si era appena alzato, ma per le dieci ce la dovrebbe fare di sicuro"
Si sedettero nei tavoli fuori dal locale e accesero una sigaretta, "È così che iniziano le storie più belle, in una calda mattina d'estate con una sigaretta in bocca" declamò Marco agitando la mano sinistra "Appena sveglio sei più coglione del solito sai?" gli rispose l'altro scuotendo il capo "Credo che tu abbia ragione, d'altronde il mattino è sgradevole per tutti, a parte per le pietre naturalmente, quindi tu puoi stare tranquillo"
Rimasero in silenzio per un po'.
"Che ore sono" chiese Marco "Le dieci meno un quarto" rispose l'altro "Tra un po' arriva e ci introduciamo"
Alla fine arrivò, con grande sollievo di Marco che odiava i silenzi prolungati "Ciao" salutò Simone sbadigliando "Prendo un caffè e andiamo"
Non più tardi di dieci minuti ed erano di fronte all'edificio medievale, di soppiatto si avvicinarono alla porta sul retro ed erano dentro.
La sala del concerto era già stracolma, ma non ebbero reali difficoltà ad entrare, l'alcol scorreva a fiumi e fecero giusto in tempo a sentire l'apertura: si divisero in cerca di vino e di altri generi di con

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   1 commenti     di: Davide La Torre


Antonio Maria Alfieri, notaio

Da sempre era un predestinato. Doveva fare il notaio e prendere il posto del padre ereditandone lo studio notarile ben avviato.
In verità non gli furono date molte alternative, Nascosto ancora nel ventre della madre la sua condizione era già irrevocabilmente stabilita.
Per un periodo aveva pensato di essere sempre in tempo per svicolare dal dovere ma mano a mano che proseguivano gli studi era sempre più chiaro che avrebbe seguito le orme paterne. E lui non voleva contrastare né il suo destino né suo padre.
Alla morte dell'Alfieri "de cuius" ne ereditò lo studio anche se dovettero passare diversi anni prima della laurea e della successiva abilitazione per diventarne il titolare perchè non aveva proprio "il pallino" del notaio.
Trasferì il suo studio nella vecchia abitazione genitoriale, dove aveva trascorso la sua vita prima del matrimonio senza figli.
Il grande soggiorno su due livelli si prestava come sala riunioni con la biblioteca paterna degna di Malachia e le numerose stanze come uffici.
Quando passava le sue giornate allo studio tornava indietro nel tempo, alla sua età dell'oro quando ancora non aveva piena coscienza, nel vago avvenir che in mente aveva...

L'unica stanza che non aveva trasformato era la sua cameretta, lì il mondo si era davvero fermato e sembrava, entrandoci, di tornare negli anni ottanta. I poster calcistici, gli autografi di qualche personaggio illustre conosciuto e la collezione del "Guerin Sportivo".
Durante le ore della pausa pranzo raggiungeva finalmente l'immersione totale nel passato. Usciti i colleghi tornava nella sua camera e si metteva i vestiti d'epoca che aveva ancora nell'armadio e lì cominciava la sua partita di basket.
Aveva attaccato dietro alla porta un canestrino con un tabellone e si immaginava le partite straordinarie che lo vedevano protagonista. Faceva rimbalzare la piccola palla sulle pareti per passarsela e concludere a canestro in plastici movimenti.
"Chi non lo prova non sa che gioia ti da d

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Tedoforo di una notte di piena estate

Londra, 27 luglio 2012.
Per strada la festa è un crescendo. Caroselli di bandiere colorate inondano la città. All'interno dello stadio, la cerimonia d'apertura entra nel vivo. Volteggia orgoglio britannico da ogni testa presente. Solo un uomo se ne sta in disparte, l'espressione corrucciata del suo viso non lascia trapelare alcuna buona intenzione.

Stratford-upon-Avon, 10 Novembre 1974.
Il giovane Nick ha un sogno: essere tedoforo delle prossime olimpiadi inglesi. Per raggiungere questo obiettivo, il ragazzo cerca di impegnarsi nello sport.
L'atletica si beffa di lui, la boxe lo deride, i giochi di squadra lo umiliano. Il risultato è univoco e inequivocabile: Il giovane Nick non è portato per lo sport, anzi è un vero e proprio asino.

Londra, 20 luglio 2012.
Nick, ormai uomo di mezza età, ha appena acquistato una maschera da asino. La sua vendetta nei confronti dell'universo olimpico avrà presto un compimento. Una smorfia amara sfiora gli angoli della sua bocca segnata dal tempo. Suda, sa che tutto ciò avrà delle ripercussioni. Tira un lungo sospiro ed esce dal negozio.

Londra, 9 giugno 1982.
Un ragazzo ha appena subito l'ennesima sconfitta.
- Coraggio Nick, sapevi anche tu di non poter competere!
Gli occhi si riempiono di lacrime, trattenute a fatica dai mille arricciamenti del naso. Nick sta per scoppiare, una volta di più ha capito di non essere tarato per fare lo sportivo.
- Ti conviene fare come tuo padre, hai un'ottima azienda pronta ad accoglierti.

Stratford-upon-Avon, 20 Marzo 1997.
Nick è un uomo di discreto successo ormai, ha una fabbrica tessile e una famiglia alle spalle. È appena nato il suo secondogenito, il piccolo Puck. Stringe forte la manina del pargolo, ormai ha accantonato il suo sogno, è riuscito a superare quell'ossessione imperante.

Stratford-upon-Avon, 6 Luglio 2005.
- Papà, papà. Faranno le olimpiadi a Londra tra 7 anni!
La voce di Puck rintrona letteralmente Nick. Lo stato di trance che lo avviluppa g

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fifone

È mattino presto, forse le tre o le quaattro, non riesco a dormire aspetto che il sole faccia capolino sulla mia finestra così che possa alzarmi, ascolto i rumori notturni, il silenzio e totale in lontananza sento il motore del frigo in cucina poi un'auto sulla provinciale che dista meno di 300 metri forse è il vicino ma lui di solito non và via prima della sette, le orecchie ora sembrano due radar che cercano un qualsiasi rumore che poi io devo decodificare un cane abbaia in lontananza due spari quelli li conosco quando arrivano i cacciatori nelle campagne vicino, forse non sono fucili ma spari di pistola comincio a sudare e cerco di pensare ad altro, mi viene in mente il film del giorno prima un giallo, ci mancava solo quello poi un rumore che sembra arrivare dal tetto mi raggela sono sul letto seduto non tremo forse per farmi coraggio ma una goccia di sudore cola sul collo dandomi un piccolo solletico, indosso un paio di calze per non far rumore con le scarpe apro la finestra che dà sul cortile la notte e illuminata solo dalla luna piena la mia auto è parcheggiata nessuno in vista poi vado alla finestra che da sul retro, un ombra mi fa sobbalzare che quasi mi scoppia il cuore realizzando che erano i panni stesi e che un po vi vento li aveva fatti muovere, penso che mi stia prendendo solo della gran paura per niente, poi vado in cucina bevo un po' d'acqua e continuo il giro di ronda nonostante ormai mi sia convinto che è solo suggestione apro la porta della cantina accendo la luce che in quel momento manca la corrente concordo con me stesso di non andare a curiosare in cantina chiudo a chiave e via ho una pila sul frontale del camino in sala e appena accesa ritrovo il mio ambiente, arrivo in bagno la finestra è aperta ma ci sono le grate sono al sicuro, chiusa la finestra mi lavo la faccia e vado a letto poso la pila sul comodino leggermente rilassato fra pochi minuti la luce del giorno farà chiarezza sulle mie paure, mi sdra

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   7 commenti     di: tore chiaro


Hard-Boiled Convivius

Cazzo cazzo cazzo! quando mi deciderò a cambiare questa vecchia carretta? dico fra me e me ora arriverò in ritardo e chi lo sente quel rompiballe di Salvador oddio anche Tamara non è da meno in quanto a rompiballe e poi ci mancava anche la pioggia quando piove sto catorcio va che sembra un vecchio con i reumatismi e quando schiaccio la frizione sembra di schiacciare una torta chi me lo ha fatto fare di scegliere questi due come compagni anche Tylith e Luana che idea del menga me ne stavo buono buono a casa mia e loro si devono inventare sta storia del convegno convivio congresso o come cazzo lo hanno chiamato io non ci volevo venì ma d'altronde a quanto pare è l'unico modo di conoscere quei quattro Tylith Luana Augusta e Frivolous sai che occasione specialmente Tylith un amico mi ha detto che è proprio un bel bocconcino da ciucciarsi con gli occhi e chissà che non ne esca qualcosa d'altronde da Ludwig finisce sempre in una mezza orgia quello sarà anche un artista ma pensa a usare solo due tipi di pennello quello per dipingere e quello nelle mutande oddio amico uno che conosco un cacciaballe di dimensioni bibliche magari quel minus habens magari non l'ha mai nemmeno vista Tylith e magari Tylith è una vecchia megera che non ha 39 anni come dice sul profilo ma 70 d'altronde sul profilo uno ci scrive quello che vuole giusto magari è una cicciona brufolosa di 70 anni e senza denti vuoi partire carretta del cazzo? oh finalmente meno male che ho detto a Tamara di farsi trovare da Salvador saranno già lì che litigano quei due non vedo una beata cippa con sta pioggia ah ecco dovrebbe essere quello il portone e figurati se c'è un parcheggio adesso attacco col clacson echissenefrega se sveglio tutti dai che aspettate a scendere non vengo su non c'è parcheggiooooo ah ecco quella dovrebbe essere Tamara e quello che sembra il nano Bagonghi è Salvador ma come si concia quello lì in confronto il mago otelma sembra in tight sei sempre in ritardo dice Tamara ma se è

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   18 commenti     di: viktor


La sostenibile pesantezza dell'avere

Kranz Von Ribentrop entrò nella mia vita circa dieci anni fa. Mi scelse come padrone mentre facevo un innocente giretto in un negozio di animali. "Mi scelse" perchè non potetti dire di no al suo ammaliante quanto minaccioso ringhio mentre gli passavo accanto. Come avrete capito ( non siete mica scemi... spero ) Kranz Von Ribentrop (guai a chiamarlo senza scandire per intero il suo nome e cognome) era un cane. Oddio... un cane... un'enorme massa gelatinosa tra King Kong e Pluto che incuteva terrore al solo guardarlo. Appena il proprietario del negozio intuì il mio interessamento per l'"essere" me lo aveva già bello e impacchettato con sconto del 95 %.
Kranza Von Ribentrop prese possesso della "mia" casa senza muovere ciglio; il suo respiro era costantemente accompagnato da un ringhio talmente terrificante che non aveva assolutamente bisogno di abbaiare per ottenere il panico totale attorno a sè.
Un giorno, mentre ero accucciato alle sue zampe, mi capitò di scorrere un giornale sportivo. Arrivando alla pagina dell'ippica, incuriosito, cominciai a leggere ad alta voce i nomi dei cavalli partecipanti alla 1°corsa che sarebbe avvenuta nel pomeriggio:
-" Tom Mix"... ringhio di Kranz
-"Vincosempreio"... ringhio
-"Batman"...""MIAOOOO""
Come miaoooo!!! Forse non avevo capito bene. Ripetei i tre nomi letti prima Ma che succedeva, era impazzito? A quel nome e solo a quel nome il suo ringhio si trasformava in un miagolio.
Cercai velocemente un'altra corsa, lessi ancora ad alta voce i nomi dei cavalli:
-"Tex Willer"... ringhio
-" Fatemilargo"... ringhio"
"SOerMeio"..."miaooooo"
Allora non poteva essere un caso. Se avevo capito bene...
Scattai in piedi, folgorato, chiesi a Kranz il permesso di uscire. Accordatomi, corsi alla ricevitoria all'angolo e giocai quei miseri 10 euro sui cavalli indicati dai miagolii di Kranz.
Inutile dire che i due cavalli vinsero a zampe basse le loro corse.
Tornai a casa con qualche centinaio di

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   0 commenti     di: Alfredo Marino



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