-Dottò gli integratori fanno male? Solo alla tasca!
-Le alleanze di Berlusconi... dalle stelle (patto del Nazareno) alle stalle (patto con Salvini)
-Dottò la protezione dello stomaco quando la devo prendere. Di sera o di mattina prima del segno della croce... divina protezione!
-La triade (zoccolo duro) di Berlusconi: Brunetta (l'altezza è mezza bellezza), Santanché (bellezza artificiale) e Gasparri (solo bruttezza)
-Dottò mi avete prescritto lo psichiatra (specialista della testa) mentre vi avevo chiesto il fisiatra (mal di schiena). La prossima volta dimmi che ti fa male ('a capa o 'a cora/coda) e io ti mando dallo specialista giusto
-Un novantenne (Napolitano) più lucido di Grillo (comico) e Salvini (buffone) messi insieme (Maiello, geriatra psichiatrico o psichiatra geriatrico)
-Dottò la pillola della pressione la devo prendere a vita? Se muori e rinasci ritorni alla bottiglina
-Da Rocco e le sue sorelle (film anni '60) a Renzi e le sue ministre (politica 2014): la Boschi te la gusti, la Moretti... te la bevi e la Bindi te la scordi!
-Dottò ho un dolore insopportabile. Mai quanto voi signora!
-I problemi di casa nostra: Platinette alla finestra, tagliagole alla porta, Salvini in casa e Grillo nelle orecchie
-Dottò datemi qualcosa perché mi sento a terra. Ti darò una cura e oggi stesso ti sentirai in paradiso!
-Salvini, il gallo padano, da buon polentone difende il suo pollaio. Beppe, il grillo ligure, da buon genovese difende la sua lira
-Se per tua madre novantenne mi richiedi lo psichiatra, per te ci vuole la camicia di forza!
-Monito per Berlusconi: Presidé, le cazzate riservale alle fidanzate
-Dottò la mezza compressa di ascriptin la prendo intera per far circolare meglio il sangue. Se ti buca lo stomaco circolerai nella pace del Creatore
-La politica con Grillo da tragica diventa comica
-Dottò mia madre ha paura della morte. Non ti preoccupare è la morte che ha paura di tua madre!
-La politic
Il teatro era vuoto, per la prima volta dopo l'ultimo spettacolo. Sul palco c'ero io e non più gli attori. La scenografia, i costumi, le attrezzature e i marchingegni che dietro tutta quella messa in scena si celavano adesso erano in mio possesso. Potevo conoscerne il funzionamento. Potevo capire come e cosa c'era dietro a quell'apparato, a quell'apparire. E così saltano le maschere di tutti gli attori e allo stesso modo si rompono le maschere e i poteri di tutti i burattini politicanti, gli attori dello Stato. Ero sul palco d'un teatro, ma adesso ogni lineamento diventava più visibile, ogni forma più composta e la vera natura di quello che mi stava attorno cominciava a diventare più trasparente, più facilmente conoscibile ai miei sensi: non mi trovavo in un teatro, mi trovavo sul palco del potere di chi fa le leggi; e tutti i belli attori tanto bravi li avevamo cacciati e c'ero io, ma il pubblico era sostanzialmente rimasto lo stesso. Ma ora c'ero io che meravigliato in un primo momento ed entusiasta dalla voglia di conoscere, capire, esplorare lo strumento non ancora avevo maturato la coscienza. Ma poi capii: adesso c'ero io a manovrare le redini, a spegnere e accendere luci e a raccontare cazzate.
Io, in quanto tale, uso per andare a lavorare la metropolitana.
So, perché me l’hanno detto, che in Inghilterra e in tutti i paesi dove l’Inglese la fa da padrone, che questa si chiama underground, o giù di li, che in breve vuol dire sottoterra, che mi sembra appropriato e semplice per definire il dove, ma alquanto vago per definire il come.
Qui, come dicevo, dove lavoro io, la stessa si chiama metropolitana che dev’essere una parola che viene fori dal latino o dal greco antico, lingue morte e seppellite.
C’è da dire che l’inglese invece vive e vegeta (buon per lui) e spadroneggia pure, tanto che ormai lo si parla in tutto il mondo. Così mi dicono.
C’è da dire che su questa metropolitana, che in fin dei conti è un po’ treno e un po’ autobus (solo che va sottoterra), non sono quasi mai da solo. Anzi, a pensarci bene proprio mai.
Se poi ci salgo negli orari giusti, che mi hanno detto essere di punta (chissa che punta?), ci salgo proprio a pelo, che se non sto attento lascio qualche pezzo fuori dalla porta che si chiude.
Sulle porte della metropolitana ci hanno fatto anche un film, ma questa è un’altra storia. Comunque le suddette porte non sono come quelle di casa che si aprono e si chiudono sui cardini, ma vanno qua e la sui binari, e prima che ghigliottinino qualcuno di solito fanno un suono di sirena. Io, in quanto me, mi diverto proprio un sacco a salire mentre suona la sirena, e i pistoni delle porte soffiano, perchè mi viene da pensare: “pensa se rimanevo fuori”. E questa è un po’ la trama del film di cui si è detto.
Salire quando suona la sirena si può fare solo se non è orario di punta perché si necessita di un certo slancio e di un po’ di spazio per frenare, che se è pieno di gente viene fuori un frittatone, e a qualcuno potrebbe non piacere. Nemmeno a me a pensarci bene.
Comunque io, qua, mi diverto anche così.
Quando si esce dalla metropolitana, spesse volte si chiede permesso, e spesse volte si spinge un
A un certo punto dell'anno scolastico, ai miei tempi, c'erano le giornate a tema che facevamo in "tutte le scuole del regno".
Lo stesso tema, sullo stesso argomento. L'INVALSI!
Una delle giornate era quella del risparmio, introdotta un anno da una poesia ad hoc che, a un certo punto, diceva:
"Poiché il molto vien dal poco
La goccia d'olio tien vivo il lume,
da un filo d'acqua
comincia il fiume
e da un soldino che sai serbare
ci può nascere un libretto
e verrà un giorno ci scommetto
che tutto il mondo potrai comprare."
A parte l'idea di comprare tutto il mondo, che era comunque indicativo di un certo modo appropriativo, mancava l'idea di investire, eravamo nel 1970 quando ce la propinavano, e di rischiare.
L'unica cosa valida da confermare della poesia è che " il molto vien dal poco".
Del resto veniamo dagli spermatozoi, che molto non è.
Kranz Von Ribentrop entrò nella mia vita circa dieci anni fa. Mi scelse come padrone mentre facevo un innocente giretto in un negozio di animali. "Mi scelse" perchè non potetti dire di no al suo ammaliante quanto minaccioso ringhio mentre gli passavo accanto. Come avrete capito ( non siete mica scemi... spero ) Kranz Von Ribentrop (guai a chiamarlo senza scandire per intero il suo nome e cognome) era un cane. Oddio... un cane... un'enorme massa gelatinosa tra King Kong e Pluto che incuteva terrore al solo guardarlo. Appena il proprietario del negozio intuì il mio interessamento per l'"essere" me lo aveva già bello e impacchettato con sconto del 95 %.
Kranza Von Ribentrop prese possesso della "mia" casa senza muovere ciglio; il suo respiro era costantemente accompagnato da un ringhio talmente terrificante che non aveva assolutamente bisogno di abbaiare per ottenere il panico totale attorno a sè.
Un giorno, mentre ero accucciato alle sue zampe, mi capitò di scorrere un giornale sportivo. Arrivando alla pagina dell'ippica, incuriosito, cominciai a leggere ad alta voce i nomi dei cavalli partecipanti alla 1°corsa che sarebbe avvenuta nel pomeriggio:
-" Tom Mix"... ringhio di Kranz
-"Vincosempreio"... ringhio
-"Batman"...""MIAOOOO""
Come miaoooo!!! Forse non avevo capito bene. Ripetei i tre nomi letti prima Ma che succedeva, era impazzito? A quel nome e solo a quel nome il suo ringhio si trasformava in un miagolio.
Cercai velocemente un'altra corsa, lessi ancora ad alta voce i nomi dei cavalli:
-"Tex Willer"... ringhio
-" Fatemilargo"... ringhio"
"SOerMeio"..."miaooooo"
Allora non poteva essere un caso. Se avevo capito bene...
Scattai in piedi, folgorato, chiesi a Kranz il permesso di uscire. Accordatomi, corsi alla ricevitoria all'angolo e giocai quei miseri 10 euro sui cavalli indicati dai miagolii di Kranz.
Inutile dire che i due cavalli vinsero a zampe basse le loro corse.
Tornai a casa con qualche centinaio di
Care amiche,
vi scrivo così mi rilasso un po'. Questo brano è una sorta di manuale per tutte quelle ragazze che sono, o sono state, single. Il problema che abbiamo tutte, adulte o adolescenti, studentesse o lavoratrici, arrendevoli o determinate, è di trovare il nostro Lui.
Spesso capita d'incontrare qualcuno che gli somigli e c'illudiamo di essere a una svolta, quella che finalmente ti fa gridare: "Terra! Terra!", ma poco dopo ci ritroviamo immancabilmente al punto di partenza. Vive, ma sempre più ammaccate.
Il problema è che la maggior parte delle volte la cosa viene stroncata sul nascere. Quasi sempre da loro, questi benedetti (si fa per dire) maschi. Per i motivi più assurdi. Sempre se si prendano la briga di fornircelo il motivo. Dovremmo essere munite di un dizionario "linguaggio maschile-italiano". Ecco qualche piccolo esempio, tanto per regolarci.
"Scusa, ma non mi prendeva il cellulare": tu fingi di crederci, ovvio. Sai perfettamente che non è così. Prima gli hai fatto una muta dal telefono della tua amica e magari ti ha pure risposto. Funzionava tutto benissimo. Il pensiero di te non è riuscito a sovrastare quello del calcio, degli amici dementi e della play-station (esatto, perché c'è sempre la play-station di mezzo, anche se si tratta di soggetti che hanno compiuto il venticinquesimo anno di età). Dovresti mandarlo a cagare. Lui, la play-station e le sue scuse del cazzo. Ma fai finta di crederci. Non tanto con lui, quanto con te stessa. Forse è questa la cosa peggiore.
"Restiamo amici": facile. Vuole divertirsi con tutte le troiette pronte a sbattergliela sotto il naso e continuare ad avere qualcuno che gli stira le camicie. Fagliele mangiare le sue stramaledette camicie! Invece no, sei sempre gentile e sorridente, pronta a tuffarti sul cellulare ogni volta che il suo nome compare sul display. Speri che ti chiederà scusa, che si renderà conto di quello che ha perso. Ma tu non ti rendi conto del tempo prezioso che stai sprecando?
"Ho
Innanzitutto, sappiate che il protagonista di questa storia è un tipo fuori dal comune. Il suo nome è Ivo e qui ve lo descrivo, ma per non esser elusivo od evasivo, per quanto mai ripetitivo, nel farlo dovrò scrivere ben più di un aggettivo. Infatti, nonostante la giovanissima età, non solo Ivo è estremamente percettivo e sempre positivo, nonché propositivo, ma anche assai incisivo ed obiettivo... giammai tardivo eppure introspettivo, parecchio olfattivo e un poco combattivo; ma di fatto espansivo... a tratti operativo e, a volte, persino oppressivo; seppur sempre riflessivo e, in complessivo, nientemeno sensitivo... Tanto che, il misterioso motivo, per cui appunto si trova fuori dal comune, nel periodo estivo, pensa dipenda proprio dalla pesante eco che si porta addosso, un nome come "Ivo".
- Ivo, vieni qua - gli diceva sempre sua sorella più grande, Katia: una ragazzina di quindici anni coi capelli rossi come i suoi e tante lentiggini spruzzate sotto a un grande paio di occhiali tenuti su col nastro adesivo. Ivo le voleva un bene, che potremmo definire esplosivo.
- Ivo!!! Guarda che le prendi sai - lo rimproverava ogni tanto la mamma, quando faceva il cattivo perché era stato un po' aggressivo, o semplicemente più espansivo. Alla fine, però, la mamma non lo aveva mai picchiato, perché Ivo, che non era un sovversivo, tornava subito passivo ma festivo, con lo sguardo triste che ondeggiava giulivo... Nossignore: la mamma gli voleva bene e anche Ivo, le voleva bene, un bene superlativo. Anche se, a dire il vero, quando al mattino erano a casa da soli, la mamma guardava sempre le telenovelas alla TV, anziché star con Ivo. Meno male che poi tornava Katia da scuola, e subito giocavano a palla con la bottiglia vuota del detersivo... Che bei ricordi. A pensarci "chissà perché, adesso non è qui a giocare con me", pensa a un certo punto interrogativo.
Il babbo non lo aveva mai conosciuto, invece. Sicuramente doveva essere morto prima che
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