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Racconti di ironia e satira

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Tedoforo di una notte di piena estate

Londra, 27 luglio 2012.
Per strada la festa è un crescendo. Caroselli di bandiere colorate inondano la città. All'interno dello stadio, la cerimonia d'apertura entra nel vivo. Volteggia orgoglio britannico da ogni testa presente. Solo un uomo se ne sta in disparte, l'espressione corrucciata del suo viso non lascia trapelare alcuna buona intenzione.

Stratford-upon-Avon, 10 Novembre 1974.
Il giovane Nick ha un sogno: essere tedoforo delle prossime olimpiadi inglesi. Per raggiungere questo obiettivo, il ragazzo cerca di impegnarsi nello sport.
L'atletica si beffa di lui, la boxe lo deride, i giochi di squadra lo umiliano. Il risultato è univoco e inequivocabile: Il giovane Nick non è portato per lo sport, anzi è un vero e proprio asino.

Londra, 20 luglio 2012.
Nick, ormai uomo di mezza età, ha appena acquistato una maschera da asino. La sua vendetta nei confronti dell'universo olimpico avrà presto un compimento. Una smorfia amara sfiora gli angoli della sua bocca segnata dal tempo. Suda, sa che tutto ciò avrà delle ripercussioni. Tira un lungo sospiro ed esce dal negozio.

Londra, 9 giugno 1982.
Un ragazzo ha appena subito l'ennesima sconfitta.
- Coraggio Nick, sapevi anche tu di non poter competere!
Gli occhi si riempiono di lacrime, trattenute a fatica dai mille arricciamenti del naso. Nick sta per scoppiare, una volta di più ha capito di non essere tarato per fare lo sportivo.
- Ti conviene fare come tuo padre, hai un'ottima azienda pronta ad accoglierti.

Stratford-upon-Avon, 20 Marzo 1997.
Nick è un uomo di discreto successo ormai, ha una fabbrica tessile e una famiglia alle spalle. È appena nato il suo secondogenito, il piccolo Puck. Stringe forte la manina del pargolo, ormai ha accantonato il suo sogno, è riuscito a superare quell'ossessione imperante.

Stratford-upon-Avon, 6 Luglio 2005.
- Papà, papà. Faranno le olimpiadi a Londra tra 7 anni!
La voce di Puck rintrona letteralmente Nick. Lo stato di trance che lo avviluppa g

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Il teatro era vuoto

Il teatro era vuoto, per la prima volta dopo l'ultimo spettacolo. Sul palco c'ero io e non più gli attori. La scenografia, i costumi, le attrezzature e i marchingegni che dietro tutta quella messa in scena si celavano adesso erano in mio possesso. Potevo conoscerne il funzionamento. Potevo capire come e cosa c'era dietro a quell'apparato, a quell'apparire. E così saltano le maschere di tutti gli attori e allo stesso modo si rompono le maschere e i poteri di tutti i burattini politicanti, gli attori dello Stato. Ero sul palco d'un teatro, ma adesso ogni lineamento diventava più visibile, ogni forma più composta e la vera natura di quello che mi stava attorno cominciava a diventare più trasparente, più facilmente conoscibile ai miei sensi: non mi trovavo in un teatro, mi trovavo sul palco del potere di chi fa le leggi; e tutti i belli attori tanto bravi li avevamo cacciati e c'ero io, ma il pubblico era sostanzialmente rimasto lo stesso. Ma ora c'ero io che meravigliato in un primo momento ed entusiasta dalla voglia di conoscere, capire, esplorare lo strumento non ancora avevo maturato la coscienza. Ma poi capii: adesso c'ero io a manovrare le redini, a spegnere e accendere luci e a raccontare cazzate.



Il prossimo, famolo più strano

All'insegna del famolo novo, famolo strano, nel 2019, con ogni probabilità, il Giro prenderà il via da Ankara. Arriverà a Kos, e da lì tappa di trasferimento attraverso l'Egeo e lo Jonio in pedalò fino a Bari. Per proseguire finalmente in terra italiana.
Mentre i cugini francesi, che le balle ancor gli girano per colpa di Bartali, faran partire il loro Tour da Vladivostok e, a tappe forzate, attraverseranno d'un fiato la Siberia, con bici a pedalata assistita e sellino riscaldato. Arrivati a Mosca, saranno aviotrasportati in quel di Francia per esser paracadutati sui Pirenei. Da lì all'Arco di trionfo
sembrerà una passeggiata.
Gli spagnoli, invece, scatteranno da Teheran, al grido di: esta es la vuelta buena! Poi schizzeranno verso casa su dei tappeti volanti a pedali, passando sopra Lanzarote.
Arrivati a Madrid, saliranno verso nord. E saltando a bici pari la Catalogna, attraverseranno i Pirenei, la Francia e, arrivati a Bruxelles, caricheranno sul cellulare Puigdemont e faranno ritorno a Madrid.
Nel 2020 i giri si compatteranno nel Giro del mondo in ottanta giorni se bastano.
I corridori partiranno da Nuova York, seguendo il percorso della maratona, con bici a spalla, quindi devieranno per il Kennedy, dove ci sarà ad attenderli coi motori rollanti l'Air Force One. Dopo un breve rinfresco, a cui parteciperà anche il presidente Trump con signora, faranno rotta verso Londra e pedaleranno per Dover. Da lì, tappa a cronometro nel tunnel della Manica, che per l'occasione si riempirà di gente, e arriveranno a Calais.
Le principali tappe saranno nell'ordine, salvo ripensamenti in caso di guerre all'ultimo minuto: Honnisvag, San Pietroburgo, Vladivostok, e attraverso la via della seta, il giro arriverà alla Muraglia cinese per la tappa a cronometro lungo la stessa. Poi proseguirà per Pyonyang. Trasferimento a razzo su Tokio, poi Sidney, Città del Capo, Puerto Williams, Rio delle Amazzoni (cronometro sull'acqua con pedalò), quindi il giro risalirà

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IL MESTIERE DEL PARCHEGGIATORE ABUSIVO A NAPOLI

OVVERO CHE COSA SUCCEDE QUANDO UN "GUAPPO DI CARTONE" (il parcheggiatore abusivo, in questo caso) INCONTRA UN AUTOMOBILISTA CHE QUEL GIORNO HA PROPRIO LA LUNA STORTA(il sottoscritto).

Nuovo multisala Med, a Fuorigorotta.
Impossibile trovare un parcheggio, poiché quello del cinema non è ancora aperto.
Giravo già da un'ora alla ricerca di un posto.
Nel frattempo ricevevo alcuni SMS da parte di amici che mi avevano oltremodo irritato.
Dopo lungo girovagare si libera finalmente un posto.
Siccome in questi casi gli automobilisti si trasformano in veri e propri pescicani, m'infilzo per non lasciarmelo soffiare. Ma è stretto e - ahimè - in una manovra non c'entro.
Anche perché dietro si erano fermate altre macchine che mi si erano attaccate al posteriore, un'altra stava uscendo, un mezzo macello.
Alla fine, quando finalmente non ho più nessuno dietro, esco di nuovo dal posto, mi allargo ed in tutta tranquillità rientro, rifacendo la manovra (in una sola sterzata mi sarei parcheggiato).
Interviene questo signore che inizia a fare:
«T'ho pozz rà nu' suggeriment? fa ascì a gent' a rint a' machin'»

[Posso permettermi di darti un piccolo, ma utilissimo suggerimento per agevolarti questa difficoltosa manovra di parcheggio? Prova a fare accomodare le signore che sono dentro, fuori dell'auto].
Non vedo il perché, mica debbo salire sul marciapiede?...
Vabbuò.
Mentre sto entrando, con la mia seconda manovra, questo interviene di nuovo:
«Vai vaie'.. c' pass' nu tram!».

[Prego, va' pure avanti. Secondo quando ho calcolato ad occhio, potrebbe anche passare un mezzo di grosse dimensioni, ad esempio un tram in questi 25 millimetri di spazio che ci sono tra la tua e l'altra autovettura ivi parcheggiata]
Grazie al [omissis], ho rifatto la manovra e lo vedo anche io che ci passo adesso.
Dopo aver posizionato antifurti ecc. Scendo e questo fa, non contento delle due stupide frasi testè pronunciate:
«T'ha pozz' fa na dumand'? A qu

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   9 commenti     di: Ettore


Io sono Matita

Sono nato matita, avrebbe potuto andare peggio, molto peggio. Non vorrei sempre lamentarmi, però onestamente mi poteva capitare un padrone meno indolente. Avrei sempre desiderio di appoggiare la mia punta su un foglio bianco, tracciare una qualsiasi forma, qualsiasi pensiero e perdermi d'ebbrezza nel sentire il pezzo di carta che sfiora la mia punta. Vorrei che mille fogli bianchi fossero pieni dei miei colori, tra l'altro sono una matita bizzarra, avete presente quelle multicolori? io sono una di quelle e questo mi provoca lo scherno delle matite che la notte mi tengono compagnia nel cassetto. La matita Rossa e la matita nera, un mondo matita a due colori...
Più scrivo più mi consumo ma ogni volta che la mia punta si perde nel delizioso foro che fa crescere la mia sommità mi sento in estasi... la punta aumenta sempre di più e io mi consumo... ma molto lentamente e mi logoro nel piacere. Le matite mie amiche invece non vorrebbero mai scrivere, oziano e hanno paura di accorciarsi lentamente... vivranno di più ma moriranno senza traccia... nessun foglio mai riempirà della loro forza... vergini d'idee la loro punta e i fogli accanto a loro... moriranno si consumeranno candidi... intonsi... ma vuoti... bianchi... un solo segno su di loro... anche sgraziato avrebbe regalato loro un senso, nella stessa misura in cui ho reglato un senso a questa pagina... anche se tutto ciò non ha senso:-)



Tigre

-Vedi Celsius, l'universo è semplice da capire...
Prese una cartuccia e la infilò nel caricatore, il fucile era pronto.
- Come dici?
- Dico l'universo... sai, il sole, la terra... è come diceva Fourier
- Chi?!
Imbracciò il fucile e puntò verso il bosco, accovacciandosi a terra.
- Vedi quella tigre laggiù? Bhè io la vedo così, lei si muove, no?
- Veramente stà dormendo...
- Si ma è viva! Ma mi segui? Un colpo di fucile e diverrà carne fredda...
- Non gli vorrai mica sparare mentre stà dormendo, vero?!
Abbassò il fucile e guardò in alto verso il sole. Si asciugò il sudore con la mano sollevandosi il cappello. Guardò negli occhi il suo amico Celsius e gli sorrise benevolo.
-Hai ragione, lasciamola sognare... così soffre di più...

   4 commenti     di: Emiliano Rizzo


Grazie disgrazie

Tommaso non sapeva se fosse un buon segno o l'inizio di una catastrofe, ma attraverso la fessura dei suoi occhi riusciva a vedere una moltitudine di persone in lacrime che lo toccavano, facendosi il segno della croce subito dopo. Non che lui avesse qualcosa da ridire sulla croce, ma gli pareva strano che prima lo toccassero. L'ultima cosa che la sua memoria aveva tatuato sulla propria spalla era un'intensa luce, esplosa proprio mentre stava mandando un messaggio di auguri, col telefonino, non si ricordava più a chi. Certamente a uno di questi che lo stavano toccando prima di segnarsi. Stette immobile ancora un poco, nel timore di potersi alzare da quella comoda prospettiva ma, alla fine, si decise ad aprire un occhio. Uno di quelli che lo aveva appena toccato fece un passo indietro e glielo richiuse, come si fosse sentito responsabile di quello strano riflesso della palpebra che si era ritirata. Tommaso non fiatò, e gli parve quasi giusto dover tornare al buio appena lasciato. Dopo qualche altro segno della croce si decise e aprì l'altro occhio, che focalizzò zia Teresa, quella zoppa che non moriva mai. Lei lo fissò senza allarmarsi e glielo richiuse con dolcezza. A quel punto Tommaso provò ad alzare il capo, ma i muscoli non rispondevano ai comandi pigri che gli aveva inviato. Riprovò ordinandoglielo, ma non accadde niente. Allora aprì tutti e due gli occhi, urlando con lo sguardo al coperchio che stava rimettendolo nel buio pesto del quale non riusciva a liberarsi. Sentì ancora il rumore del trapano che avvitava il suo destino all'oscurità e uno struscìo sopra la faccia, che doveva essere la voce di una composizione di rose arrivate a sostituire il cielo che non avrebbe più rivisto. Tutto sommato lì dentro si stava comodi, e la sola cosa che gli spiaceva stava nel messaggio di auguri che aveva mandato a qualcuno di quegli stronzi lì fuori. Il discorso del prete gli parve persino bello, non fosse stato per quel "Accettalo con te, o Signore, come noi l

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   2 commenti     di: massimo vaj



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