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Racconti surreale

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il divorzio

Un uomo che aveva stabilito di essere stato deluso dalla vita un giorno si recò da essa deciso a farsi valere, di protestare insomma contro quella che egli considerava una vera e propria truffa.
:-Non mi hai mai dato niente di tutto ciò che volevo-esordì aggredendola:-e nemmeno niente di quello che non volevo, se è per questo-aggiunse sarcastico:-è stato tutto uno sbaglio...
un enorme, stupidissimo sbaglio e ora io non ci sto più.
Voglio che le nostre strade si separino... non desidero più andare avanti;del resto non l' ho mai chiesto-
:-perchè? ... secondo te io avrei chiesto di accompagnarmi a te?è stato il caso, soltanto il caso- replicò filosoficamente la vita.
Era una bella donna dal fascino complesso che sorrideva solo a tratti, persa in una sorta di soffusa, dolorosa malinconia che pur aveva in sè qualcosa di estremamente magnetico, irresistibile che era impossibile non notare.
:-Sarà pur vero che io non ti ho mai dato nulla, Giancarlo- ammise conciliante:-ma c'è anche da dire che tu a corteggiarmi non hai mai neppure pensato-.
:-Questo non è vero!-si oppose vivamente Giancarlo:-io avrei voluto farlo... te lo giuro, ho anche pensato di scriverti una lettera d' amore ma... ero confuso!! non sapevo se ne valesse veramente la pena!-confessò turbato.
:-In tal caso-rispose la vita accigliandosi lievemente:-non hai che lamentarti di te stesso, perchè vedi, io sono una donna un po' difficile:riesco a darmi solo a chi mi apprezza-

   4 commenti     di: carmela arpino


l'uomo dala testa in aria

L’uomo dalla testa in aria passeggiava tranquillo aspettando il treno delle tre e un quarto.
Che fosse un uomo con la testa in aria era facile capirlo perché già a guardarlo e vedergli la testa staccata dalle spalle qualche sospetto veniva.
Se poi si aveva la ventura di accompagnarlo a pranzo ci si accorgeva che il cibo, indugiando sotto il mento, si gettava pietosamente nel cavo della trachea, che uno poteva fare in tempo persino a prenderlo al volo e far restare il signore della testa in aria digiuno fintanto che gli piaceva. Ma era uno scherzo che, fatto una volta, non ci si azzardava a ripetere più, perché faceva una certa impressione vedere quel povero bolo soffrire le pene dell’inferno così estraneo alla sua propria condizione naturale.
Certo, s’è da dire, che un uomo dalla testa in aria non è cosa che si vede tutti i giorni; ma d’altro canto lui non usciva mai dal quartiere e gli altri abitanti gli si erano abituati, così come ci si abitua a della indicazioni stradali sbagliate o a dei lampioni stile Settecento in una via di caserme blu e marrò a scacchi.
Anche perché, tocca dirlo, l’uomo dalla testa in aria si portava correttamente, frequentando amici e bar, acquistando derrate, calzature manici da scopa e detersivi come ogni altro con la testa sulle spalle.
Solo che questa volta il postino aveva gridato “posta! ” e gli aveva consegnato un telegramma, postaprivata, che lo chiamava a comparire in tribunale, in veste testimoniale come si dice, per scagionare una dama dalle gambe belle che con l’auto aveva fatto quattro parti d’uomo d’uno intero; che era una pena vederla con gli occhi asciutti senza una lacrima, così calda e bella dinanzi a quell’orrida macchia di carne e sangue senz’armonia.
Ed al signore dalla testa in aria era bastato un momento per rendersi conto che tra morte e vita e che tra bellezza e vecchiezza non c’era lotta ed un altro qualunque al posto suo non avrebbe dubitato se farsi incantare o farsi i

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   3 commenti     di: sergio scaffidi


Anche i piccioni hanno le loro sfighe. (storie surreali di provincia)

Buffa la natura.
Si trovano somiglianze
dove meno te lo aspetti.


La postura non era esattamente quella dei suoi consimili. La testa leggermente incassata in piccole spalle, rigide come grucce dimenticate dentro l'abito. E poi quella leggera protuberanza sulla schiena, che non gli avrebbe certo consentito di fare l'indossatore. Per non parlare delle orecchie. Fosse vissuto solo qualche decennio dopo, avrebbero fatto morire d'invidia il Signor Spock.

Era la fine degli anni'50, in quella piccola città fra nebbie dense come il mosto, e nugoli di zanzare a prova di contraerea. Così lontana dal caos delle metropoli, ma a un tiro di schioppo dal mare. Dove, sarà per il fluire metafisico del tempo, sarà per una particolare disposizione della gente a notare cose che altrove sarebbero passate inosservate, anche il più piccolo dettaglio assumeva un rilievo particolare. La nuova cravatta del sindaco. Le calze smagliate della moglie del farmacista. Il viso sbattuto della cassiera del cinema in piazza, che si vociferava arrotondasse con le comitive, subito dopo l'ultimo spettacolo.

Ma torniamo al nostro protagonista. Dicevamo dunque, quei piccoli difetti che in una persona sarebbero stati un tocco di originalità, tratti caratterizzanti che, se ben gestiti, avrebbero anche potuto arricchire la personalità -si pensi alla camminata emorroidale di John Wayne o all'anca sbilenca di Gary Cooper- in un piccione costituivano un vero e proprio handicap. A ben vedere più funzionale che estetico.
Considerato che volare gli riusciva piuttosto faticoso, preferiva di gran lunga deambulare nella zona del centro. Sfiga aveva voluto che, da libero volatile, una natura matrigna lo costringesse per gran parte della sua giornata alla più terrena condizione di animale da cortile.
Molto pio, fin da piccolo passava gran parte del tempo nei pressi del sagrato della Chiesa. Anche se prediligeva la zona dell'oratorio. Le giornate trascorrevano così, fra le lezio

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Insolite apparenze - Parte seconda e ultima

"Ci crederesti mai dove sei?"
"No."
Gregorio sorrise.
"Questo è il posto dove i pensieri più reconditi della mente, si alleano, si mescolano."
Ben scosse il capo.
"Non ci credo."
"Allora dove pensi di essere?"
"Sto sognando. Non c'è altra spiegazione."
"Stai sognando?"
"Sì."
Allora Gregorio gli si avvicinò.
"Questo è il luogo dove chi coltiva rancore, rabbia e odio, rimane fino a data da stabilire."
"Fino a data da stabilire?"
"Proprio così."
"Tu perché sei qua?"
Gregorio camminò in tondo. Si trovavano nella foresta buia. Solo la luce della luna adesso illuminava il terreno.
"Più di vent'anni fa mio padre è stato ucciso. Quando sono nato era già morto. Mia madre però mi ha sempre parlato di lui, tanto che mi sembra di averlo sempre conosciuto", fece una pausa. "Crescendo mi sono fatto dire da lei il perché mio padre fosse morto. Quando era ragazzo, la vita era difficile... così per guadagnare qualche soldo in più, lavorava per un tizio, un mafioso."
"E che cosa faceva per questo mafioso?"
"Portava le bustarelle a qualche agente di polizia. Quel lavoretto non gli portava via più di venti minuti al giorno. Era... una cosa da nulla. Solo che un giorno l'hanno preso i membri della gang rivale."
Gregorio continuava a fissare il vuoto avanti a sé, e i suoi occhi divennero opachi. Ma il pianto rimase nascosto, celato dal buio della notte, e dalla volontà del ragazzo.
"E poi?"
Allora Gregorio si voltò.
"E poi basta. Non devi sapere altro."
"Come sarebbe a dire? Mi rapisci, mi porti nel tuo rancore, e non finisci di spiegarmi?"
"Non ti serve sapere altro."
"No, non ci sto."
"Non ha importanza. Ormai sei qua, e a meno che tu non conosca il modo di andartene, rimarrai qui fino a data da definirsi."
"E sarebbe?"
"Quando lo deciderò io. Prima mi aiuterai, e prima potrai andartene."
"In cosa dovrei aiutarti?"
"Sono qui a causa del rancore che provo nei confronti di quegli

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   9 commenti     di: Roberta P.


Grecale

Notizia presa dal quotidiano locale di Derry



Impiegato modello Ucciso dalla sua stessa follia!


Nel pomeriggio della giornata odierna è stato trovato ed ucciso Joshua Francis, 35 anni, impiegato presso un' azienda che gestisce gli appalti. “Non si è fermato al nostro altolà” afferma l'agente Willis, Capo del dipartimento della polizia di Derry. “Gli abbiamo intimato di fermarsi, ma lui non ci ha dato ascolto”. L'uomo, che dalla descrizione di diversi testimoni sarebbe “comparso dal nulla” camminava in modo strano, con la testa reclinata di lato. “Sanguinava dagli occhi e dalle orecchie” afferma Aileen F., una testimone che ha osservato la scena dalla finestra che dava sulla strada. “Sono un'infermiera, e posso assicurarvi che da come era piegata la testa doveva essere morto, in una qualche maniera si deve essere spezzato il collo” conclude. Il medico forense da ragione a questa teoria “ L'uomo si è procurato la frattura del collo cadendo da una distanza di non più di quindici, venti centimetri, la cosa che non mi spiego però è come abbia fatto ad alzarsi in piedi e camminare”. “Era un impiegato modello, puntuale e diligente, non capisco come sia potuto succedere tutto ciò” racconta Matthew Leerbaum, suo sovraintendente, “quando non lo abbiamo visto arrivare, pensavamo ad una svista, può succedere a tutti di arrivare in ritardo, no? ”.
“Abbiamo dovuto sparargli, chissà che sarebbe successo se non avessimo aperto il fuoco. ” dichiara l'agente Rodriguez, il poliziotto che gli ha sparato. “Non ho avuto altra scelta” conclude in lacrime. I funerali si terranno giovedì mattina nella chiesa di San Antonio.
Joshua lascia una moglie e due figli.



Il telefono comincia a squillare appena sono rincasato, rispondo e rimango in ascolto. Un altro caso di “morto che cammina” come ho preso a chiamarli è stato avvistato e da quel che mi dice il mio informatore, questo ha una gamba rotta. L'ultima informazio

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   2 commenti     di: David Gruber


Santi e peccatori

Piccola premessa, anche se le premesse mi stanno sulle palle.
Questo scritto e' solo frutto del mio pensiero e tengo a precisare che non seguo nessuna religione e ne faccio parte di nessuna setta religiosa, e' solo un viaggio armonico e spesso ludico che faccio con la mia mente nel campo delle religioni, non mi reputo un ateo, perche' il termine gia' precluderebbe una esistenza della stessa, quindi sono al di sopra di ogni credenza in uno spazio privo di pregiudizi che mi permette di promuovere il termine "religione" in una ricerca assolutamentissimamente mirata ad una espressione, che gli uomini nella storia della loro esistenza non ne hanno potuto fare a meno.
Quindi espressione, dialogo, credenza, devozione, ma anche magia, culto, interpretazione.
Gia' mi sono introdotto, con questa serie di termini in un vasto mondo da esplorare; gia' proprio come un exploratore mi addentro in una fitta vegetazione apparentemente vergine, e con gli strumenti del pensiero e delle idee cerco di farmi strada, non sapendo cosa incontrero'.
È proprio dall'associazione tra natura e espressione che voglio iniziare a spaziare con la mia mente, dato che molte credenze sono origine da fenomeni naturali, pioggia, fuoco, acqua, vento etc etc...
A volte penso agli uomini delle caverne, che non sapevano una sega di metereologia e quindi non riuscivano a spiegarsi fenomeni come i quali, terremoti, tsunami, incendi dovuti da fulmini, ma anche fenomeni naturali come il fiorire di un albero, la presenza di sorgenti termali, i vulcani, il mare, il cielo, la notte e il giorno, l'eclisse.
Santo cielo! Tanto per rimanere in tema, io stesso fossi stato testimone di tutto questo mi sarei prodigato a darmi delle risposte.
Al primo terremoto avrei creduto ad una entita' infima e cattiva, ostile all'uomo.
Al primo tsunami avrei creduto ad una entita' ancora più grande, devastante e crudele.
Al primo fulmine che genero' il fuoco avrei creduto ad uno spirito del male.
Alla vista del pri

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   0 commenti     di: Isaia Kwick


La fotografa

Ero in piedi. Gli occhi chiusi. Il vento mi sferzava il volto. Il rombo delle onde riempiva l'aria. Aprii gli occhi e vidi il mare quasi in tempesta rompersi sul frangiflutti. Muri d'acqua si sollevavano e sparivano subito dopo. Mare e cielo erano dello stesso colore grigio piombo.
Doveva essere l'alba. Una luce soffusa ed i lampioni del lungomare rendevano l'atmosfera come sospesa nel tempo. Alle mie spalle una schiera di case basse, con i tetti spioventi coperti da tegole anch'esse grigie. La strada era deserta. Credevo di essere completamente solo.
Distante, alla mia sinistra, qualcosa si mosse. Una figura aveva attraversato la strada e si era appoggiata al parapetto di pietra che divideva il lungomare dalla spiaggia. Anche la sabbia sembrava grigia. Sembrava l'unica creatura viva, o perlomeno sveglia, in quel luogo. Così, perché curioso e perché intirizzito dal vento gelido, iniziai ad avvicinarmi lentamente.
Rimuginavo su cosa dire a quella persona sconosciuta, quando questa fece due passi indietro e, sempre rivolta al mare, sollevò qualcosa all'altezza del volto. Un oggetto nero. Quando fui un po' più vicino capii. Una macchina fotografica. A pochi metri mi resi conto che la persona che stavo osservando era una ragazza. Sembrava non avermi notato. Seguii con lo sguardo l'obiettivo della macchina. Puntava un molo dove si infrangevano le onde. L'acqua si alzava e lo ricopriva per metà della sua lunghezza, per poi ritirarsi.
Osservai quello spettacolo per almeno un minuto. Poi mi accorsi che al centro dell'obiettivo c'ero io. L'apparecchio le nascose il volto per qualche secondo. Quando lo abbassò sorrideva. Un sorriso di quelli che ti lasciano senza parole. Risposi con un sorriso anch'io, ma immaginai dovesse apparirle forzato e stupido. Nonostante questo non se lo lasciò scappare. Sollevò subito la macchina e fece scattare l'otturatore.
Aveva un viso piccolo e tondo e quel sorriso lo riempiva. Grandi occhi verdi, con uno strano luccichio dentro. I

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   1 commenti     di: Dario Lo Cascio



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