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Racconti sulla tristezza

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Sola.. oggi no!!!

…ci risiamo! A sei mesi dalla visita di controllo sono di nuovo qui e sto aspettando che mi chiamino per la mammografia e poi per la visita. Sono qui in sala d’attesa…in quante donne rivedo il volto di mia madre, si possono scorgere le loro preoccupazioni, le paure sono sul loro viso, come com’erano su quello di mamma, ed ora sono anche sul mio. Già, perché quando ti dicono “c’è il rischio di familiarità” ti decidi a fare i controlli, ma non è facile, non è facile stare qui ad aspettare che ti dicano “sei ammalata”.. oppure no.. Il mio futuro è nelle mani e nelle parole del medico e dell’infermiera che eseguirà la mammografia. Come capisco, ora ancora di più, lo stato d’animo della mamma ad ogni controllo, ad ogni attesa d’esito degli esami…di routine li chiamano loro, della prova di una condanna li definirei io..
La cosa che mi pesa di più è essere qui da sola, una cosa è stipulare il contratto di acquisto della macchina, una cosa è prendere l’aereo da sola…per andare in ferie da sola…e fare i primi giorni di ferie senza parlare con qualcuno…un’altra cosa è essere qui in questa sala d’attesa dove tutte sono accompagnate, chi dalla figlia, chi dal marito, chi se un po’ più giovane dalla mamma…io non ce l’ho più…e non ho un figlio…e non ho un marito…e le amiche sono in ferie…e poi che voglia di passare mezza giornata in ospedale…. Non mi capita spesso di sentirmi sola, ma in questo periodo un po’ sì, sono stata troppo tempo con me stessa e ho avuto troppo tempo per pensare…e poi ci ho messo in mezzo anche questa visita, che mi toglie serenità da quando la prenoto…
“finalmente” mi chiamano.. si fa per dire, questa mammografia fa un male assurdo, dura pochissimo per fortuna, ma è dolorosa. Quante volte l’ha fatta mia madre e forse per lei questo è stato il male minore.. Molto carina l’infermiera, quello che ci vuole un eccesso di cortesia per una cosa che mi mette tanta, tanta paura,

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   6 commenti     di: Paola Bonc


L'angelo della morte

La città di Genova, nel secolo scorso, in un giorno qualsiasi, pulsava di vita. Lunghe colonne di viandanti
si susseguivano nelle vie, in un lento viavai di scuri mantelli. Sul ciottolato riecheggiava il rumore dei
passi mischiato a stralci di discorsi, alle grida dei mercanti o a quelle dei marinai giù al molo, all'abbaiare
dei cani, al nitrire dei cavalli, ai colpi secchi delle mannaie dei macellai, alle risa nelle locande, ai lamenti
dei mendicanti, agli strepiti dei bordelli.
Le strade serpeggianti e il dedalo di vicoli si districavano tra la massa di edifici ammucchiati uno sopra
l'altro senza una logica, costruzioni di pietra, legno e terra che a malapena si potevano definire tali, lì nel
porto.
L'odore di marciume e di sudicio era aspro, pungeva le narici con crudeltà, ma era un'abitudine cui ben
presto tutti avevano dovuto farci il callo e a cui nessuno, ormai, faceva più caso. La gente continuava a
camminare, ignorando tutto quello che la circondava come se non esistesse neppure.
In mezzo a tutte quelle persone, camminava una ragazza. Passi lenti e incerti la guidavano tra cavalieri
robusti e puzzolenti di sudore, anziani esili come giunchi, nobili e mendicanti. Nessuno di questi si
soffermava a guardarla, nessuno pareva accorgersi della sua presenza, come se non esistesse, come
se non fosse lì. Nessuno la notava, nonostante fosse splendida, con i suoi occhi verdi e brillanti come
smeraldi, i lineamenti aggraziati del suo volto e i capelli biondo cenere che le ricadevano sulle spalle
come una cascata d'oro e argento.
Lei era triste. La città le infondeva una grande malinconia, quel luogo era solamente l'inconsistente
ombra di quello che era un tempo. Quella città era vuota, così come vuote erano le persone che
l'abitavano. La ragazza avvertiva che nessun ideale smuoveva la gente che le camminava a fianco, che
nessuna memoria del passato era ricordata con sufficiente forza da impedire il decadimento che stava
soffocando le loro

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   0 commenti     di: Breus


Il volo per la fine

Ho scalato tutto il giorno per arrivare in cima.
Non so perchè fra tutte le montagne ho scelto questa, forse perchè è abbastanza alta per porre fine a tutto. Fine alla mia vita.
Oggi non sbaglierò tornando indietro, questa è la volta buona.
Oggi sono consapevole di quello che sto facendo, e mi sento bene come non mai.
Eccomi in cima alla montagna, stanco, distrutto ma contento.
Giusto il tempo di una sigaretta, l'ultima, e poi... si aprono le danze.

Ho sempre amato le montagne, non chiedetemi il perchè.
Solo che qui vedo il mondo in un altro verso, da qui il mondo è un libro aperto.
La città è padrona di noi e della natura stessa. Padrona.
Il traffico, le luci, la musica, la gente, il frastuono da emicrania.

Odio tutto questo.
" Ascolta queste parole.
La pace si ottiene con la morte."

La pubblicità è padrona della mente, che ti porta a pensare ciò che pensano gli altri che ti porta ad avere dubbi che ti portano all'inganno di tutto questo.
La televisione è padrona del nostro tempo. Quattro stronzi in bianco e nero che ci mostrano la loro vita rinchiusi in una scatola contenente il mondo.
La fede è padrona della vita. L'uomo ha creato Dio per darsi una risposta e non dare di matto.
La guerra, la fame, la religione, la scienza, la tecnologia, le razze. Il progresso di questa merda

Odio tutto questo.
" Pensa a chi eri quando sei nato e all'uomo che sei diventato.
Cerca di respirare, cerca di uscire da questo fumo tossico."


Gente di basso livello, criminali, sono schiavi di questa città.
Sui loro volti vedi la disgrazia, la sfortuna, l'ignoranza perpetua.
Il governo, la politica. Solo soldi, soldi e soldi, e delle promesse neanche l'ombra.
Il cinema è arte, l'arte è fantasia, la fantasia è l'immaginazione, l'immaginazione è bla bla bla.

Odio tutto questo, anche i bla bla bla.
" Guarda il mondo come va e chiediti se sei veramente felice.
Quel soffio freddo d'inverno ci ha portati via con sè."


Ades

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Riflessioni 01

È un giorno terribile, di quelli in cui il sole ti devasta il volto da quanto è bello e tu non ne sai apprezzare la luce. Sei un angolino di buio nel cosmo. Eppure nel buio si celano i fiori più belli, fianco a fianco ai peggiori mostri.

Questa era una mattina così, in cui ti svegli e vuoi solo uscire nella luce, confonderti nel brusio di un'aula universitaria. C'è un posto per me, da qualche parte.
È quasi confortante questo chiasso. Vorrei rimanere qui nascosta per una eternità.
Chissà se mai mi rivedrò.

Ma dentro di me c'è questo silenzio assordante. Ho fatto il tuffo e toccato il fondo viscido del mare. Ma io ho paura dell'acqua buia che si staglia sotto di me. Sono al largo e la riva è già lontana e non posso fare altro che nuotare, nuotare, nuotare...

   0 commenti     di: Vinter_


Senza esserti accanto (storia di una donna malata)

Caro mio, luce dei miei occhi... sono qua che scrivo sotto la pioggia, ferma alla fermata del bus; Avrei voluto chiederti tante cose.. ma io sono troppo debole e stanca per farlo.
La malattia mi sta consumando piano piano e ormai sono allo strenuo delle mie forze...
Spero che questa pioggia, ti ricordi me.. la tua donna per 2 mesi e poi mi hai scaricato come fossi immondizia, solo per il mio handicap che non mi permetteva di parlare; queste parole, anche se non le posso dire, vengono dal cuore e riporto tutto sulla carta affinchè quello che pensavo su di te ti potesse arrivare nella tua buca delle lettere.
Nonostante fossi malata, tu hai abusato di me.. mi hai lacerato l'anima come fossi una mela... e se anche ti chiedevo di smettere tu continuavi imperterrito a picchiarmi.
Ho passato almeno un mese in ospedale... e ogni volta dovevo dire ai medici che ero caduta dagli scaloni... e tu non sei neanche passato a trovarmi.
Ho capito da poco quello che tu sei... un mostro arrogante che si diverte a distruggere le speranze di ogni persona...
Alla faccia tua, adesso sono fidanzata con un uomo che mi apprezza per quello che sono e che accetta la mia malattia..
Ma... se vivo ancora con il ricordo di te che mi butti sul letto, Alzi le tue mani verso di me e subito dopo che sono buttata a terra con solo una coperta addosso e con un agonia strappata, allora preferisco morire...
Infatti... Guarda sta passando un'autobus proprio in questo momento...
(A questo punto si interrompe la lettera)



Il mio boia

Boia…mi attendi su un patibolo costruito su incertezze…pulisci la tua scure e quasi scorgo dolore nel tuo sguardo…dolore per me.
Quante volte posso morire?
Quando ero piccola la mia mamma mi ha detto che si muore una volta soltanto…eppure 2 volte mi hai già uccisa e prima di te altri hanno fatto lo stesso…
Forse la morte dell’anima non segue lo stesso tassativo criterio…
Uccidimi mio boia…mille volte calpesta i resti di un cuore in frantumi, con ogni tua parola, con ogni tuo sorriso, con ogni tuo respiro…
Quello che io scambio per un dolce sguardo di pietà, è la tua sensazione di appagamento mentre il mio sangue ti tiene al caldo…
Il panno bianco passa sulla lama fredda…fa un dolce fruscio mentre mi inginocchio e appoggio il viso sul mio ultimo cuscino…tremo, ma non perché avverto la paura, non ancora…mi sembra di udire il battito del tuo cuore …che dolce morte sarebbe se questo ceppo fosse il tuo petto.
…il riflesso del sole sulla lama mi acceca e per qualche secondo mi dimentico anche della mia triste sorte…
ma so cosa mi aspetta, me lo sentivo ancora prima di essere accompagnata dai primi raggi di un pallido mattino fino alla tua scure.
Sentivo i tuoi passi nel rinascere dei miei pensieri, coricata nel mio letto tra le mie coperte, coccolata da un buio troppo breve, sentivo la tua voce e il tuo rifiuto…
Ti guardo negli occhi e so che sarai tu il mio assassino, amore mio.
Uccidi ogni mia speranza con un solo colpo, non concedermi la tortura di un tuo nuovo bacio.
Ma il tuo compito non è certo facilitarmi il trapasso…di nuovo le tue labbra…di nuovo il tuo respiro…di nuovo il calore, prima del gelo della morte.
Ma la tua scure non mi uccide, tu non punti alla base dei miei sentimenti, non sradichi le radici della mia inutile permanenza su questo pianeta a cui non appartengo.
Dolore.
Mi invade come il morso di un serpente, dilaga il veleno in tutto il corpo, parte da un luogo sconosciuto di me e mi mozza il

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   9 commenti     di: Alessia Lotto


Seduta a un bar

“Ciao” Qualcuno mi saluta. Chi è? Non so, non ho voglia di saperlo. Continuo a fissare quella tovaglia rossa, con piccoli filamenti di color oro, intrecciati tra loro a formare strani e bizzarri fiori, la mia mano torna al bicchiere, il terzo, e alzando la testa di colpo ingoio il liquido, la gola sembra infiammarsi, il calore mi sale lungo il petto, pochi istanti…poi più nulla. Lo sguardo torna a guardare in basso. Gli occhi stanchi e pesanti fissano la tovaglia di quel bar da ormai un’ora, che ci faccio qui? È la domanda che mi faccio ormai da 60 minuti. La risposta? La risposta è in un altro bicchiere di alcool, quell’alcool che almeno un po’ mi tira su, ma in fondo anche io so che non è vero. La testa si alza faticosamente e gli occhi vanno a scrutare l’orologio al polso, sono le undici, i miei genitori mi staranno aspettando. Chissene frega. Saranno in pensiero. Non è vero. Altro bicchiere. La testa comincia a girare, come al solito, la gente mi guarda. Che avete da fissarmi? Mai vista un’adolescente seduta a un bar? Patetica. Ecco cosa sono, la malinconia in persona. Chi dice che quando sei giovane ti senti forte? È una bugia, perché io sono giovane, e in questo momento ho voglia di uccidermi, di finirla con questa vita penosa e senza alcun senso. Quando sei adulto hai un lavoro. Noi? Noi cosa facciamo? La scuola è uno schifo, ci obbligano a sederci su degli stupidi banchi e ad ascoltare cose che la maggior parte delle volte non ci interessano, di cui non vogliamo sapere niente. Altro bicchiere. Quando sei adulto hai una famiglia, una moglie o un marito su cui contare, dei figli da amare. Noi? Noi abbiamo un ragazzo ogni tanto, che se ci va bene ci tradisce quando non guardiamo, perché la volta che lo vedi ti senti morire, morire dentro, poi pensi che forse non era quello giusto, e la storia ricomincia con qualcun altro. Il timore di essere lasciato, abbandonato al primo sbaglio, il dubbio di amarlo o meno, l’incertezza che lui ami

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   2 commenti     di: Anna Bona



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