Era una serata di maggio, sono andata da lui a raccontargli cosa mi è successo. Pensavo che sta godendò quello che dico. Non era cosi! Non dimenticherò mai che leer che ho sentito l'odio... non dimenticherò mai. Non pensavo che era cosi... Non sapevo nulla di lui, non sapevo nulla di lui...
Dolce il ricordo del nostro primo incontro:
tu una palla di pelo arrotolata e con la coda ti sei soperto gli occhietti furbi.
Timido.
Mi hai fatto tanta tenerezza.
ti portai a casa, ti trovai subito una sistemazione:
col passare del tempo sei diventato il principe!
Tu semplicemente un furetto, il mio bimbo...
sei stao trattato su un piatto d'oro.
Le prime notti in bianco...
Le nostre prime passeggiate per il centro...
Le giornate al parco...
Le serate nelle piazze...
Il vederti dormire su un'amacana...
Il bagnetto, profumavi di latte di mandorla...
Il vederti gustare un pezzetino di mela...
I tuoi leccherini...
Il tuo farti coccolare...
Ricordo ancora quando ti sei "ubriacato",
leccando una goccia da una bottiglia di birra...
Hai dormito per quasi un giorno intero.
Quando giocavamo a nascondino...
Quando volevi entrare a tutti i costi nella mia cameretta:
solo a te consentita fin dal primo minuto!
Tu, così anarchico, ma di una dolcezza impressionante!
Venni tra le mie braccia il 14 aprile 2002
Avevi appena 6 mesi di vita
Ero già innamorata di te!
Fu proprio un colpo di fulmine!
All'inizio dì, un po' difficile la convivenza:
era tutto nuovo per me e sicuramente anche per te!
Ma ce l'abbiamo fatta!
Il 29 novembre era/è la data del tuo compleanno:
si festeggiava con torta e regalini!
Non ti consideravo come un animale eri il mio bimbo!
D'estate quando io partivo per il mare, quanto avrei voluto portarti con me, ma ogni volta era già una incognita per me,
non potevo permettere che ti succedesse qualcosa!
Mia Sorella o mia Mamma, Zia e Nonna (ovviamente)
si prendevano cura di te!
La gioia al rientro nel rivederti e scambiarci coccole e bacetti!
Il legame di un amore si interruppe:
mi lasciai con il mio fidanzato colui che ti portò a me come
simbolo del nostro amore datato 25 aprile 2001!
Il mondo crollò...
La cosa peggiore è che lui mi ricattò con un baratto:
ti lasciava a me in cambio di un giaccone di pel
E così ogni sera esco da quel portoncino attento ad attraversare perchè già una volta ci hanno provato a farmi fuori, riprovateci sarete più fortunati. Il mio sguardo incrocia quello di una commessa che ormai pur non conoscendomi mi conosce bene, uno sguardo che ogni volta mi fa pensare che stia guardando un fantasma o qualcosa di simile sembra cotta hey sveglia sono solo un uomo. Saluto i ragazzi del bar i miei pusher preferiti mi state ammazzando con il vostro caffè. Ed eccomi qui la mia fermata è li la vedo potrei fare una linea retta invece devo circumnavigare una piazza per arrivarci per un motivo che tra un po' vi spiegherò quanti maledetti bus ho perso per sta storia. Finalmente il mio viaggio è finito e come Colombo bacio la terra e mi ritrovo in piedi, al freddo, stanco con lo stomaco che brontola pretende anche lui e i miei occhi che a stento restano aperti sono fissi su uno spettacolo che quella piazza mi offre e come un bimbo che guarda palloncini perdersi mi incanto...
Bande di ragazzi su motorini che fanno la gara a chi lo impenna di più e stanno li ore ed ore padroni della piazza senza un cappello, una sciarpa e a volte senza neanche un giubbino ma vestiti del loro sorriso stupido da imbecilli e io invece sono solo con la mia solitudine al gelo, con sciarpa cappello e giubbino con il freddo che mi ha gelato anche la barba e l'ultima cosa a cui penserei è a sorridere. Vorrei solo essere trascinato dal vento come una foglia morta via da qua. Poi il déjà vu continua ed ecco spuntare dal nulla gruppetti di ragazze dove la volgarità è il loro pregio migliore sfilano con vestiti sgargianti con le te*te al vento e con pantaloni stretti giusto per attirare l'attenzione. A volte hanno in mano un telefonino e mettono a tutto volume una canzone dell'ultimo cantante neomelodico, la storia è sempre la stessa lui che piange per padre in prigione, lui che piange per lei che lo ha lasciato, lui che è felice perchè ha trovato la donna perfetta a q
Ricordo quando ero piccola, quando giravo per strada a manina con la mia mamma, e le persone si fermavano per dirmi che ero carina, che ero una bella bimba, poi mi giravo e li vedevo allontanarsi fino a scomparire.
Gli occhi di quella bambina che vedevano tutto a colori, non vedeva l'immensa cattiveria delle persone.
Ho provato a cercare quella bambina dentro di me, quella bambina che pensava al paradiso come se fosse tra le nuvole e ci fossero mille angioletti, le colombe e tutte le cose belle.
Quella bambina se ne andata, e scomparsa lasciando il posto a un'adolescente che non sa cosa vuole nella vita, che vive i sogni di altri, che non e brava in niente, che non si reputa bella, ne attraente, che non riesce a conquistare un ragazzo, in nessuna maniera.
Al suo esterno e presente solo una maschera, una maschera con il sorriso; All'interno una persona fragile, che piange ininterrottamente notte e giorno, piange perchè non sa se a veri amici, piange perchè non trova il ragazzo, piange perchè a preso un brutto voto, piange sempre.
Magari prima o poi questa persona smettera di piangere, e trovera la via giusta da seguire.
Sola, riconduco le lacrime sulle guance. Triste, il mio viso prende forme diverse all'evolversi dei miei pensieri. Cosa dovrei fare per salvarmi da questa malinconia violenta? Mi trascina sempre più a fondo in questo baratro. Non so cosa fare, se non scrivere. Dimentica delle mie gioie più vere, resto abbandonata tra i ricordi fino a poco tempo fa puro presente. La solitudine di un mondo che continua a girare, mentre io ferma respiro senza porre sguardo su null'altro che me. Allo specchio infrango muri di vergogna e nuda piango, bianca e senza sole che mi colori. Uno schermi che mi osserva neutrale, rivoglio persone che mi guardino straniti dalla ragazza sorridente. Bagnato dalla pioggia, l'asfalto non è solo. Irrigato da mani buone, la terra non è sola. Il cielo ha le sue nuvole, l'acqua le sue creature, la luna le sue stelle. Ma io non ho diritti. Sola, riconduco le mie lacrime sulle guance fredde.
Harold correva ogni giorno. Correva contro la solitudine, che lo stava divorando.
Ogni pomeriggio saliva sulla sua bici da corsa, convinto di poter sconfiggere quel mostro. Convinto che sarebbe tornato a casa da uomo nuovo, una persona migliore.
Quello che però Harold non capiva è che la solitudine era la sua migliore amica.
Harold ancora in bici. Il vento in faccia, ad aumentare la sofferenza. Da diversi km non si vedeva l'ombra di una casa, era la prima volta che si era inoltrato in quella strada. O forse ci era sempre stato, apparteneva a essa.
Altri km con sole rovente e vento contrario sul viso. Finalmente scorge qualche casa e Harold pensa che magari, con un po' di fortuna, troverà anche una fontana per rinfrescarsi. Un senso di sollievo lo attraversa.
Entra in un paese, e il cartello che lo accoglie attira la sua attenzione. Benvenuti a "Isolation" vi era scritto.
"Bene", pensa Harold.
"Penso proprio che mi fermerò qui".
Non é vero, non ascoltare i giudizi della gente, maligna perché, conoscendomi, é stata vinta da una forza più letale dell'invidia, più coraggiosa del vano perseverare: il cinismo. Guardami con i tuoi occhi, giudicami... io aspetto, ferma qui al mio posto; condannami, stimami. Ho detto più volte che la vita é più il tempo della rassegnazione che del riscatto dal destino e che la morte sia la presa di coscienza di una inevitabile necessità, non di un fine, ma di un accidente che si presenta a noi come un tiranno anarchico: ci libera dalle catene della vita, pur affidandoci le sue, ma, in seguito, ci fa dono di una magia così fragile, che io esito sempre qualche secondo prima di scriverla, quanto sfuggevole: la consapevolezza. È questo il motivo in più per continuare a vivere: aspettare la ragione, con la sua bellezza, le sue miserie e i suoi troppi silenzi. La morte é la spiegazione di tutto. Il nulla, il vuoto queste sono le sostanze e le forme con cui noi continuamente abbiamo a che fare. Sarebbe bello trasformarli in pieni. Molte volte mi hai chiesto perché mai io mi sia posta contro tutto e tutti, diventando orfana, esiliata, lebbrosa, negra, gialla e tutti i colori del buio. Vivo clandestinamente nel disperato tentativo di sabotare i doveri. Io voglio! Io sono! Io. Non tu, non loro, ma straordinariamente e irrimediabilmente io. Ed é vero, per emergere, ho avuto una vita difficile, che ha reso fragile e tormentata la mia natura... non sai quante lacrime ho consumato nell'ombra dell'altrui cattiveria, dietro l'implacabile muro della maschera, nell'abbondanza di idee sempre più strane, pazze, surreali, quanta amarezza, delusione, ma sappi che mai ho provato quella malinconica nostalgia, traducibile solo in rimpianto, perché nella nostalgia c'é il voler riavere ciò che si é avuto, é il sentimento della vita che reclama ancora più vita in presenza della non vita, la non vita che é nel passare, nel finire stesso della vita. È rimpianto, é egois
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