Stasera mi pianto davanti al PC e scrivo, come ai vecchi tempi.
Scrivo perché sono amareggiata, perché cerco una risposta e non la trovo; mi affanno e non la trovo, la risposta che desidero. Voglio solo riempire fogli e fogli, realizzare grovigli e grovigli di parole, mucchi di pensieri senza senso: prima o poi troverò la ragione. Prima o poi mi passerà: i tasti saranno distrutti, ma io avrò capito ciò che ho dentro, cos'è che mi fa male, cos'è che mi spegne e che mi fa impazzire.
Stasera voglio ritrovare un mio amico, quel mio amico: il mio foglio. Il foglio che è solo un foglio, uno stupidissimo foglio, il mio stupidissimo carissimo foglio.
Meglio di una pizza, di un gelato, di una chiacchiera, meglio di chiunque: piango e mi lascia stare, rido e mi lascia stare, urlo e mi lascia stare. Il mio stupidissimo carissimo foglio. Il mio primo amico, il mio più grande amico, quello di ogni ora, di ogni dove, di sempre, di quando ho voglia, di quando non ne ho abbastanza.
Il mio carissimo foglio, peccato che è solo carta e quando rido mi lascia stare; piango e mi lascia stare; urlo e mi lascia stare.
Mi lascia stare e io mi lascio andare, piantata davanti al PC come ai vecchi tempi, quelli di sempre.
Non mi rassegno e continuo a cercare una risposta dentro, anziché fuori, in qualcosa, in qualcuno che mentre vivo non mi lascia fare. Non mi lascia andare.