sinceramente Massimo non lo condivido...è una visione triste... almeno che non sia un pianto di gioia... al limite Ti concedo una equidistanza... l'essenza della vita è pura gioia... e Tu lo sai... se no lo scoprirai nella Tua quarta fase... dai 60 agli 80... ahahahahah...
In linea di principio l'equidistanza è legge tra ogni coppia di opposti, distanza dal centro che è la fonte di entrambe le polarità, ma la vita concessa dal dover esistere è dura per tutti perché ha la perfezione nel proprio mirino, e questo significa che è molto più facile soffrire che gioire. Per questo la verità dello stato umana, ma non solo nostro, è più vicina al pianto.
Quello della "a" non accentata del termine Verità era solo un esempio, e non è stato fatto per sottolineare l'errore che è sto diverso e, comunque, in sé non aveva importanza dove fosse stato commesso. Queste scaramucce in fondo hanno scarsa importanza, e sarebbe strano non ci fossero tra persone che sono così lontane tra loro, su tutti i piani dei quali è fatto il condominio abitato da chi ha commesso l'errore di scrivere per autodenunciare i propri limiti intellettuali. Irridere le persone non mi piace, oddio... non è che proprio non mi piaccia, ma la parte migliore di me si ribella ogni volta che la parte peggiore è tentata di schiacciare persone le quali non se lo meritano affatto, come non se lo merita Don Pompeo. Okkey, qualche piccolo e avventato comportamento l'ha pure avuto, perché non mi si venga a dire che è stato intelligente, per uno che si chiama Pompeo, prendere per il culo un altro che si chiama Vaj... Certe prudenze dovrebbero essere mantenute nei limiti imposti dal prevederne le possibili conseguenze. Gli va di lusso che io non gioco con i nomi, lo trovo poco creativo persino per dei bambini della scuola elementare. Ringrazio Don Pompeo per l'attenzione avuta nei confronti di una mia frase, e lo invito a fare altri commenti senza avere remore, né astio nei miei confronti, ché sono già troppi quelli che sarebbero contenti di vedermi sdraiato sotto a uno schiacciasassi.
In risposta al linguacciuto che la sa lunga, e non si accorge della svista tra e ed è, dovrebbe moderare i termini e le offese. Ad ogni modo io qui finisco.
Anonimo il 01/06/2014 21:25
Scusa Massimo, come gatto nero, volevo restituire questa frase "la a e ben accentata" all'insegnante d'Italiano, mister don Pompe. Dubito che saprà trovare l'errore, ma bisogna sempre dar fiducia al pross... ehm al pompe, specie quando si chiama Don come il suono di una campana.
Non dire stupidaggini Pompeo, con chi credi di dialogare? Ho letto alcuni tuoi scritti, e se tu avessi la licenza media ci sarebbe da licenziare in tronco chi te l'ha data, anche se te l'avesse data per non vederti più.
Sei anche cieco a quanto vedo, la a e ben accentata e tu sei un gran... ed io rimango del mio parere su tutti i fronti e l'ignorante rimani tu. Sono un insegnate di italiano per tua norma e regola.
Hai troppe chiacchiere, e il vento le porta via lontane, mentre nulla rimane, se non un vuoto intorno a te, che non può mai discernere la verità dal falso. Con questo io finisco!
"Che chi tu ami non ti amasse più" significa che la persona che tu ami non ti amasse più, ed è una forma corretta, anche se non magnifica come è la tua incapacità di saper riconoscere di aver sbagliato, caro signor Dom Pompeo Mongiello... la correttezza linguistica ha un'importanza di gran lunga inferiore all'onestà intellettuale la quale ha meno valore della consapevolezza che è preferibile riconoscere una verità, che sottolineare il fatto che le manca l'accento sulla a.
La vita è vera, anche se è una verità meno vera di quella assoluta. Ogni realtà è vera ed è una verità relativa al suo proprio dominio di appartenenza. Una bugia, nel regno delle bugie, è una "vera" bugia. Una fantasia è vera a propria volta dal momento che essa è, e vere sono pure le allucinazioni, così come lo sono i sogni. La verità è fonte sia di gioia che di sofferenza, e credere che la sofferenza non possa riguardare le persone oneste indica il rifiuto di ricordare la malattia, il lutto, e il pianto interiore che sgorga da chi assiste, impotente, al dolore altrui.