Quando una storia d'amore inizia si è come tramortiti non si vedono i difetti, non si vedono gli atteggiamenti sbagliati dell'altro
e accetti ogni cosa anche la più umiliante per far piacere alla persona amata, anche magari non vedere e sentire nessuno perchè questo
gli provoca insicurezza e dispiacere. E ti privi di ogni cosa, ti sacrifichi completamente per l'altro per renderlo felice.
Ma ad un certo punto capisci che stai perdendo te stesso, che non sei più tu, che non vuoi essere una persona sottomessa all'altro
che non vuoi sacrificarti perchè l'altro stia bene perchè ciò ti provoca sofferenza. Allora ti ribelli a questo rapporto soffocante, magari
diventi anche aggressiva, insopportabile, perchè vivi una dicotomia interiore da un lato vorresti soddisfare ogni suo desiderio e dall'altro
violenti te stessa. Allora iniziano le torture psicologiche, l'altro si erge e detentore della verità, iniziano a esserci parole come "rispetto" ,
tu mi devi rispettare che vuol dire non puoi uscire con nessuno neanche a prenderti un caffè, tu devi rinunciare a tutto per me quindi magari abbandonare
i tuoi progetti perchè l'altro vuole un figlio e una famiglia. E quando tutto ciò avviene e spesso si accompagna a una violenza fisica, perchè ormai non vige più
la regola che si ha una donna davanti puoi fare solo una scelta anche se dolorosa mollare e scappare da quella situazione. Dopo un'esperienza del genere credo che
la domanda abbia un'unica risposta si non solo si può fare a meno dell'amore, ma si deve fare a meno dell'amore se l'amore si palesa così, come un'amore patologico, in cui
la comunicazione con le parole di Watzalawick diviene impossibilità di non comunicare. Da ciò si impara che bisogna avere nella vita un sano egoismo, e una sana determinazione
bisogna realizzare i propri sogni, raggiungere i propri obiettivi se ciò ci fa stare bene con noi stessi, solo dopo aver appagato la nostra sete di sapere forse ci può essere
spazio per aprirsi a nuove esperienze. L'amore è sofferenza sempre, è compromesso sempre, è sacrificio sempre, è vulnerabilità.