Guardando una fiamma spegnersi in una terra abbandonata da un dio che non esiste, ci si chiede quale sia il senso di un affanno sovraumano, sempre presente, come il male. Quando la vista si annebbia di dolore, la rabbia pervade il corpo stanco di tutto, contrae i muscoli involontariamente. Chi comanda?
Ingiustificabili autodistruzioni, ecco. Pensare di niente quando ci si isola, forti del proprio miserabile egoismo, piangendo perchè gli altri, nondimeno noi stessi, proverebbero pena per noi in quel momento. Poi chiudersi, sigillarsi in una morte affettiva, domandandosi perchè ci si senta soli, veramente soli.
Rendersi conto di essere sicuri del solo fatto che urlare sarebbe inutile. Totalmente. Poi tornare a guardare quella fiamma che ormai s'è spenta; rimangano pure gli ultimi fumi del fuoco smorzato a girare nell'aria purchè l'anima speri ancora che il cavaliere della notte torni a riaccenderla.
La speranza dell'anima non è che una potenziale realtà.
Realtà..
Potenziale..
Paura..
Brio...
Irrimediabile sconforto...
Inetta... Pigra...
Bassezza... È penoso...
Lo slancio...
Dispero...
...
Ormai c'è solo cenere.