giusto Karl, è proprio ciò che intendevo, la felicità è dannatamente sfuggente... forse però la si riesce a sfiorare più di una volta sola (anche se in effetti poche di più
Anonimo il 30/06/2010 12:28
nella vita si è felici una volta sola e quando te ne rendi conto... ti accorgi di aver già varcato il cancello dell'infelicità... sempre grande nelle tue riflessioni
in parte Massimo ha ragione, è difficile essere pienamente felici sapendo che qualcuno è meno felice di te, spesso, è difficile condividere la felicità per l'egoismo e l'avarizia, ma spesso si è infelici perché non si sa cosa sia veramente la felicità, come puoi avere una cosa se non sai bene come fatta? io ho imparato una cosa, spesso le persone umili sono felici perché sanno godere di piccole cose e spesso i ricchi sono infelici perché hanno paura di perdere grandi cose, il paradosso è proprio questo:chi ha denti non ha pane, chi ha pane non ha i denti.
Chi ha paura della felicità? Tutti!! Solo che tanti si sentono stupidi ad ammetterlo...
Anonimo il 01/03/2010 21:37
Io considero la ricerca della felicità una propensione squisitamente umana che allontana dall'armonia interiore. Solamente quest'ultima può dare stabilità durevole alla pace individuale. Non la felicità, ma la conoscenza consapevole conduce alla realizzazione delle possibilità contenute nell'essere. La felicità sarà sempre, per propria natura, una conseguenza. Ciao Tim
una bella riflessione Massimo, hai senz'altro ragione. Secondo me però di base c'è anche un altro tipo di peso che si porta dietro chi assaggia un attimo di felicità: la difficoltà di goderne a pieno. Si tende invece ad avere una certa paura di essere felici, si pensa sempre al passato vivendo meno il presente, si può diventare paranoici temendo di perdere la felicità raggiunta, e così finisce per sfuggirci... Ma in fondo forse la felicità funziona proprio così, la si raggiunge solo attraverso un'infinita ricerca, premiata da un istante brevissimo per poi ricominciare...
Anonimo il 01/03/2010 15:19
La felicità deve sopportare un solo peso, che è quello dato dal dover considerare l'infelicità altrui.