L'attuale globalizzazione, malgrado ogni buona intenzione, promuove l'annullamento delle politiche locali, frutto anche dell'interazione dell'uomo con le specificità della sua terra, delle sue tradizioni, della sua religione.
Le politiche locali sono, troppo spesso, di natura mafiosa. Anche la globalizzazione d'altronde lo è, ma i mafiosi che sono occupati in grande sono più lontani dalla nostra persona fisica
Prima che delle politiche locali, a me parrebbe che la globalizzazione rada al suolo le culture nazionali, cancellando caratteristiche linguistiche e tradizioni... il resto del disastro, segue a cascata... Ma chi l'ha detto che dobbiamo parlare tutti solo inglese?... tanto per fare un esempio.. e che lo schifo dei Mc. Donald's deve rimpiazzare le nostre ottime cucine mediterranee, e la Cocacola gasificata la bella e conviviale cultura del vino?... solo per fare degli esempi... Ciao Pasqua!
Ti ringrazio del tuo commento molto interessante.
Non esiste una visione globale, come non esiste una cultura globale o una religione universale.
Dopo seimila anni di storia dai faraoni ai giorni nostri dovremmo iniziare a capire che un ordine mondiale unico non è praticabile. Il rischio è che spesso accettiamo in modo acritico le regole dettate dai grandi poteri finanziari. Le economie emergenti (io le chiamerei emergenti schiavitù fanno del male a tutti e al mondo. Sono le diversità che ci uniscono. Nell'attuale cultura occidentale dove il denaro è divenuto un despota assoluto, ogni cosa fatta anche con le migliori intenzioni viene inquinata. Mi è rimasta la fiducia nelle piccole iniziative e nella loro energia contagiosa.
Un saluto a tutti
quando Colombo scoprì l'America noi abbiamo esportato il vaiolo, l'influenza, la varicella e il morbillo. Dalle americhe abbiamo importato la sifilide. Capisci che la globalizzazione è un fenomeno che parte da lontano. Adesso lo spacciano come il problema solo perchè l'economie emergenti (che chiamavamo terzo mondo) ci stanno spaccando il culo. Io penso che siamo semplicemente in un passaggio epocale nel quale ci dobbiamo attrezzare con una nuova forma mentis. ror dixit