Scende la sera, un gioco che mi piace
il chiarore mi dà noia, così spengo la luce.
Ritrovo la tua risata da furbetto
quando sparisci e ti rintani dentro il letto
da lì pensi alle cose del tuo giorno
e ai pasticci con la testa dentro il forno,
a canzoncine di quando vai a scuola
bambini e grandi con te fanno la spola
di un grande girotondo innaturale
dove codici precisi non danno segno uguale.
Io ci scivolo felice sul sapone
che tu hai formato dal tuo cielo di cartone
che nasce, si sviluppa e non va via
miracolo mai sazio della tua fantasia.
Non capire, contento di ignorare la ragione,
perdendomi stranito nella tua bella stagione.