Ciao! Come stai? Mi chiede,
So che hai avuto guai
qualcuno me l'ha detto tempo fa
E tu? Domando e non rispondo,
non ci siamo più sentiti.
Non sai? Mi guarda stupito,
mia moglie è morta all'improvviso
ed io, nocchiero un infarto indeciso,
da lei mi stavo incamminando,
poi il fato ha preso un'altra strada
eccomi qui... ora.
Parole che aprono un abisso
lì sul cui fondo giacciono vivi
quei giorni andati, mai dimenticati
i lunghi viaggi senza meta, in autostop
noi studenti, contro il sistema, con gli operai
i sogni folli, rosari d'illusioni sgranati alle riunioni.
Bastava allora avere le tasche vuote,
la testa piena, l'India incensata nei ricordi,
la musica underground, la luce del nuovo mondo
sbirciata, all'alba, tra i lapilli dei falò.
Certo erano forti le amicizie allora
vere e perfette, gli amori amati fino in fondo,
non com'è adesso che mi guardo attorno
fiaccato come sono dai troppi se e dai ma
stillati veleni di quel che il tempo insegna
e dal sapermi dentro un ritmo di stagioni,
di questa vita frantumata, in mondi sovrapposti.
La primavera svanita in un volo di farfalla,
l'estate promessa eterna già tramontata, ora l'autunno
e, appena al suo confine, l'inverno freddo
sfumato, nell'orizzonte privo di ritorno
eppure, quel che ero allora
sembra non essersi acquietato
leggo lo stesso anche nel tuo sguardo
ma le parole, le nostre parole, si perdono altrove
sai mi dispiace per quello che è accaduto,
ora teniamoci in contatto...
Con gli occhi seguo per un po'
l'allontanarsi dei tuoi passi
mentre ti perdi, per la tua strada.