Porto penne e pane
nel mio zaino
vuoto di penne
e lapis e carta
e in silenzio scrivo
e sento persone
parlare tra loro.
E scrivere senza
un foglio, vuole dire
registrare vivamente
cosa mi circonda
e diventa parola
anche questo rumore
dierto il bancone.
Ero alle giubbe rosse
tempo fa, nome strano
per un locale si diceva di neri,
ma ora mai siamo al rosa porno
e la testa è andata.
Certo quanta forza
in questo meraviglioso locale
ci sono passati Montale
e tanti altri, lo vedi
dai vecchi articoli di giornale.
E poi c'e' sempre una nuova mostra,
questo è un locale di storia
finirà anche lui comprato da americani
o camorristi? Spero proprio di no
non lo vedrò, o si, chissà.
È ancora luogo di ritrovo
per parlare e dire
ascoltare l'artista nel suo quadro
sorseggiando qualcosa, per cortesia,
da soli mai, anche soli in compagnia.
Di bella e strani ceffi, come me
e poi volti, riviste, giornali,
questo vino era buono, sapeva della sua terra.
E poi senza rock e musica
come i luoghi culto-disco.
Che con il sottofondo così alto,
in quei locali, accidenti,
per ascoltarlo chi parla
ti deve vociare,
spesso la birra la vai a orinare
(scusate rima da ex bevitore).
E se qualcuno ti ama
come ti amo io, e ti vuol parlare
se c'e' luna piena,
deve ululare. Ululì o ululà?
L'importante no signora Frauuu.
Hihihihihihihihihihihihhiihihihihi!