C'è una certa tirannia
nel destino che vince.
Sufficientemente furbo il cervello
cerca specchi e ci accoglie
nella sua casa grande
ma non enorme.
Come zerbino c'è il filtro
per l'olio degli antichi frantoi
e dentro un rumore
pazzesco assordante
Ricorda il mare
un po'
e la balena di Giona.
Eppure nonostante tutto
quel trambusto
vorrebbe il cervello
una certa intimità con noi.
Così di fronte al desiderio
si torna ad essere antichi
e ci si adopera per costruire
un passato sintetico
poi che è rara
veramente rara
la vita profonda
Ma
volendo essere sintetici
si potrebbe perdere la passione.
Questo il cervello lo sa
e si arrabbia tantissimo.
E
nel destino che vince
troviamo noi la nostra
distanza.