Era sommo, elegante, padrone
della lingua italiana,
Poetone il Grande.
Famoso nell'Italia del 1440,
ora si scopre, che aveva copiato
ogni dove.
Frustava gli scrivani, chiedeve loro consigli
sul significato delle parole,
e chi non aveva studiato finiva in prigione.
E come Poetone il grande, ce ne sono stati altri
falsi fantasisti, senza cuore, bravi negli arzigogoli
nei latinorum nelle de vulgarate eloquentia,
ma de che?
Ma potevan risparmar un po' di carta? E sofferenze.
Lecchini dei poteri forti stipendiati da sempre?
Senti che caldo che è. Come ci hanno ridotti!