Godo,
di questo mio essere sospesa
fra la solitudine
e la necessità dell’amore.
Nella calma apparente
delle mie parole.
Mentre il mio cuore si dilegua
e si abbandona
ancora una volta,
allo sconcerto del dolore,
per poi risalire
nella marea dei relitti
che il mare della mia vita
ha riportato a galla.
E,
come una naufraga,
cado esausta
su questa zattera
costruita con queste mani
a discapito della serenità
della rassegnazione.
Mentre un’altra me
osserva tutto questo
dalla riva,
incapace
di portarmi in salvo.