Evaporo mentre penso continuamente,
particelle di anima che mi abbandonano,
con profumo di lavanda si allontanano,
necrosi di uno spirito un tempo felice.
Come ti chiami? come ti chiami ragazzo?
Mentre mi guardo dentro non so' rispondere.
ma quella voce non da' pace e vuol risposte
rimbomba sulle tempie divenute tenere.
Non sento più l'odor di agrumi,
la fresca gioia del miglior risveglio
Consapevole ma sempre sbagliato,
l'irrazionale senso di colpa,
non ferma l'infida sofferenza.
Sono macchiato e non si lava,
questo segno profondo e cronico,
fulcro di un corpo profanato da se stesso.
Ma quelle tempie tenere rievocano l'inizio,
quando ancora nulla potevo sapere,
quando il bianco colore dominava la scena
ed avere le ali non era un ossessione.
Parlo, ma vorrei sillabare,
cammino, ma vorrei barcollare,
piango, ma non per la fame,
scrivo e vorrei tanto dipingere.